La Crimea fra minacce e azioni diplomatiche

venerdì 14 marzo 2014


Continua il tintinnar di sciabole ai confini fra Russia e Ucraina. Per ora si tratta di una guerra fatta di minacce, diplomazia e informazione.

Minacce: il parlamento ucraino (la Rada – nella foto) ha votato per l’istituzione di una Guardia Nazionale, costituita da 60mila volontari, destinata alla protezione delle istituzioni e alla lotta contro le milizie filo-russe che occupano la Crimea. Di minaccia si tratta, per mostrare determinazione. Perché il valore di questa forza, per ora, è più simbolico che pratico. Un esercito non nasce dall’oggi al domani, nemmeno se si tratta di una formazione relativamente piccola come questa. Serve, piuttosto, come segnale allo stesso esercito ucraino, la cui fedeltà a Kiev è dubbia. L’esercito non è intervenuto per sedare i tumulti di febbraio, perché è costituito da soldati e quadri giovani che avrebbero facilmente fraternizzato con i rivoltosi del Maidan. Tuttavia, gli ufficiali di più alto grado sono tutti di formazione sovietica, hanno fatto carriera assieme ai loro attuali nemici russi e difficilmente li combatterebbero. Una Guardia Nazionale, dunque, servirebbe più a proteggere le istituzioni ucraine dal loro stesso esercito che non a combattere una guerra reale contro i russi.

Da parte russa, invece, le minacce sono molto più serie. Da quando è stata votata dal parlamento russo (Duma e Senato) la risoluzione che approva l’uso della forza per “proteggere i russi” in territorio ucraino, l’ex Armata Rossa ha occupato tutti i punti chiave della Crimea e continua ad assediare quelle poche basi militari ucraine che ancora non hanno ceduto le armi. Un’azione di forza vera e propria è possibile letteralmente in ogni istante, magari anche quando questo giornale va in stampa. L’artiglieria anti- aerea russa è già entrata in azione sull’istmo di Perekop, luogo dell’ultima storica battaglia della guerra civile russa, questa volta per allontanare un aereo da ricognizione ucraino. Le minacce più grosse, comunque, volano fra Mosca e le capitali occidentali. Il Cremlino ha fatto sapere che negherà le ispezioni internazionali ai propri arsenali nucleari, un uso ormai consolidato dopo la fine della Guerra Fredda. Tecnicamente parlando, la Russia può d’ora in avanti riprendere la corsa agli armamenti, negando anche quel poco di trasparenza che finora era permessa. Dall’altra parte, sia gli Usa che l’Unione Europea minacciano sanzioni da lunedì, nel caso la Russia, domenica, dovesse decidere per l’annessione della Crimea. Secondo Angela Merkel le conseguenze per l’economia russa sarebbero “pesanti”. Non ne dubitiamo. Il problema è che le conseguenze di contromisure economiche hanno un impatto di medio e lungo periodo. Vladimir Putin, finora, ha dimostrato di ragionare nel brevissimo periodo, muovendo disinvoltamente le truppe di qua e di là dei confini russi e facendo accettare agli europei il fatto compiuto di un’occupazione.

Diplomazia: attualmente la situazione si può riassumere come “Russia contro il resto del mondo”. A parte i volontari serbi accorsi ad aiutare le milizie filo-russe in Crimea e l’appoggio sostanziale della Cina all’Onu, oltre al solito sostegno (più simbolico che reale) di Venezuela e qualche altro regime anti-occidentale, la Russia sta infilandosi direttamente nell’isolamento internazionale. Gli altri 7 membri del G8 hanno fatto sapere all’ottavo (la Russia) che non tollererebbero una sua annessione unilaterale dell’Ucraina. L’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha bloccato il processo di adesione della Russia, mentre ha aperto un capitolo sull’Ucraina, che non è un suo Paese membro. L’Unione Europea, oltre a minacciare sanzioni contro la Russia, ha deciso di firmare con l’attuale governo di Kiev (tuttora non riconosciuto da Mosca) l’Accordo di Associazione, la cui mancata firma, lo scorso novembre, fu la causa delle prime contestazioni in Ucraina, l’origine dell’attuale crisi. Gli Stati Uniti, per bocca dello stesso presidente Barack Obama, hanno promesso appoggio al governo di Kiev. La Russia risponde con un embargo sui prosciutti europei. Un po’ poco per piegare il blocco occidentale.

Informazione: come in tutte le guerre contemporanee, i primi colpi sono sparati da hacker informatici e grandi network televisivi. Russia Tv, il canale internazionale sponsorizzato dal Cremlino continua la sua offensiva mediatica per convincere gli europei che i veri aggressori sono gli ucraini, che la Crimea è russa e che il nuovo governo di Kiev è costituito da nazisti. Benché lo stesso premier ucraino, Arseny Yatsenyuk sia di origine ebraica, molti, in occidente, fanno già l’equazione Kiev=nazismo. Tuttavia, in quest’ultima settimana, Russia Tv ha registrato ben due diserzioni (due anchorwomen statunitensi non hanno retto la montagna di disinformazione che dovevano spacciare per vera e hanno rassegnato le dimissioni in diretta Tv) e i suoi servizi iniziano ad essere smascherati da siti e blog dedicati al “debunking” della propaganda russa. Dall’altra parte, stranamente, i grandi network statunitensi sono compatti nel considerare i russi come gli unici veri aggressori. Ma la guerra più cruda è comunque quella invisibile degli hacker. I russi sembrano nettamente in vantaggio su questo fronte e stanno riuscendo a penetrare le reti informatiche ucraine con un nuovo virus, denominato “Snake”, serpente. O meglio: l’identità dell’aggressore è formalmente ignota, ma gli esperti britannici che stanno esaminando il web per conto dell’Ucraina sono convinti che il sospetto sia solo uno e si trovi a Mosca.

È con questo spirito e in questa condizione che Ucraina e Russia affronteranno il fine settimana più duro della loro storia recente. Perché, se Mosca mantiene le promesse, domenica la Crimea voterà per la sua secessione dall’Ucraina (e la sua annessione, di fatto, alla Federazione Russa), in un referendum monitorato dalle sole forze russe. Se Mosca dovesse farlo, G7, Usa e Ue dovrebbero far scattare tutte le sanzioni annunciate in questi giorni. E l’escalation entrerebbe in una nuova fase.


di Stefano Magni