Ucraina nel caos, tre scenari futuri

mercoledì 26 febbraio 2014


Ucraina, capire le prossime mosse degli attori in gioco può essere di vitale importanza, fare la differenza fra la pace e la guerra. Mai come in questo momento, dunque, le cancellerie europee devono mantenere i nervi saldi.

Il sogno di una soluzione concordata (governo di coalizione, elezioni anticipate, riforma costituzionale, transizione pacifica da Yanukovych a un altro presidente) è decisamente saltato, sepolto dalla piazza. Gli eventi di sabato, con la fuga del presidente e l’occupazione dei suoi palazzi da parte degli insorti, la liberazione anticipata di Yulia Tymoshenko e il voto della Rada (parlamento) per l’impeachment dell’ex capo di Stato hanno trasformato radicalmente lo scenario e tolto spazio ad ogni mediazione.

Su Yanukovych è stato spiccato un mandato di cattura, ufficialmente è un ricercato. I vincitori vogliono processare il vinto e tradurlo di fronte alla Corte Penale Internazionale, dove dovrebbe essere condannato per crimini contro l’umanità (più di 100 manifestanti uccisi dalla polizia). Le opposizioni, ora al potere, non accettano più compromessi. Ma a questo punto, anche la ex maggioranza, ora all’opposizione, si ritrova con le spalle al muro e potrebbe reagire con la forza. Non è un caso che il presidente ad interim, Olexander Turchynov, ieri abbia messo in guardia dalle tendenze separatiste, in crescita in Crimea e nelle regioni orientali, russofone e tradizionalmente vicine a Mosca. In una situazione in cui l’avversario viene identificato come un nemico sistemico e ideologico, non solo regionale o politico, è più facile che si ricorra alle armi. E di nemico sistemico si parla. L’Est e la Crimea hanno riscoperto l’Unione Sovietica. Per Yanukovych, che ha tenuto un discorso televisivo da una località segreta, i nemici di oggi sono gli stessi del 1941, sono come i nazisti invasori. Per il Partito Comunista, che lo sostiene, e gran parte del Partito delle Regioni, la rivolta di Kiev è un golpe orchestrato dall’Occidente per riportare al potere il nazismo. Poco importa che nel 1941 l’Occidente fosse alleato con l’Urss contro i nazisti: nella storiografia distorta di Stalin e dei suoi successori, nazismo, Occidente e Nato sono sempre stati la stessa cosa, una linea continua di successione di nemici da combattere e sconfiggere. Tenendo ben presente questa mentalità ideologica, è pensabile che gli ucraini dell’Est si armino per combattere una seconda Grande Guerra Patriottica per “liberarsi” dai “nuovi nazisti”.

Nell’Ucraina occidentale, la lotta è altrettanto esistenziale. In primo luogo, gli ucraini occidentali e gli oppositori democratici in generale hanno sempre percepito Yanukovych come un tiranno messo al potere dalla Russia … e i fatti hanno dato loro ragione. La dura repressione poliziesca, l’occupazione della magione di ultra-lusso di Yanukovych e la reazione iraconda del Cremlino, dimostrano che il suo potere fosse realmente quello di un satrapo arricchitosi alle spalle dei cittadini e protetto da Mosca. Ora lo considerano come un pericoloso ricercato da catturare e processare. Per alcuni scalmanati, anche da uccidere sul posto e senza processo. Come l’Est teme la riedizione del nazismo, l’Ovest teme quella del comunismo. Yanukovych è ormai visto come un discendente in linea retta del potere di Stalin, della sua brutale politica di collettivizzazione, della sua carestia indotta, l’Holodomor, che provocò la morte di più di 5 milioni di ucraini fra il 1932 e il 1933. La destra ucraina non ha problemi a mostrare simpatie naziste e icone hitleriane: tutto va bene, purché si eviti di ripetere l’apocalisse staliniana.

In una situazione di caricamento ideologico di questo genere, gli esiti possibili sono tre.

a) Vittoria occidentale: le opposizioni, attualmente al potere, riescono a convincere i connazionali orientali che l’ex presidente era un male per tutti, che si deve voltare pagina rispetto a Yanukovych e che l’Ucraina deve essere unita e democratica. A questo punto la Russia sarebbe disarmata, perché non si metterebbe contro 46 milioni di ucraini.

b) Vittoria orientale: vuoi grazie alle pressioni russe, vuoi grazie alla debolezza europea (che non è in grado di aiutare in modo consistente l’Ucraina) e all’assenza degli Usa, la Russia riesce a convincere l’attuale governo democratico che è nel suo interesse scendere a patti. Mosca, insomma, otterrebbe da Turchynov quel che aveva già da Yanukovych.

c) Il terzo e peggiore scenario è quello di una spaccatura dell’Ucraina, difficilmente consensuale (come in Cecoslovacchia), più probabilmente guerreggiata (come in Jugoslavia), proprio perché entrambe le parti identificano l’altra come un nemico esistenziale. La Russia, pur dichiarando al presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso di non aver alcuna intenzione di intervenire, di fatto sta già lavorando per il compimento dello scenario b) e alla mala parata del c). Perché la Flotta del Mar Nero è già presente in Crimea e in caso di guerra l’esercito russo, sotto banco, passerebbe armi agli ucraini orientali, esattamente come ha sempre fatto con tutti i separatisti pro-russi in Transnistria, Ossezia, Abkhazia, Nagorno Kharabak.

L’Unione Europea deve iniziare a lavorare per lo scenario a). E lo deve fare da sola, perché negli Usa nessuno pare realmente interessato al futuro dell’Ucraina. Bruxelles ha la forza e la fermezza (e i soldi) per farlo?


di Stefano Magni