Uno sguardo a Detroit L’intervista a Lapresa

venerdì 14 febbraio 2014


Detroit è ultimamente al centro delle cronache che raccontano dei rapporti tra Italia e Stati Uniti. La fusione tra Fiat e Chrysler, il default della città, il paventato rischio di chiusura del Consolato Italiano hanno spesso portato in primo piano la città che un tempo era la più ricca di America, e vive oggi un momento difficile: come d’altronde le zone limitrofe, che hanno vissuto per anni di manifatturiero e che hanno pagato più duramente la crisi che ha colpito anche l’America. Oggi queste zone stanno lavorando, con la tipica tenacia e flessibilità americana, per reinventare parte del proprio modello economico e tornare a crescere. In questa zona, in particolare nel Michigan e ancora più in particolare a Detroit, l’Italia è presente con una nutrita comunità di connazionali, sia italoamericani che italiani spostatisi di recente. E qui c’è anche un Consolato di prima classe, che ricopre un ruolo fondamentale: anche per gli interessi del nostro Paese, non solo degli italoamericani di queste aree. Siamo grati al Console d’Italia a Detroit Maria Luisa Lapresa per il tempo che ci ha cortesemente concesso.

Il Consolato da Lei guidato insiste su un vasto territorio americano. Gli Stati di vostra competenza sono Indiana, Kentucky, Michigan, Ohio, Tennessee. Ci può descrivere queste zone, che non sono fra quelle più conosciute dall’opinione pubblica italiana?

In pochissime battute: il Michigan è lo Stato dei Grandi Laghi per antonomasia, il Tennessee è la patria della country music, il Kentucky del bourbon e dei cavalli da corsa con il celebre Kentucky Derby (di qui il soprannome di “blue grass state”). Famoso per le corse, ma di auto, è anche l’Indiana, mentre l’Ohio è, come tutti ricorderanno, lo Stato che è stato decisivo nel determinare il risultato del voto popolare che ha portato all’elezione del Presidente Obama nelle ultime due elezioni presidenziali.

L’arrivo di nostri connazionali in Michigan subì una forte accelerazione ai tempi in cui Detroit era la più ricca città americana, centro della fortissima crescita del settore automobilistico. Ma l’emigrazione italiana risale a molto prima: l’esploratore Alfonso Tonti fu tra coloro che fondarono la città di Detroit nel 1701. In sintesi, qual è la storia dell’emigrazione italiana nelle zone oggi sotto la giurisdizione del Consolato da Lei guidato?

Credo che uno dei tratti maggiormente distintivi della Comunità italiana in questa Circoscrizione Consolare sia costituito dalla sua grande ricchezza regionale. In Michigan, ad esempio, le comunità regionali più importanti sono quella siciliana, abruzzese e laziale, senza contare i numerosi connazionali di origine piemontese e lombarda recentemente trasferitisi nell'area metropolitana di Detroit per lavorare nelle molte aziende italiane qui presenti. Particolarissima, invece, ad esempio, la situazione dell’Indiana, che non vanta una comunità di connazionali residenti numericamente paragonabile a quella di Michigan e Ohio, in quanto non è stata mai interessata da una forte immigrazione italiana, bensì, piuttosto, da quella tedesca ed irlandese. La maggior parte dell’immigrazione “storica” di origine italiana in questo Stato è tra l’altro concentrata nella zona di Indianapolis e di Clinton ed è di origine siciliana, calabrese, molisana, laziale e abruzzese. In Indiana è presente anche una comunità italiana di “nuova immigrazione” costituita da professionisti provenienti dalle regioni più disparate d'Italia, che vivono in questo Stato a volte solo per alcuni anni.

Quanti sono gli italiani che fanno riferimento al vostro Consolato? Chi sono, e cosa fanno?

Gli iscritti Aire sono più di 15.000, senza contare le tantissime persone di origine italiana non iscritte. Come dicevo, si tratta di persone dalla provenienza geografica e socio-culturale più disparata, alcune delle quali si sono trasferite qui solo negli ultimi anni per lavorare nelle numerose aziende italiane.

Quali sono i servizi che il Consolato offre alla Comunità italiana?

Sono moltissimi i servizi che forniamo ai nostri connazionali. Le pratiche relative ai passaporti e quelle notarili sono certamente quelle più richieste; ma ci occupiamo anche di assistere gli italiani residenti nella nostra circoscrizione per quanto riguarda le pratiche scolastiche dei loro figli, l’importante aspetto delle pensioni e, in generale, l’assistenza per tutte le questioni legali di ogni tipo. Di primaria importanza è poi l’assistenza consolare ai connazionali qui presenti a vari titolo in casi di emergenza quali furto e smarrimento di documenti di identità, aggressione a scopo di rapina ai danni di cittadini italiani non residenti, arresto e sottrazione internazionale di minori. Diamo anche assistenza alle aziende italiane che sono presenti negli Stati sotto la nostra giurisdizione o che sono interessate a commercializzare qui i loro prodotti, ed è cosa molto importante, della quale diverse aziende italiane beneficiano, soprattutto nell’ottica della promozione del Made in Italy. Infine, la promozione della nostra lingua e della nostra cultura sono altri due capisaldi della nostra azione rivolta verso la cittadinanza di origine italiana ma anche dei tanti che apprezzano l’Italia pur non avendo radici nel nostro Paese.

Cosa è cambiato oggi che Fiat e Chrysler sono così profondamente legate? Ogni tanto si parla addirittura di una presunta intenzione di spostare l’headquarter di Fiat a Detroit…

Credo che nell’epoca della globalizzazione, e per citare il politologo francese Bertrand Badie, il concetto di confine geografico sia da considerarsi ormai totalmente superato…

Recentemente la città di Detroit ha dichiarato fallimento. Per noi italiani il concetto di una città che dichiara fallimento è difficilmente comprensibile. In concreto, cosa è successo e quali conseguenze avete avuto?

Come saprà, la città di Detroit, che ha sperimentato un crollo della popolazione, passata da quasi due milioni di abitanti nel 1950 agli attuali 700mila, è caratterizzata da redditi procapite estremamente bassi (15.261 dollari all’anno circa) che implicano entrate fiscali decisamente ridotte per la città, nonché da una disoccupazione galoppante, con un tasso che si è triplicato dal 2000 ed è arrivato al 18,6%, contro il 7,6% nazionale, ed un tasso di omicidi ai massimi da quasi 40 anni. In contrasto con tutto ciò, prima e dopo la decisione di dichiarare bancarotta, sono emersi incoraggianti segni di ripresa della città, quale il progetto di riqualificazione del centro di Detroit recentemente lanciato da Dan Gilbert, presidente e fondatore di “Quicken Loans” e seguito da altri operatori economici privati. La nota azienda del Michigan leader nel settore dei prestiti immobiliari online sta infatti da qualche tempo portando avanti una vasta operazione di acquisto e ristrutturazione di proprietà immobiliari siti in vari palazzi nel centro di Detroit.

Detroit non è la sola città in difficoltà, tra quelle che riguardano le vostre aree di competenza: il settore del lavoro manuale negli Stati Uniti è in crisi, e le economie degli Stati che sono sotto la vostra giurisdizione sono più o meno tutte basate su questo comparto. Qual è il futuro di queste zone, su cosa stanno puntando per riprendersi?

Stiamo tutti assistendo all’enorme successo di importanti aziende globali come Google e Twitter, anche qui a Detroit: credo che il progresso tecnologico e l’innovazione siano davvero la chiave di tutto.

Com’è andato da voi l’anno della Cultura italiana negli Stati Uniti?

L’Anno della Cultura è andato benissimo e il 2014 promette molto bene. Due eventi di grande profilo sono stati organizzati proprio a Detroit nel 2013: la mostra “Art and Muses: Tommaso Juglaris and the Italian Legacy at the Michigan’s State Capitol” e la bellissima mostra su Caravaggio al “Detroit Institute of Arts”.


di Umberto Mucci