I più perseguitati sono i cristiani

martedì 11 febbraio 2014


Qual è la religione più perseguitata del mondo? Lo ha svelato il Pew Research Center, con un suo nuovo rapporto. I nostri appassionati di spiritualità orientale, pacifisti e vegetariani, penseranno sicuramente al Buddismo, soprattutto vedendo le immagini dei bonzi che si dànno fuoco per protesta nel Tibet occupato dalla Cina. Gli anti-imperialisti penseranno all’Islam, evocando tutte le immagini di guerre nel Medio Oriente, dalla Palestina ai bombardamenti sull’Iraq e l’Afghanistan (e pazienza che il 90% e passa dei morti musulmani siano provocati da altri musulmani, in guerre settarie, la colpa politically correct è un’esclusiva dell’Occidente). Ma né l’Islam, né il Buddismo risultano essere le religioni più perseguitate. Chi è attento alla storia della Shoah e al rigurgito di antisemitismo di questo ultimo quindicennio, penserà all’Ebraismo. È già più vicino alla risposta giusta, ma non è neppure l’Ebraismo, la religione più perseguitata nel Novecento, la maggior vittima di questi primi anni Duemila.

La risposta corretta è la meno indovinabile: il Cristianesimo. Proprio la religione che, secondo i progressisti nostrani, è “persecutrice” e non vittima. Nelle sue varie confessioni (cattolica, ortodossa e protestante) sta subendo persecuzioni nel maggior numero di Paesi al mondo e il maggior numero di vittime, rispetto a qualunque altra confessione. E sarebbe assurdo pensare di distinguere fra vittime cattoliche, ortodosse e protestanti, non solo perché i conflitti fra cristiani sono finiti (con l’eccezione dell’Irlanda del Nord che non fu vera e propria guerra) da quattro secoli. Ma anche perché si è venuto a creare un vero “ecumenismo nel sangue”, come lo definisce Papa Francesco. Che tu sia cristiano battista, evangelico, luterano, calvinista, cattolico romano o greco-cattolico, ortodosso russo o greco o armeno, copto o maronita, non importa ai persecutori: basta portare una croce e conservare una Bibbia in casa per finire nel mirino di legislatori, poliziotti e aggressori.

I cristiani sono, o sono stati, perseguitati in ben 151 Paesi nel periodo 2006-2012, i quattro quinti del mondo. Secondo l’associazione Open Doors, che aiuta i cristiani perseguitati, i luoghi più pericolosi del mondo per chi crede in Cristo sono la Corea del Nord, seguita dalla Somalia, dalla Siria, dall’Iraq, dall’Afghanistan, l’Arabia Saudita, le Maldive, il Pakistan, l’Iran e lo Yemen. Il regime nordcoreano, stalinista, impone con la forza l’ateismo di Stato come nell’Urss ai tempi di Stalin. La Siria, che accoglieva i cristiani profughi dall’Iraq ed era considerato un rifugio sicuro, da che è scoppiata la guerra civile, a causa della proliferazione dei gruppi radicali islamici, è diventata una trappola mortale. Lo stesso discorso vale per l’Iraq, dopo la caduta di Saddam Hussein e del proliferare al suo interno di Al Qaeda e di gruppi radicali sciiti al Sud. La Somalia, dove vari clan integralisti islamici si contendono il potere, è un luogo invivibile per chiunque non sia musulmano, a maggior ragione per la minoranza cristiana. In Afghanistan, nonostante la caduta del regime talebano, la persecuzione è continuata, anche col beneplacito del governo Karzai. Arabia Saudita, Maldive (note solo per le vacanze), Pakistan, Iran e Yemen sono tutti regimi islamici ostili ad ogni minoranza religiosa. In Pakistan, per un’accusa non dimostrabile di “blasfemia”, un cittadino britannico è stato condannato a morte due settimane fa e molti cristiani sono in galera per lo stesso motivo.

C’è da dire che il Cristianesimo non è l’unica religione perseguitata. Secondo lo studio del Pew, il culto che subisce maggiori persecuzioni dopo il Cristianesimo è proprio l’Islam, colpito in ben 135 Paesi. Ma solo in una minoranza dei casi, i suoi persecutori sono cristiani: oltre ad aggressioni subite ad opera di tamil, indù, buddisti birmani, cinesi maoisti e comunisti, il conflitto più sanguinoso in assoluto è quello fra musulmani, sciiti contro sunniti. L’Ebraismo, anche dopo il terribile Novecento, conserva un altro triste primato: la religione più perseguitata in rapporto alla sua esigua popolazione. Gli ebrei sono appena l’1% della popolazione mondiale, eppure subiscono attacchi e discriminazioni in 95 Paesi nel mondo, terzi dopo cristiani e musulmani.

In generale, la notizia più inquietante del rapporto Pew Research Center, è l’aumento costante dell’intolleranza religiosa. Tutti gli indici misurati, che riguardano il livello di conflittualità fra culti differenti, il grado di repressione religiosa dei governi, il terrorismo e la violenza settaria, sono tutti in crescita esponenziale nel periodo osservato, dal 2006 al 2012. È facile intravvedere un’escalation da guerra di religione. Il fatto che non se ne parli mai, o si attribuisca la violenza sempre ad altre cause, il disinteresse dei media sulla gigantesca persecuzione subita dai cristiani (molto peggiore, in proporzione, di quella patita sotto l’Impero Romano) sono altrettanti fattori inquietanti. Il nostro mondo tollerante e secolarizzato non sembra più in grado di comprendere la natura e l’esistenza stessa di una violenza religiosa. Nemmeno l’11 settembre 2001 è riuscito a darci la sveglia.


di Stefano Magni