Emma Bonino,
il velo che svela

venerdì 31 gennaio 2014


Scrivevamo su queste pagine, il 24 dicembre scorso, due giorni dopo la visita in Iran del ministro degli Esteri italiano, signora Emma Bonino, che “spunteranno pure devoti analisti che dipingeranno il regime islamico come tra i più democratici al mondo, ma il foulard della Bonino rimane il documento inequivocabile che spiega tutto”. In quella occasione la signora Bonino parlava con entusiasmo dell’intuizione italiana, la sua, di essersi accorta della grande ed ennesima apertura della dittatura iraniana.

Ma la testa velata della signora – ecco la nostra intuizione – da sola, sembrava sufficiente a spiegare tutto. La conferma arriva dal sito iraniano Jahan News che il 22 gennaio svelava l’episodio del velo in questione. Sul sito si legge, mentre l’aeroplano che trasportava il ministro degli Esteri italiano, signora Bonino, atterrava a Teheran, il direttore delle cerimonie le portava tre foulard affinché lei ne scegliesse uno. (forse è questa l’ospitalità di cui parlava Rouhani qualche giorno fa al “World Economic Forum di Davos”).

La signora Bonino – pare che fosse caduta dalle nuvole – esprimeva il suo rifiuto di indossare il foulard e rimarcava l’intenzione di entrare in Iran a capo scoperto. Le proferivano che doveva comportarsi secondo il protocollo. Lei ribatteva che i politici iraniani non partecipavano ai pranzi dove si serviva il vino, e quindi rivendicava il diritto di non indossare il velo e incamiciarsi in un tale limite.

Le pressanti insistenze non scalfivano la volontà dell’esponente del Governo italiano. Il disperato funzionario telefonava al suo ministro Zarif, chiedendogli di parlare direttamente con il suo omologo italiano. Zarif rifiutava e ordinava di riferire alla signora che senza il velo non sarebbe stata accolta in Iran e che tutti i suoi appuntamenti sarebbero stati annullati. Il ministro Bonino, irritata, parlava con l’Italia e, dopo aver fumato una quantità industriale di sigarette, con riluttanza indossava il velo e scendeva dall’aereo.

Quando la signora Bonino, insieme a Maria Adelaide Aglietta, manifestava di fronte all’ambasciata della neonata Repubblica islamica - era il 1979 - per protestare contro l’imposizione forzata del velo alle donne iraniane, milioni di donne e uomini iraniani manifestavano nelle strade di Teheran sotto i colpi mortali dei picchiatori khomeinisti. La repressione non è mai cessata e la battaglia degli iraniani per i loro diritti calpestati, ovviamente, continua ancora. Il numero impressionante di impiccagioni e di altre forme disumane di pene hanno prima di tutto il compito di incutere paura alla società per tenerla a bada.

L’apertura di cui parlano alcuni personaggi, iraniani o occidentali, se non frutto d’ignoranza o raggiro, sicuramente mira a raccogliere cinici profitti economici in un regime al tracollo e disposto a svendere la ricchezza nazionale. Le parole melense del felpato presidente del regime, vecchia volpe degli apparati di sicurezza, hanno solo il compito di sventare il fallimento inevitabile di un sistema di potere spietato e corrotto. Hassiba Hadj Sahraoui, vice direttrice del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, il 17 gennaio ha dichiarato: “I tentativi delle autorità iraniane di modificare la loro immagine internazionale sono insignificanti se, allo stesso tempo, continuano ad aumentare le esecuzioni.

Dall’inizio del 2014 in Iran sono avvenute 40 esecuzioni, di cui almeno 33 nelle ultime settimane. Il picco nel numero di esecuzioni avvenute questo mese in Iran è allarmante”. L’escalation delle esecuzioni capitali coinvolge anche l’Iraq, dove il governo di al-Maliki è del tutto subalterno al regime iraniano. Nessuno tocchi Caino ha denunciato che “dopo le 26 esecuzioni effettuate domenica scorsa, l’Iraq ha impiccato il 23 gennaio altre 11 persone, portando a 37 il totale delle esecuzioni in meno di una settimana”. Ci vuole coraggio a parlare bene di un regime disumano che ha bisogno di estendere la sua insaziabile influenza.

La Siria, dove gli uomini del regime iraniano sterminano un popolo per conto di Assad, è sotto gli occhi del mondo, e il comportamento del mondo occidentale è sepolto sotto le parole vacue e insensate e sotto i buoni propositi. Quindi la politica estera del governo italiano nei riguardi dell’aggrovigliato regime iraniano, magari fruttuosa economicamente, più che un abbaglio appare affetta da una clamorosa semplificazione. Il tempo galantuomo lo dimostrerà.


di Esmail Mohades