L’Uruguay ha fatto la cosa giusta

venerdì 13 dicembre 2013


Le incalcolabili ricchezze generate dal commercio illegale degli stupefacenti costituiscono il più potente fattore di corruzione nel mondo. Parlano, come se niente fosse, di “narco-imperi” e “narco-democrazie”. Imperi economici basati sui ricavi delle droghe e democrazie non fondate sul popolo ma comprate con i proventi dei narcotici. Se un euro di cocaina ne rende quattromila e uno di oppio addirittura quattordicimila, il conto è facile quanto impressionante. Pare che equivalga al reddito nazionale italiano, circa 1700 (millesettecento) miliardi di euro. Siamo la sesta o settima potenza economica mondiale? Anche l’economia drogata lo è. Le tracce della droga vengono rinvenute nelle acque, in terra, nell’aria. Perfino gli impuberi ne fanno uso. Apparati di polizia e reparti militari, numerosi e costosi, operano dappertutto contro la produzione e lo smercio di stupefacenti. Tuttavia il mercato cresce di anno in anno. Di pari passo aumentano i criminali e i beneficiari collegativi. Questa gigantesca repressione non produce i risultati attesi. Anzi, sembra fatta apposta per fornire un alibi ai politici che la propugnano. Sta di fatto che gli elevatissimi rendimenti del denaro investito nel narcotraffico sono direttamente generati dalle leggi emanate per reprimerlo. Non si è mai vista nella storia una condotta così stupida ed autodistruttiva, considerandone le cause, i mezzi, gli effetti. Dipende dall’inclinazione degli Stati a considerare i vizi alla stregua di reati, cioè di comportamenti antisociali. Però il drogato danneggia solo se stesso. Se oggi egli nuoce anche, indirettamente, alla società, è perché viene costretto dalla legge a servirsi da un malfattore. Chi specula sul tossicodipendente riesce a farlo grazie alla proibizione della legge. Così il venditore moltiplica il prezzo di robaccia che vale migliaia di volte meno. Il narcotrafficante è autorizzato per legge a “tassare” il drogato. Ma un esattore del genere non versa la tassa al fisco. I magistrati attestano che la mafia ha il monopolio della droga. Gliel’ha concesso lo Stato, che forse dovrebbe riservarlo a sé. I benpensanti sono convinti che senza la gigantesca guerra per contrastarla, la droga dilagherebbe. La verità, al contrario, è che dilaga nonostante la guerra in atto. La droga si trova ovunque, alla luce del sole. I sequestri di quantitativi anche notevoli sembrano un pretesto per “giustificare” l’esistenza degli organi repressivi, quando non addirittura il contentino dei narcotrafficanti alle forze di polizia. Ovviamente non è un gioco. La guerra è vera. Muoiono gli uomini di legge e i criminali. Ma è una guerra che non solo non rende quanto costa. Neppure può raggiungere lo scopo. Quasi tutto il male che la droga procura agli individui, alla società, agli organismi pubblici, alla giustizia, alla libertà, deriva dall’errore di volerla vietare a tutti i costi. I più interessati sostenitori del proibizionismo sono i narcotrafficanti.


di Pietro Di Muccio de Quattro