Un grande vuoto colmato da Putin

mercoledì 27 novembre 2013


Vladimir Putin lancia la sua offensiva di pace con l’Europa a partire dall’Italia. E sfonda una porta aperta. Il disorientamento creato dalla politica statunitense di questi anni è facilmente sfruttabile. È quasi una legge fisica: un vuoto politico viene, prima o poi, colmato da altri contenuti. Putin lo sa e sfrutta questo vuoto. C’è un duro scontro in Siria che gli Stati Uniti di Barack Obama hanno dimostrato di non saper gestire. Putin ha fornito la soluzione: riprendere un improbabile negoziato tra ribelli e regime di Bashar al Assad e smantellare l’oggetto dello scandalo, cioè le armi chimiche del regime.

La Siria è stata al centro del dialogo di ieri mattina fra il presidente russo e Papa Francesco. Il Vaticano ha, prima di tutto, interesse alla pace, per salvare la comunità cristiana minacciata di violenze islamiche. Considerando che gli Usa si sono totalmente disinteressati al destino dei cristiani di Siria e si sono allineati alle politiche di Arabia Saudita e Qatar (che a loro volta sostengono quegli islamici che i cristiani li vorrebbero morti), non resta che la Russia per ottenere protezione. Il Vaticano sta anche sostenendo una dura lotta contro l’“offensiva laica” di Barack Obama e Unione Europea. Anche su questo, Putin fornisce una risposta brutale, ma efficace: vieta l’aborto, censura la propaganda “omosessualista” e ottiene il consenso dei cristiani conservatori e tradizionalisti in tutta l’Europa.

Anche i cristiani egiziani, sempre più a rischio per le violenze dei Fratelli Musulmani, guardano alla Russia come ultima ancora di salvezza. Il governo sostenuto dai militari, che ha fermato l’avanzata di un progetto di dittatura islamica, abbandonato da Barack Obama inizia a guardare a Putin per forniture di armi e accordi commerciali. Con l’Unione Europea dovrebbe esserci uno scontro molto duro sull’Ucraina, che aspirava all’accordo di libero scambio con l’Ue, ma è stata esclusa dal “niet” di Mosca e del suo governo alleato a Kiev. Dovrebbe esserci, ma non c’è: l’Europa è la grande assente.

Il fatto che più di 100mila ucraini siano in piazza a Kiev, a perorare la causa dell’amicizia con l’Europa, interessa al massimo alla Polonia. Ma Bruxelles, dopo aver giocato e perso la carta della liberazione della leader dell’opposizione ucraina, Yulia Tymoshenko, non sembra avere altri argomenti. I Paesi europei sono sempre dipendenti dal gas russo (non hanno alcuna strategia energetica alternativa) ed è facile prevedere che, anche in questa crisi, si limiteranno a qualche protesta sull’involuzione politica dell’Ucraina e niente altro.

A Trieste, Putin ha stretto accordi commerciali con l’Italia ed è pronta una nuova stagione di scambi e partnership economica fra Mosca e Bruxelles. Con buona pace degli ucraini. Il grande vuoto di legittimità dell’Unione Europea, creato dalla persistente crisi economica, sta spianando la strada a movimenti politici di destra, esplicitamente pro-Putin.

È filo-russa Marine Le Pen, del Fronte Nazionale, primo partito francese stando agli ultimi sondaggi. È filo-russa la destra neofascista ungherese di Jobbik, terza forza politica del Paese alla vigilia delle prossime elezioni del 2014. È sempre più filo-russa la Grecia, la più disgraziata nazione europea, colpita dalla crisi peggiore e più prolungata. L’assenza di risposte europee accettate dalla popolazione, l’esasperazione e la comune religione cristiana ortodossa, stanno facendo crescere, in Grecia, una nuova destra autoritaria e filo-Putin. Il Cremlino sta tornando a svolgere il suo ruolo della Guerra Fredda: un’alternativa ideologica e politica alle democrazie occidentali. Questa volta piace alla destra, non a una sinistra ormai democratizzata.


di Stefano Magni