Maduro saccheggia il Venezuela

sabato 16 novembre 2013


Rimpiangere Chavez fino a un anno fa pareva impossibile, eppure l’ex presidente del Venezuela, coi suoi metodi istrionici e autoritari, sembra un esempio di saggezza e sobrietà rispetto al suo diretto discendente: Nicolas Maduro. Eletto lo scorso aprile con elezioni molto contestate, il presidente bolivariano si ritrova a governare un Paese in cui (grazie alle politiche del suo partito, al potere dal 1998) l’inflazione è stimata attorno al 54%, mancano beni di prima necessità come la carta igienica, il livello di povertà è ancora fra i più alti del mondo. E allora, che fa? Fa occupare i negozi. Dall’esercito.

I soldati e gli ispettori governativi stanno passando al setaccio 1400 punti vendita, paralizzandone l’attività e costringendoli ad abbassare la saracinesca. Cento imprenditori sono stati arrestati. Maduro tuona dai microfoni: “Questi capitalisti parassiti sono barbari! In questo momento abbiamo dietro le sbarre più di cento esponenti della borghesia!”. La retata di ieri ha fatto sensazione, ma non è la prima. Appena una settimana fa, l’esercito ha occupato manu militari i negozi Daka, una catena di supermercati dell’elettronica. Ingolositi dal caos creatosi, nella città di Valencia, centinaia di persone si sono date al saccheggio, portandosi via televisori, telefonini, computer e ammennicoli vari. Maduro li ha giustificati: “La colpa principale è vostra, parassiti borghesi!” ha esclamato, rivolto ai proprietari della catena di negozi.

Sembra la riedizione di una “kristallnacht” in versione marxista, non contro una razza (gli ebrei, nel caso dell’originale kristallnacht nazista), ma contro una classe intera, la borghesia. Si rivivono i tempi della persecuzione di classe, della lotta di Stalin contro i kulaki (i contadini “ricchi”). Insomma, roba da ideologie del Novecento. Alla base di questa ondata di repressione anti-borghese, c’è un colossale errore di economia: credere che i prezzi siano dettati dai proprietari e misurati in modo da sfruttare i lavoratori e affamare il ceto proletario. Maduro (così come tutti i rivoluzionari marxisti prima di lui) non ha semplicemente capito la legge della domanda e dell’offerta.

Vede che i prezzi si alzano e non realizza che si sono alzati per scarsità di beni. L’unica cosa che gli salta per la testa è quella di occupare i negozi, con le armi in pugno, e saccheggiarli. Perché di saccheggio legalizzato si tratta: non solo a Valencia il “popolo” si è portato via la merce gratis, ma in tutto il Paese il presidente vuole imporre un calmiere di almeno il 50% (le percentuali esatte sono ancora allo studio) su tutti i prezzi. I proprietari di impresa che vendono a un costo giudicato (dal governo) “troppo alto”, sono fra i 100 arrestati. La loro unica colpa era quella di cercare di trarre profitto dal loro lavoro. Molti di loro avevano già risposto all’appello del presidente e abbassato i prezzi.

Ma non abbastanza. Goodyear, il colosso americano degli pneumatici, aveva concesso uno sconto del 15%, ritenuto un insulto da Maduro, che ha prontamente replicato: “Il 15% non è sufficiente, e gli ispettori debbono andare a controllare senza perdere tempo”. Quando tutti i prezzi saranno ben abbassati e calmierati ai livelli desiderati da Maduro, l’effetto inevitabile sarà quello di sempre: lunghe code ai negozi e rapido esaurimento delle merci. Allora il presidente troverà qualche capro espiatorio (ebrei e/o americani) a cui addossare la colpa e avvierà nuove persecuzioni, come sempre avviene nelle dittature. Ma in ogni caso, Maduro vuole che il suo popolo sia felice. Per questo motivo, oltre ad abbassare i prezzi (usando l’esercito) ha istituito un ministero della Suprema Felicità Sociale. Il suo primo provvedimento: allungare di un mese e mezzo le festività di Natale. Che sono puntualmente già iniziate in Venezuela.

Woody Allen e Sacha Baron Cohen, nelle loro prese in giro di dittatori stravaganti del terzo mondo, non avrebbero saputo creare nulla di meglio. Ma stiamo attenti a non ridere troppo: in Italia c’è tanta, tantissima gente che ragiona come il presidente bolivariano. E ci basta un altro annetto di crisi, a questi livelli, per trovarci vittime di politiche di questo tipo.


di Stefano Magni