Obama, il buongiorno si vede dal mattino

venerdì 15 novembre 2013


È da un mese e mezzo che la riforma sanitaria di Barack Obama è in funzione. È da un mese e mezzo che i repubblicani e i pochi media non allineati con l’amministrazione democratica (Fox News, Newsmax, National Review e pochissimi altri) segnalano le prime visibili crepe del sistema. Lo scandalo nato dal primo giorno della riforma, il 1 ottobre scorso, era semplicemente un sito che funzionava male.

Si trattava di un sito importante, perché era proprio lì che si poteva scegliere la propria polizza assicurativa sanitaria in base al proprio profilo. I repubblicani avevano indagato e scoperto che i programmatori potevano anche essere stati scelti in base a logiche nepotistiche: contatti della moglie di Obama, Michelle, favoriti con uno degli appalti più golosi d’America. In ogni caso, finché si trattava di contestare un sito Internet la crisi non appariva così grave da riportarla sui media internazionali. Pareva più un pretesto per fare polemica e quattro risate su social network che una crisi vera e propria. Sono i bilanci tratti in questi giorni, invece, che fanno capire quanto sia grave il problema.

L’amministrazione aveva previsto che mezzo milione di americani si sarebbero assicurati nel primo mese della riforma e 7 milioni lo avrebbero fatto nei primi sei mesi. Ebbene, il numero di americani che si sono assicurati è di: 27mila a livello federale, 106mila in totale contando anche quelli che si sono assicurati rivolgendosi ai servizi dei singoli stati. La colpa è prevalentemente del sito Internet. Ma le cifre sono a tal punto basse che verrebbe da pensare anche a un fallimento di tipo strutturale: la riforma non interessa e non serve. Gli americani, insomma, hanno dimostrato con le loro scelte di essere a posto così, di non aver bisogno di nuove regole assicurative per vivere meglio.

In compenso, la riforma un danno fisico lo ha fatto ed è grosso: sono state cancellate, in modo massiccio, polizze già comprate, giudicate colpevoli di non rispettare i nuovi parametri sui prezzi e sulle condizioni dell’assicurato. In questo modo, milioni di americani si sono ritrovati senza assicurazione, benché Obama avesse promesso proprio il contrario. Questo brutto effetto collaterale ha provocato una piccola rivolta anche nello stesso Partito Democratico: sei senatori hanno firmato una proposta di legge per mantenere le promesse e restituire ai cittadini americani le polizze che hanno perduto. I repubblicani stanno proponendo qualcosa di simile… e continuano a chiedere di cancellare o per lo meno de-finanziare la riforma.

È il momento del “te l’avevo detto”: “La legge – scrive lo storico conservatore Victor Davis Hanson – sfida le leggi della fisica (più assicurazioni per più persone a costo inferiore) e della logica: gente giovane, che normalmente ha più debiti e meno stipendi, che normalmente ha meno bisogno dell’assicurazione sanitaria, deve pagare di più; chi è più anziano, più benestante e usa maggiormente l’assicurazione, paga meno. Sarà interessante vedere come l’amministrazione ce lo verrà a spiegare, visto il suo passato di successi nella dissimulazione”.

“Non c’è niente da ridere sul fatto che milioni di vite americane siano state gettate in uno stato di caos e ansia nel momento in cui hanno perso la loro assicurazione sanitaria, il loro dottore, i loro soldi o tutti e tre assieme – commenta Jonah Goldberg della National Review – Né è particolarmente divertente pensare all’incredibile perdita di tempo e denaro dei contribuenti finiti nella costruzione dell’Obamacare.

Anche la violenza contro la nostra libertà, una violenza che è appena cominciata, ma che si trova fra le righe di questa legge, non sarà affatto divertente. Questa rivista è stata giustamente funerea nello scrivere sul sequestro incostituzionale di un sesto della nostra economia”. Sta di fatto che Obama ha sempre vantato la sua Obamacare come il fiore all’occhiello dell’amministrazione, la legge che doveva passare a tutti i costi, anche a scapito di altre politiche. Se questi sono i risultati, andiamo bene. Ora si tratterà solo di dissimulare il fallimento, cambiare la riforma, tornare a un sistema molto più simile al precedente e dichiarare vittoria alla fine del mandato. L’amministrazione Obama è maestra in questo genere di dissimulazione.


di Stefano Magni