Lo stato ti spia? Dai un calcio ai privati

venerdì 25 ottobre 2013


Lo Stato ti spia? Il governo federale degli Stati Uniti lo nega, ma si moltiplicano le rivelazioni di Edward Snowden sullo spionaggio elettronico della National Security Agency, pubblicate una alla volta, nell’arco di mesi, come tante grandi bombe ad orologeria, provocando la reazione viscerale degli alleati degli Usa. Non si era ancora smaltita l’indignazione dei francesi, dopo la rivelazione sulle 70 e passa milioni di chiamate intercettate da Washington, che Angela Merkel, cancelliera tedesca, ha scoperto di essere spiata. Proprio lei, che ha passato il primo ventennio della sua vita nella Germania Est, dove le cimici telefoniche erano all’ordine del giorno.

La leader tedesca, che ha vissuto l’inizio della sua carriera politica al momento dell’abbattimento del muro di Berlino e la caduta del totalitarismo sovietico, è la persona meno indicata a subire un controllo remoto e politico delle sue comunicazioni. Soprattutto considerando che il suo governo è uno degli alleati più stabili, affidabili e duraturi degli Stati Uniti di Obama, mai sospettato di giravolte nemmeno quando (come nel caso della guerra di Libia) ha preferito prendere le distanze dalle decisioni della Casa Bianca. Una brutta sorpresa e un tradimento: questi sono stati i sentimenti prevalenti al momento della rivelazione. Imbarazzo e diniego è la controreazione statunitense. Jay Carney, portavoce della Casa Bianca, ha smentito seccamente le “illazioni”: “Non abbiamo mai spiato, né mai spieremo” le conversazioni della cancelliera.

In ogni caso, il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, ha convocato l’ambasciatore statunitense a Berlino, per avere spiegazioni “complete”. Dunque, politicamente parlando, il danno è già fatto. Francia e Germania saranno in prima fila, nel prossimo summit dell’Ue a Bruxelles, per proporre una nuova politica di sicurezza informatica. Ed è qui, però, che troviamo l’aspetto più critico e la contraddizione più profonda di tutta la vicenda. Perché, a pagare, non sarà tanto il governo federale degli Stati Uniti, ma le compagnie private di Internet, a partire da Google.

Infatti, stando a una bozza della nuova legge sulla sicurezza informatica del Parlamento Europeo (visionata e commentata dal Wall Street Journal), sarà reso obbligatorio il consenso dell’utente prima di ogni raccolta di dati personali. Perché, non c’era già? No. Alcune informazioni, che noi immettiamo sui social network che usiamo o in tanti altri siti Internet (come le librerie e i negozi online, le biglietterie, ecc…) sono già usati dalle compagnie informatiche per indirizzare al meglio la loro pubblicità. Se, quando apriamo la nostra pagina Facebook, vediamo solo reclame di cose che ci interessano, è perché le compagnie hanno “captato” le nostre precedenti navigazioni, cercato di indovinare i nostri gusti e spedito il giusto messaggio pubblicitario, personalizzato a dovere. Questo meccanismo è stato, purtroppo o per fortuna, usato dalla Nsa americana.

È tramite quelle raccolte dati che è riuscita a intercettare così tante informazioni che viaggiavano nel Web globale, all’insaputa dei navigatori della rete. L’agenzia americana ha usato questa tecnica sia per i telefoni che per le compagnie informatiche, proprietarie dei dati dei loro utenti. La nuova legge europea dovrebbe riuscire a spezzare questo meccanismo. Non ci dovrà più essere nulla di implicito: ogni singolo utilizzo dei dati personali dovrà essere chiesto all’utente. La compagnia che non obbedirà, subirà una multa pari al 5% del suo volume d’affari. Inoltre l’utente avrà anche il “diritto di essere dimenticato”, cioè di chiedere la cancellazione dal Web di tutte le informazioni che lo riguardano.

Cosa comporterà una simile protezione dell’utente Internet? Le compagnie informatiche dovranno ridisegnare (con tempi e costi enormi) le loro strategie di marketing. Ci possiamo scommettere che, dal punto di vista dell’utente, la navigazione sarà molto più limitata, almeno nei primi tempi: per ogni singolo sito che andremo a vedere, ci sarà una richiesta di liberatoria sui dati. Niente liberatoria, niente sito. Quindi prepariamoci a usare Internet solo per le previsioni del tempo… anzi, nemmeno: indicare la città che ci interessa è già un dato sensibile.

Qualunque liberatoria accettiamo, saranno tutti dati personali a disposizione della compagnia informatica che ci permette di navigare in rete. E quest’ultima, che ne è legittima proprietaria, le potrà ancora cedere alla Nsa. Senza chiedercelo, ovviamente. Dunque, il nuovo summit europeo si prepara a varare una legge che danneggerà le compagnie informatiche, minerà la concorrenza americana senza fornire nulla in cambio (dove è una Apple o una Google europea?), ci renderà la vita su Internet molto più ostica e non proteggerà i nostri dati dagli spioni della Nsa. Ma soprattutto ribadirà il solito modo di agire all’europea: se lo Stato ci spia, dai un calcio ai privati.


di Stefano Magni