Date Gate, Parigi vittima della sua logica

martedì 22 ottobre 2013


La Francia chiede spiegazioni ufficiali (e le scuse) all’ambasciatore statunitense. Perché ben 70 milioni di conversazioni fra cittadini francesi sono state intercettate dalla National Security Agency (Nsa). Il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, ha convocato il diplomatico americano, mentre il suo collega agli Interni, Manuel Valls, definiva le rivelazioni sullo spionaggio di massa semplicemente “scioccanti”. Come hanno fatto a saperlo i francesi? Tramite la stessa fonte di tutto lo scandalo Data Gate: Edward Snowden, attualmente ospite della Russia e protetto da asilo politico. In questo caso, a fare lo scoop, pubblicando le sue rivelazioni, sono stati il quotidiano francese Le Monde e il tedesco Der Spiegel.

Entrambi gli organi di stampa confermano gli stessi dati: 70 milioni e 300mila conversazioni telefoniche e scambi di messaggi intercettati dalla Nsa in soli 30 giorni, dal 10 dicembre 2012 all’8 gennaio 2013. Nessun esercito di impiegati sarebbe in grado di effettuare un’intercettazione così massiccia. E infatti, il tutto avveniva in automatico: le intercettazioni erano gestite da un programma, chiamato Us-985D, che selezionava i numeri di telefono, le conversazioni e i messaggi da registrare in base alle parole e alle cifre chiave inserite nei suoi database.

I due quotidiani rivelano anche che la Nsa stesse intercettando anche gli uffici presidenziali del Messico, entrando nella mail di Felipe Calderon, il capo di Stato. Altro bersaglio, altra crisi diplomatica: anche il governo messicano ha subito convocato l’ambasciatore statunitense per chiarimenti. I documenti a disposizione di Snowden non rivelano il contenuto delle telefonate e dei messaggi intercettati, né precisano quale sia il tipo di bersaglio della Nsa. Ufficialmente, l’agenzia per la sicurezza americana deve effettuare controlli a tappeto per prevenire atti di terrorismo. Dunque sono terroristi e presunti tali che vengono ascoltati a loro insaputa. Anche fosse solo questo, non sarebbe legale.

Perché si violerebbe il principio per cui un individuo è indagato solo se esistono indizi sulla sua attività terroristica. E, nel corso dell’indagine, comunque, è da considerarsi innocente fino a prova contraria. In 70,3 milioni di intercettazioni in un Paese straniero, non c’è più alcuna garanzia che tenga: si intercettano tutte le comunicazioni di tutti i cittadini che hanno anche, almeno lontanamente, a che fare con i sospetti terroristi. Si ribalta il principio dell’indagine: non viene seguito solo chi è un probabile colpevole, per capire se lo è veramente o no, ma si setaccia tutto un popolo per trovarlo.

Ma Felipe Calderon, perché era seguito? E perché in Francia, stando ai documenti svelati da Snowden, non vi sarebbero stati solo elementi legati alla vasta galassia del terrorismo? Il sospetto peggiore è che la Nsa seguisse figure di rilievo nella politica e nell’economia. Per motivi di politica e di rivalità economica, non per la sicurezza degli Usa. Per ora si tratta solo di sospetti, ma è forte il rischio che siano veri. A questo punto verrebbe meno uno dei pilastri dello Stato di diritto, cioè la garanzia dei diritti di proprietà, sia in patria che all’estero.

E si apra il dibattito, allora. Apertamente. Anche in Italia c’è chi suggerisce di abbandonare pure lo Stato di diritto (in gran parte ci abbiamo già rinunciato) per sconfiggere la “concorrenza” straniera in un mondo globalizzato. Anche in Francia esiste un’intera corrente di pensiero politico che non solo giustifica, ma promuove lo spionaggio industriale come metodo per reggere la concorrenza. Proprio i francesi, che non hanno mai capito né apprezzato le virtù del libero mercato, hanno sempre promosso l’idea che guerra ed economia siano solo due facce della stessa medaglia. Da Colbert (1619-1683) in avanti, hanno sempre pensato che economia e guerra debbano essere combattute con gli stessi metodi: dallo Stato e senza scrupoli, per favorire l’interesse della nazione.

Dunque: usando anche lo spionaggio per raccogliere intelligence economica. Adesso i francesi si trovano vittime di chi, inaspettatamente, usa la loro stessa logica. La subiscono sulla loro pelle. E protestano, ovviamente. Certo, dà da pensare, al di là delle ipocrisie parigine, che a suscitare la protesta sia proprio l’America, terra di libertà, che aveva sempre dimostrato al mondo come arricchirsi con il libero scambio, senza necessariamente spiare o sopraffare qualcun altro.


di Stefano Magni