Grecia, democrazia a rischio

martedì 1 ottobre 2013


Aria di golpe in Grecia. In questo fine settimana, la democrazia di Atene ha traballato come non mai. E potrebbe essere solo l’inizio e non il culmine, di una crisi strutturale del sistema parlamentare di un membro dell’Unione Europea. Il leader del partito neonazista Nikos Michaloliakos è stato arrestato assieme a 30 esponenti (fra cui membri eletti del Parlamento) per “appartenenza ad un’associazione criminale”, equivalente al reato di associazione a delinquere nel diritto italiano.

 Il motivo immediato dell’arresto è l’assassinio di Pablos Fyssas, attivista di sinistra e rapper anti-razzista, ucciso da un militante del partito di estrema destra. Scavando nel dossier di Alba Dorata, però, si trova molto di più. I capi di imputazione per leader, portavoce e altri esponenti del partito sono numerosi. Si contano ben quattro omicidi (Pablos Fyssas era solo l’ultima vittima, in ordine di tempo), continue aggressioni agli stranieri, possesso d’armi illegale, riciclaggio di denaro per finanziare le proprie attività. Prima di procedere all’arresto, le forze armate e i servizi segreti hanno dovuto compiere un’epurazione dei propri quadri conniventi con il movimento.

Erano in corso infiltrazioni nella polizia, nelle forze armate e nei servizi che facevano temere il golpe. Ed è questo il motivo principale degli arresti. L’allarme c’è da un anno, ma è diventato evidente quando un sindacato delle forze armate, il Keed, rappresentante degli interessi degli ex membri delle forze speciali, ha pubblicato sul suo sito Internet una serie di “richieste” al governo: dimissioni, arresto dei politici responsabili della crisi economica, formazione di un esecutivo di unità nazionale, uscita dall’euro, chiusura delle frontiere, requisizione delle proprietà dei tedeschi, espulsione di tutti gli stranieri.

Un programma d’azione molto simile all’agenda politica di Alba Dorata, populista e nazionalista, difficilissimo da attuare e quasi certamente controproducente (soprattutto per la sua irrealistica richiesta di autarchia economica) in caso di attuazione. Ma scritto e sbandierato in un modo così determinato da apparire come un vero ultimatum dell’esercito al governo civile. Benché Karolos Papoulias, l’attuale presidente greco, sia un conservatore, ha capito che esistono anche nemici a destra. Tuttavia è lecito chiedersi se il pericolo fosse reale. Quasi certamente non lo era. Per lo meno, non era imminente.

«Un golpe non si annuncia via Internet», come ha commentato, con una punta di ironia il sindacato Keed. E in effetti il golpe conta solo sull’effetto sorpresa, non può essere sbandierato in pubblico giorni e giorni prima della sua attuazione. Inoltre il sindacato Keed non è Alba Dorata. Sono due organizzazioni distinte. L’epurazione dei quadri delle forze di sicurezza è però i sintomi di un processo di infiltrazione ci fossero già tutti. Era anche stata denunciata da un ufficiale di polizia, che ne aveva parlato con il quotidiano britannico Guardian, affermando come vi fosse una penetrazione «su più livelli» nell’apparato dell’ordine pubblico.

 Questo contribuisce a spiegare l’incredibile “tolleranza” della polizia di fronte a numerosissimi episodi di violenza dei neonazisti, come gli attacchi e i pestaggi di immigrati, le aggressioni fisiche e verbali contro i politici, tutte azioni rivendicate con orgoglio dal partito di estrema destra. Riassumendo, non c’era alcun golpe in corso, se il pericolo esiste è nel lungo periodo. Per evitare la degenerazione della destra in una forza golpista propriamente detta, il governo ha deciso di giocare preventivamente. Il problema degli attacchi preventivi (sia militari che, in questo caso, di ordine interno) è la loro conseguenza.

Per assicurarsi che funzionino, l’attaccante li deve portare fino in fondo, fino alle estreme conseguenze. Lasciandoli a metà, si rischia di subire un esito ancora peggiore. Un precedente storico molto simile, anche se rivolto contro la sinistra invece che contro l’estrema destra, fu l’arresto preventivo dei bolscevichi da parte del governo Kerenskij, in Russia, nel luglio 1917. Il governo democratico e socialista non andò fino in fondo con la repressione. Col risultato di essere rovesciato pochi mesi dopo, il 7 novembre 1917, con un vero golpe militare.

Un partito totalitario, contrariamente ai partiti tradizionali democratici, si considera già in guerra, si prepara a subire attacchi armati e a sferrarli a sua volta. Difficilmente si fa intimidire da alcuni arresti, o dalla reazione indignata dell’opinione pubblica (che, in una visione dittatoriale, è soggetta al potere e non è la sua fonte): sono cose che considera sconfitte tattiche, i cui esiti sono ribaltabili in una strategia complessiva di conquista del potere. Alba Dorata ha le sue armi, le sue milizie, i suoi addentellati con le forze armate. Può considerarsi, a tutti gli effetti, come un partito totalitario.

 L’arresto di Michaloliakos dà adito a un contrattacco, che puntualmente sta partendo, con manifestazioni di massa di estrema destra ad Atene e in altre città greche. La democrazia greca, se finora rischiava di essere rovesciata con una lenta azione di logoramento, ora rischia di morire di infarto, con un colpo secco. Papoulias dovrà ora prendere una decisione drastica: neutralizzare del tutto Alba Dorata, o correre il rischio (questa volta reale e imminente) di un colpo di Stato. In nessuno dei due casi, l’azione sarebbe conforme ai principi democratici dell’Unione Europea. Ma si deve decidere se difendere la democrazia dai suoi nemici, oppure lasciarla morire.


di Stefano Magni