Scoop del Guardian. Obama sotto accusa

sabato 8 giugno 2013


L'amministrazione Obama spia non solo i cellulari ma anche la rete: si allarga lo scandalo attorno all'operato della National security agency (Nsa) e l'Fbi. Dopo lo scoop del quotidiano britannico The Guardian sulle utenze Verizon intercettate, il Washington Post rivela che il governo ha accesso anche ai server dei giganti della web attraverso il programma Prism. L'ennesima rivelazione al termine di una delle giornate piu' difficili per l'inquilino della Casa Bianca, attaccato su tutti i fronti, e paragonato dai suoi stessi sostenitori all'odiatissimo George W. Bush. Il direttore della National Intelligence, James Clapper, sostiene che i reportage del Guardian e del Wp «sono pieni di errori».

Parole dure che però non fermano lo sdegno di fronte alla notizia che l'Fbi ha accesso diretto ai server di aziende come Microsoft, Google, Facebook, Skype e Apple, e che puo' estrarre foto, video e contatti attorno alla vita di milioni di persone. Insomma, uno scandalo di una gravità enorme. Tanto che perfino il New York Times, da sempre vicinissimo all'amministrazione democratica, ancora prima delle notizie sul programma Prism ha attaccato duramente il presidente americano Barack Obama: «L'amministrazione ha perso credibilita», afferma il quotidiano liberal. Le telefonate spiate sono un «abuso di potere di potere che richiede vere spiegazioni». E finora il governo ha risposto «con le stesse banalità che ha usato ogni volta che il presidente Obama è stato sorpreso a eccedere nell'uso dei suoi poteri». Più tardi arriva lo scoop del Washington Post.

Intanto, tanti elettori obamiani oggi esprimono perplessità nel vedere il loro candidato, in passato in prima linea a denunciare le forzature ad opera della scorsa amministrazione, oggi seguire una linea ancora meno rispettosa della privacy dei cittadini. E l'Huffington Post titola a tutta pagina: «George W. Obama», corredando l'articolo di un fotomontaggio con un volto a metà tra quello di Barack Obama quello di George W. Bush. "Hope and change"? Think again.


di Pasquale Amitrano