Un giudice contro l’attivismo giudiziario

giovedì 30 maggio 2013


Antonin Scalia, giudice della Corte Suprema, nominato da Ronald Reagan nel 1986, era nei giorni scorsi in Italia, a Torino, ospite dell’Istituto Bruno Leoni. È un uomo d’altri tempi, probabilmente l’ultimo di una generazione di giudici non ideologici. Il compito che si prefigge è di guardiano della Costituzione. Ritiene che i pericoli peggiori per il sistema statunitense siano, da un lato l’“attivismo giudiziario” che induce ad interpretare la legge per cambiarla secondo criteri ideologici, dall’altra la “pigrizia giuridica”.

Il tipo di regolamentazione, creata dal potere legislativo, fa la differenza dal giorno alla notte nel sistema economico. «In un sistema di libero mercato – dice Scalia – le persone scelgono in base alle loro scelte personali. È la regolamentazione, l’intervento del legislatore, che trasforma drasticamente questo sistema naturale, creando un’offerta per la domanda e una domanda per l’offerta». Il potere esecutivo ha gli strumenti per distruggere il mercato: «Con un modo di amministrare capriccioso e una regolamentazione imprevedibile» si può affossare un sistema che ha bisogno di certezze. Il potere giudiziario ha, prima di tutto, il compito di controllare il potere legislativo e il potere esecutivo. «La magistratura è, teoricamente, un bastione che protegge il cittadino e il libero mercato dall’ingerenza del potere». O, alternativamente: «Può diventare lo strumento con cui lo Stato distrugge la libertà individuale e il libero mercato». Il giudice precisa che per libertà economica si intende la libertà negativa, non i diritti positivi introdotti dalle costituzioni socialiste.

«La Costituzione sovietica del 1977, garantiva al cittadino il diritto al lavoro, il diritto al benessere, il diritto alla cultura, il diritto alla casa, il diritto a muoversi gratuitamente. Mai si è vista una tale distanza fra una condizione garantita sulla carta e la realtà di tutti i giorni». Proprio perché i diritti positivi, distorcendo il mercato, distruggono la ricchezza. La libertà di cui parla il giudice, dunque, è «Il senso tradizionale della libertà, cioè quella dalla coercizione». La Costituzione statunitense contiene tutte le garanzie per la libertà del mercato. Ma non ci si deve illudere troppo, secondo Scalia. «Non è solo il Bill of Rights che può proteggere il nostro sistema libero. Ogni dittatore, nel momento in cui prende il potere, scrive e promulga il suo “Bill of Rights”. Ogni repubblica delle banane ha il suo “Bill of Rights” e spesso noi lo applaudiamo. Quel che finora ha garantito la libertà americana è la struttura del governo: i suoi poteri, esecutivo, legislativo e giudiziario sono separati fra loro e dispersi fra una pluralità di stati locali». Uno dei casi più discussi dalla Corte Suprema degli Stati Uniti è sicuramente l’Obamacare. L’Opinione ha chiesto al giudice Antonin Scalia cosa pensi del mandato obbligatorio per acquistare l’assicurazione sanitaria.

È un precedente che giustificherà una maggior ingerenza dello Stato nelle scelte dei cittadini? «Non c’è un vero e proprio obbligo ed è per questo che l’Obamacare è stata considerata legale da un punto di vista costituzionale – ci spiega Scalia - Se non vuoi comprare l’assicurazione, paghi una tassa. Quindi, sostanzialmente, si tratta semplicemente di una nuova tassa. E questa tassa potrebbe costare anche molto meno rispetto al prezzo dell’assicurazione per i giovani, visto che soprattutto loro, meno affetti da una serie di malattie croniche e senili, pagano ben di più rispetto alla copertura che ricevono dall’assicurazione». Alla domanda se, a suo avviso, il potere del governo federale non si stia espandendo un po’ troppo a spese degli stati, non risponde. Coerentemente: «Sono un giudice, non un politico. E non amo l’attivismo giudiziario».


di Stefano Magni