Arrestati 3 amici degli attentatori di Boston

sabato 4 maggio 2013


Dzhokhar Tsarnaev, il più giovane dei due fratelli ceceni responsabili dell'attentato alla maratona di Boston, ha detto agli investigatori che lui e suo fratello Tamerlan, poi rimasto ucciso in una sparatoria con la polizia, avevano inizialmente considerato la possibilità di compiere un attentato suicida, il 4 luglio, giorno dell'Indipendenza e festa nazionale degli Stati Uniti. Lo riferisce il New York Times, secondo cui Dzhokhar Tsarnaev avrebbe rivelato che la realizzazione degli ordigni esplosivi, compresi quelli nelle pentole a pressione poi utilizzate alla maratona, fu però più facile e veloce del previsto, e pertanto i due fratelli decisero di anticipare l'attentato, al 15 aprile, giorno della maratona.

Dzhokhar ha almeno tre amici "per la pelle". Apparentemente, non li ha informati del progetto terroristico che il 15 aprile ha messo in atto con suo fratello Tamerlan, ora morto, ma loro non si sono affatto risentiti, visto che, secondo l'Fbi che li ha arrestati, si sono subito dati da fare per far sparire alcune prove che potevano contribuire a incastrare il loro amico. E ora rischiano il carcere. Si tratta di tre studenti: due kazaki, Azamat Tazhayako e Dias Kadyrbayev, entrambi in America con un visto di studio, e un americano, Robel Phillipos. Tutti e tre pressoché coetanei di Dzhokhar Tsarnaev, sui 19 anni. Secondo le accuse, poche ore dopo che l'Fbi diffuse le foto di Dzhokhar e di suo fratello, Dias Kadyrbayev ha inviato un messaggino sul telefono del suo amico dicendogli che la sua faccia era ormai ovunque.

Il giovane ceceno, che si preparava a diventare protagonista di una delle più vaste cacce all'uomo degli ultimi tempi, ha replicato a stretto giro con un «lol» - acronimo di "laughing out loud", ossia "che ridere" - per poi però aggiungere: «È meglio se non mi scrivi altri sms", e ancora: "Vai nella mia stanza e prendi ciò che vuoi». Un invito neanche troppo velato, ha poi lui stesso confessato agli investigatori, a coprire eventuali prove a suo carico. E i suoi amici non se lo sono fatto ripetere due volte. Alcune ore dopo sono andati tutti e tre nella stanza dove dormiva Dzhokhar Tsarnaev e hanno portato via uno zaino nero, una serie di fuochi d'artificio svuotati della polvere da sparo, un vasetto di vasellina e un computer portatile. Tornati nel loro appartamento i tre hanno però capito che il loro amico era spacciato. Le tv continuavano a dare le immagini del cerchio della polizia che continuava a stringersi attorno a lui, e hanno pensato bene di far sparire i reperti che avevano prelevato - ora in mano all'Fbi - gettandoli in un cassonetto.

«Quando ha visto i fuochi d'artificio svuotati, Kadyrbayev ha capito che Tsarnaev era coinvolto nell'attentato», è scritto nei documenti presentati al giudice, che ieri ha incriminato i due kazaki con l'accusa di aver distrutto delle prove per ostacolare un'indagine federale, e l'americano con l'accusa di aver mentito per ostacolare le medesime indagini. Se giudicati colpevoli, i primi due rischiano fino a cinque anni di prigione, mentre l'americano fino a otto anni, oltre ad una ammenda fino a 250 mila dollari ognuno. E nel giro di poche ore, le autorità del Kazakistan hanno fatto sapere che stanno collaborando con quelle americane, ma hanno anche precisato, in una nota del ministero degli esteri kazako, che «la colpevolezza dei due ragazzi non è ancora stata provata, e le indagini sono in corso».


di Pasquale Amitrano