Le 13 ore di fuoco di Rand Paul

venerdì 8 marzo 2013


Tredici ore di discorso (ad essere precisi sono state 12 ore e 54 minuti) per bloccare la nomina di John Brennan a nuovo capo della Cia. È un evento da guinness dei primati. Il suo autore è il senatore repubblicano Rand Paul, di fede libertaria, esponente del Tea Party e figlio del noto deputato Ron Paul, ex candidato alle primarie repubblicane. Rand Paul, nella storia recente statunitense, è secondo (per lunghezza del suo discorso) solo all’ex senatore Strom Thurmond, che nel 1954 adottò la stessa tecnica di ostruzionismo “old school” durante il dibattito sui diritti civili. Come ha fatto Rand Paul a parlare per tutto quel tempo? Il suo è stato un gioco di squadra, in realtà.

Altri senatori, in alcuni momenti, gli sono subentrati e lo hanno sostenuto: Mitch McConnell (vero guru del conservatorismo), Marco Rubio (possibile candidato presidenziale per il 2016), Ted Cruz (il campione del Tea Party texano), Mike Lee, Jerry Moran, John Barrasso, Pat Toomey, Jeff Flake, Tim Scott, John Thune e Ron Johnson. La diretta Twitter impazzava, nel frattempo. Messaggi di sostegno sono giunti da tutti gli Stati Uniti, durante il lungo giorno di parole. Rand Paul si è fermato con una battuta: doveva andare in bagno. «Ho scoperto che esistono dei limiti all’ostruzionismo e sto andando a risolvere uno di questi per alcuni minuti». Come mai tanto accanimento per bloccare la nomina di un alto funzionario? John Brennan è considerato uno dei maggiori sostenitori della politica degli omicidi selettivi dei terroristi, in Pakistan, Yemen, Somalia e altrove, con l’uso di droni, gli aerei senza pilota. È considerato uno dei principali responsabili della redazione di una lista nera di sospetti da eliminare.

Le informazioni che sono trapelate alla stampa all’inizio di febbraio (e su cui c’erano già ampi dibattiti prima che emergessero) rivelano che il presidente si riserva il diritto di uccidere, se necessario, anche cittadini americani. Non è un mistero: lo ha già fatto. Anwar al Awlaki e suo figlio erano cittadini degli Stati Uniti e sono stati uccisi in un raid aereo nello Yemen. Se Bush era stato accusato per i rapimenti extragiudiziali (anche il magistrato d’assalto spagnolo Baltazar Garzon aveva proposto di tradurre l’ex presidente di fronte alla Corte Penale Internazionale, per non parlare della lunga indagine della magistratura italiana sul caso Abu Omar), perché non si vede alcuna seria levata di scudi contro le esecuzioni extragiudiziali ordinate da Barack Obama? I libertari stanno colmando questo vuoto nell’opinione pubblica. Rand Paul, in particolare, si fa paladino di questa battaglia di sensibilizzazione.

Paul pone delle domande inquietanti: se è possibile a) eliminare fisicamente i terroristi senza processo b) è possibile eliminarli anche in territorio statunitense e c) le forze armate sono autorizzate a usare gli aerei senza pilota per eseguire la “sentenza” extragiudiziale… allora è possibile vedere i droni in azione a New York o nella stessa Washington per eliminare con un missile un terrorista? Gli Usa si trasformeranno in un campo di battaglia? Il presidente acquisirà, in questo modo, un potere semi-dittatoriale? «Nessun presidente ha il diritto di essere giudice, giuria e boia», ha dichiarato Rand Paul A queste domande, il senatore ha ottenuto alcune risposte informali. Che, a detta sua, sono insoddisfacenti. Il Procuratore Generale (l’equivalente del ministro della Giustizia, Eric Holder) ha già assicurato, per mezzo di un comunicato, che nessun aereo verrà impiegato per eliminare sospetti terroristi in territorio statunitense.

Sollecitato dal senatore Ted Cruz, però, Holder ha semplicemente risposto di non credere che i droni siano “i mezzi appropriati” per uccidere un sospetto terrorista negli Usa. Dunque è solo una questione di mezzi, ma non di fini. Ted Cruz, inutile dirlo, non si è accontentato della spiegazione. John Brennan ha già spiegato più volte che la Cia, sotto la sua direzione, non abbia in programma di usare la forza contro cittadini americani in America. Ma, il 4 marzo, in una lettera inviata da Holder a Paul, il Procuratore Generale ha scritto che “in circostanze straordinarie” un sospetto terrorista potrebbe anche essere ucciso dalla Cia sul suolo statunitense. Quali circostanze? Per esempio durante un attacco a obiettivi statunitensi, come il 7 dicembre 1941 a Pearl Harbour, o l’11 settembre a New York e Washington. Il dibattito sull’uso straordinario della forza militare contro cittadini americani è trasversale. Anche alcuni senatori repubblicani, quali Lindsey Graham e Mike Rogers, ritengono che i dubbi di Paul e il suo ostruzionismo siano solo frutto della “paranoia libertaria”, che i suoi sospetti sulle operazioni della Cia siano “ridicoli” e che la sua battaglia «provochi paure ingiustificate e ci distragga dai veri pericoli che corre la nazione», come ha dichiarato ieri il senatore Rogers. È una questione di non facile soluzione, considerando che il nemico è quasi del tutto inedito.

Se l’11 settembre si fossero usati i droni per uccidere i membri del commando di Mohammed Atta, sul suolo americano, prima che potessero imbarcarsi sui quattro aerei usati per l’attentato, l’azione sarebbe stata condannata come omicidio mirato. Magari, se condotta non perfettamente, avrebbe potuto provocare anche alcune vittime collaterali. Ma avrebbe salvato 3000 vite di cittadini americani. Si sarebbe violata la Costituzione, l’habeas corpus, sarebbero stati calpestati i diritti fondamentali di alcuni cittadini ad apparire di fronte a un giudice con un avvocato difensore. Sarebbero morti, molto probabilmente, anche degli americani innocenti. Ma si sarebbe evitato il più grave attacco al cuore dell’America. Quanto i fini giustificano i mezzi? Quanto, l’adozione di questi metodi estremi, può garantire la sicurezza? E quanto, invece, può contribuire a trasformare la “terra della libertà” in uno Stato di polizia come nei romanzi di Philip Dick? Prima dell’11 settembre 2001 gli americani non si erano mai posti queste domande. Prima dell’uccisione di Anwar al Awlaki non avevano mai preso in considerazione di avere un nemico in casa. Adesso gli americani sono costretti ad interrogarsi tutti i giorni. E non basteranno 13 ore di ostruzionismo per rispondere al grave dilemma.


di Stefano Magni