Editoria in ebollizione nel Regno Unito

mercoledì 20 febbraio 2013


Lunedì gli ascoltatori di BBC Radio 4 hanno dovuto fare a meno di "Today", uno dei programmi più seguiti dell'emittente, mentre sul canale televisivo BBC 1 non è andato in onda "Breakfast", lo show del mattino con notizie di politica, cronaca e sport. Colpa dello sciopero di 24 ore indetto dai giornalisti della televisione pubblica britannica di fronte ai tagli che colpiranno l'azienda: mentre il sindacato interno ha ricordato come dal 2004 siano saltati già 7.000 posti di lavoro, altri 2.000 sono stati messi in conto per risanare i conti del network e non ne rimarranno indenni le redazioni di BBC Scotland, Asian Network e World Service, oltre a Five Live, il canale radiofonico che copre il maggior numero di eventi sportivi nazionali e mondiali.

Il Primo ministro conservatore David Cameron ha dichiarato che lo sciopero mancava di motivi validi, dal momento che i finanziamenti alla BBC rimarranno quelli stabiliti dagli accordi del 2010, ma ha fatto notare come all'interno dell'azienda vadano riviste le spese: James Purnell, ex segretario laburista alla Cultura e nominato director of strategy and digital, ha uno stipendio di 295.000 sterline, pari a 342.400 euro, mentre il capo del governo si ferma a 142.000. È andata peggio all'Independent on Sunday, l'edizione domenicale del quotidiano progressista "The Independent": con una vendita media di 58.000 copie, non ha resistito alla competizione del mercato in questione e così ha chiuso i battenti, nonostante l'Independent possa contare sulla disponibilità dell'editore ed oligarca russo Alexander Lebedev.

La sua fortuna, secondo la rivista Forbes, si aggira sui 3 miliardi di dollari e ha saputo rilanciare l'Evening Standard, il tabloid della sera londinese che stava fallendo, optando per la versione free press: ora ha una diffusione di oltre 600.000 copie, mentre nel 2006 era fermo a 263.000. L'Independent on Sunday dalla critica era riconosciuto come un giornale di qualità, grazie alle prestigiose firme che ospitava dal mondo della cultura e dell'informazione, ma aveva la pecca di non poco conto di non riuscire a farsi leggere, di non attirare nuovi lettori. Intanto si affacciano all'orizzonte gli effetti della Leveson Inquiry, l'inchiesta che nel corso degli ultimi due anni ha passato in rassegna i media d'Oltremanica all'indomani del phone hacking scandal che ha portato alla chiusura del "News of the World" di Rupert Murdoch e i danni effetti collaterali si fecero sentire nell'entourage del Primo ministro, tra i legami di Cameron con Rebekah Brooks - ex capo esecutivo di News International - e le dimissioni di Andy Coulson, direttore della comunicazioni a Downing Street e già direttore del News of the world.

La scorsa settimana il segretario alla Cultura, Maria Miller, ha annunciato che il governo vuole un atto costitutivo reale che supervisioni un nuovo osservatorio sui media. A mettere pressione è specialmente il mondo delle celebrità, guidato da Hugh Grant, autore del documentario "Taking on the Tabloids", trasmesso a novembre da Channel 4 e nel quale l'attore lanciava la campagna per una riforma della stampa. Solo 552.000 spettatori si sintonizzarono su Channel 4, cifra ben al di sotto della media dell'emittente.


di Dario Mazzocchi