Ahmadinejad e Morsi fratelli/coltelli

giovedì 7 febbraio 2013


Mahmoud Ahmadinejad è volato martedì al Cairo. Erano 34 anni, che un presidente iraniano non metteva piede nella terra dei faraoni. Una visita definita storica che incornicia una nuova stagione di rapporti bilaterali con l’Egitto di Morsi. L’occasione per riallacciare i legami interrotti oramai da tre decenni è stata la conferenza per la Cooperazione Islamica. Il presidente iraniano è stato accolto con tutti gli onori riservati ad un capo di Stato dal suo omologo Mohamed Morsi, tra baci, abbracci e passeggiata sul red carpet. «Voglio provare a costruire un percorso verso la cooperazione con l’Egitto – ha spiegato il leader iraniano alla stampa – se Tehran e il Cairo guardano nella stessa direzione sulle questioni regionali e internazionali, molte situazioni possono cambiare». Nella tre giorni di visita ufficiale, i due leader dovranno affrontare questioni delicate. In cima alla lista pende ancora una volta la crisi siriana. Non è la prima volta che Morsi e Ahmadinejad discutono della questione siriana. Risale all’agosto scorso il faccia a faccia tra i due leader. A fare da cornice al loro incontro la capitale Tehran, in occasione del summit dei Paesi non Allineati.

In quel frangente Morsi, a sorpresa, sfidò il presidente iraniano filo-Assad con un’accorata difesa della resistenza. L’incontro di questi giorni al Cairo, oltre che storico, dovrebbe segnare l’inizio di un nuovo corso nella risoluzione del conflitto siriano e di rinnovati legami fra Iran sciita ed Egitto sunnita. A tal proposito, significativo l’incontro con il gran imam sunnita Ahmed Al Tayeb all’interno di Al Azhar, la più antica e prestigiosa istituzione religiosa sunnita. Non sono mancati però malumori e qualche protesta contro la presenza del “nemico” iraniano in Egitto. Preoccupazioni sono state manifestate dal principale schieramento salafita che ha guardato con sospetto la presenza del leader sciita nell’Egitto sunnita. Momenti di tensione si sono verificati dopo l’uscita di Ahmadinejad dalla moschea Hussein del Cairo. Un contestatore ha tentato di lanciare una scarpa contro il presidente iraniano.

L’uomo, un giovane siriano, protestava contro il presidente iraniano per il suo appoggio ad Assad. Le proteste non hanno tuttavia ostacolato il tour del presidente iraniano. Tehran e il Cairo avevano interrotto ogni rapporto diplomatico in seguito all’accordo di pace tra Egitto e Israele (1980). Ma anche alla luce della visita di martedì, la distanza tra i due Paesi è notevole. Da un lato, l’Egitto sunnita non può rinunciare al sostegno finanziario degli alleati arabi del Golfo e degli Stati Uniti (che ogni anno versano 1,3 miliardi di dollari in aiuti economici). In mezzo vi è la crisi siriana che necessita di una risoluzione immediata, dove non venga contemplata l’azione militare esterna. Dall’altra vi è un presidente uscente, che tenta in ogni modo di non rimanere isolato, non solo all’estero, ama anche in casa. Non è un caso che la storica visita in Egitto sia avvenuta a meno di quattro mesi dalle elezioni in Iran. E l’Egitto non sarà l’unica tappa. Il presidente iraniano ha già espresso la volontà di recarsi, in futuro, a Gaza.


di Pamela Schirru