Mali, la prudenza degli alleati francesi

venerdì 25 gennaio 2013


Nell’attuale escalation politico-militare relativa alla crisi in Mali, districarsi tra le “dichiarazioni” e le “azioni” concludenti dei Paesi occidentali non è facile. Come al solito e come si insegna in geopolitica, va individuata, nel groviglio delle iniziative diplomatiche e degli interventi militari, la direzione strategica verso la quale la comunità internazionale intende avvisarsi per risolvere o quantomeno rendere fisiologica la situazione in quella martoriata regione dell’Africa. «Le nostre informazioni indicano che i terroristi potrebbero attaccare Bamako (ndr: capitale del Mali)»: lo ha detto il capo degli affari politici dell’ Onu, Jeffrey Feltman, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza sugli ultimi sviluppi della crisi. Feltman ha anche affermato che, al 20 gennaio, 855 caschi blu della missione “Afisma” sono stati dislocati alle frontiere del Paese africano.

Anche in relazione a queste dichiarazioni, il Giappone ha deciso martedì la chiusura temporanea della sua ambasciata a Bamako. Intanto, un piccolo team di soldati delle forze speciali britanniche è già operativo in Mali, per coordinare e fornire indicazioni alle truppe francesi. Lo riferiscono fonti citate dal quotidiano britannico The Guardian, precisando prudentemente che, al momento, i soldati non sono impegnati direttamente nei combattimenti. La Gran Bretagna, secondo quanto si è appreso, si sta anche preparando ad aiutare la Francia con aerei da ricognizione, giù utilizzati nel 2011 in Libia. Gli aerei hanno radar ad alta risoluzione, e aiuteranno i jet francesi a individuare e colpire le posizioni nemiche. Due aerei da trasporto C-17 sono inoltre già a disposizione delle truppe francesi. Gli Stati Uniti, dal canto loro, stanno fornendo, per adesso, supporto logistico alle truppe francesi, mentre da parte russa, i servizi di trasporto di truppe e materiale alla Francia e ad altri Paesi impegnati nelle operazioni in Mali saranno forniti solo da compagnie aeree private.

Lo ha precisato, sempre ieri, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, spiegando che la decisione spetta alle stesse compagnie. A detta del ministro, la notizia sulla volontà di Mosca di “fornire strumenti di trasporto” all’esercito francese è nata da un “fraintendimento”. Ad annunciare l’ offerta russa era stata la stampa francese, citando il capo della diplomazia di Parigi, Lauren Fabius. Prudenza insomma, tanta prudenza. E l’Italia? «Non abbiamo allarmi specifici né segnalazioni di criticità per quanto riguarda l’Italia e l’Europa. Ma la guardia resta evidentemente alta: abbiamo moltiplicato l’attenzione per la sicurezza». Lo dice il direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), ambasciatore Giampiero Massolo, lasciando palazzo San Macuto, al termine dell’audizione in Copasir sulla situazione in Mali. «Abbiamo coscienza di quanto la situazione sia difficile - rimarca il direttore del Dis - e di quanto gli interessi degli occidentali, e quindi anche italiani, possano trovarsi a rischio per effetto di movimenti dello jihadismo estremo».


di Luca Albertario