Mali, la guerra che nessuno voleva

martedì 15 gennaio 2013


«Un’azione militare nel Mali del Nord sarà possibile solo dal settembre 2013» diceva Romano Prodi il 20 novembre scorso, basandosi sul rapporto di “esperti”. I francesi, che non hanno avuto la pazienza di attendere fino al prossimo settembre, stanno bombardando da sabato. L’inviato speciale dell’Onu per il Sahel (ed ex premier italiano) forse non aveva previsto che ad attaccare per primi sarebbero stati i ribelli dell’Azawad, il nuovo Stato autoproclamatosi indipendente dal Mali. Gli islamisti di Ansar Dine, legati ad Al Qaeda, dopo aver sottomesso alle loro regole la popolazione del Nord (provocando un’ondata di mezzo milione di profughi), sono partiti alla conquista anche del Sud, espugnando la città di Konna iniziando a minacciare più da vicino la stessa capitale Bamako. Prodi riteneva la via diplomatica “preferibile” ad un intervento internazionale. Così come il principale interessato in Europa, il presidente francese François Hollande.«Il tempo degli interventi diretti è finito» aveva dichiarato pochi giorni fa.

Quel che Parigi stava pianificando pubblicamente era, semmai, un sostegno indiretto alle forze locali. Il 20 dicembre scorso era stato raggiunto un accordo per il cessate- il-fuoco fra le due parti. Ma la tregua non ha retto nemmeno un mese. È stata rotta da Ansar Dine, che temeva l’arrivo di contingenti internazionali dell’Onu (quale forza di interposizione) e una graduale riconquista del Nord da parte del governo di Bamako. La situazione è precipitata al punto che al governo del Mali ad interim, guidato dal premier Django Sissoko e dal presidente Dioncounda Traoré, non è rimasto altro che chiedere l’intervento dell’ex potenza coloniale: la Francia. Che, a questo punto, non ci ha pensato due volte prima di mandare forze di intervento rapido a protezione della capitale maliana. Aerei ed elicotteri della repubblica d’oltralpe hanno bombardato Konna, sostenendo le operazioni di terra per la sua riconquista.

Nello scontro hanno perso la vita 11 soldati maliani, un pilota francese (abbattuto con il suo elicottero) e “decine” di miliziani islamici. Gli aerei francesi stanno anche colpendo le postazioni di Ansar Dine nel Nord, comprese quelle nella città di Gao. L’intervento militare era stato pianificato dallo scorso autunno, dall’Ecowas (che comprende i Paesi dell’Africa occidentale) e della Francia. Gli Usa e la Germania si sono offerti per un sostegno indiretto. Ormai il dado è tratto: la guerra è già in corso. Non solo vi partecipano i francesi, ma stanno arrivando truppe anche da Niger, Burkina Faso e Senegal. Il governo di Bamako stesso è una buona base di intervento? Come minimo è “instabile”. Il premier Sissoko, così come il presidente Traoré sono letteralmente in ostaggio di una giunta militare che ha preso il potere lo scorso marzo. Sissoko è arrivato al governo a dicembre dopo un secondo golpe, che ha rovesciato il governo civile di Cheik Modibo Diarra. La giunta militare si era sempre opposta a un intervento internazionale. E adesso?


di Stefano Magni