Quando il Ghana ė più libero dell’Italia

domenica 13 gennaio 2013


È il momento della verità sulla libertà economica, nel nostro Paese e nel mondo. È uscita l’ultima edizione dell’Index of Economic Freedom, edito da Heritage Foundation e Wall Street Journal. L’Italia è all’83° posto, su 177 Paesi esaminati. Siamo l’83° Paese più libero del mondo e uno dei 2 meno liberi d’Europa, assieme alla Grecia. Nel fanalino di coda dell’Unione Europea. E occorre fare anche una tara, al negativo, sulla valutazione dell’Index. Perché l’Italia risulta essere leggermente più libera rispetto all’anno scorso. Mentre chiunque viva nel “Bel Paese” sa che la libertà economica non è affatto aumentata. Anzi. Quel che permette agli analisti della Heritage una parziale promozione è, sostanzialmente, la leggera riduzione dei costi dello Stato.

Ma chiunque segua l’attività del governo, sa che anche sotto Monti la “spending review” è stata più un’operazione cosmetica che un vero e proprio ridimensionamento del peso dello Stato. Le tasse, secondo l’Index, pesano sulle nostre tasche per un massimo del 43%. Ma la pressione reale (sommando tutti i tipi di tasse e imposte) è ben al di sopra del 50% e certe attività commerciali pagano anche il 70%. L’Index non vede il vero aumento della pressione fiscale. E sopravvaluta la reale entità del taglio della spesa pubblica, considerando ancora un debito pubblico del 120% sul Pil (mentre invece è cresciuto). La maggior preoccupazione per l’Italia, secondo questa classifica, resta la corruzione, la stagflazione, la scarsa libertà nel mercato del lavoro e nel commercio. L’effetto Monti, insomma, è riuscito a convincere anche i severi analisti americani dell’Index: partito Berlusconi credono che l’Italia sia un posto un po’ migliore in cui vivere. Anche fatta questa tara, la nostra non è certo una situazione invidiabile. Siamo, appunto, il Paese meno libero dell’Unione Europea. Dopo di noi c’è solo la Grecia. Assieme a noi, nel resto del mondo, c’è l’Arabia Saudita, lo Sri Lanka (che, da un punto di vista economico, è leggermente più libero) e la Namibia (leggermente meno libera).

Il Ghana? Molto più libero di noi. Già lo avevamo raggiunto nella classifica della Transparency International sulla corruzione, ora sappiamo che lo abbiamo superato di ben 6 posizioni in fatto di mancanza di libertà economica. Questo per quanto riguarda l’Italia. Ma il resto del mondo? Dove si vive e si lavora più liberamente? Dove, invece, non si muove una foglia senza che lo Stato ci metta il becco? Il Paese economicamente più libero del mondo è e resta Hong Kong. Seguito da Singapore. Due città-Stato, una delle quali nemmeno indipendente (Hong Kong è ufficialmente parte della Cina, un regime al 136°, fra i meno liberi) sono i due fari del liberismo. Subito dietro alle due piccole realtà asiatiche, si collocano l’Australia e la Nuova Zelanda, che riconfermano il loro ruolo di Paesi liberi e prosperi, lontani dal resto di un mondo in crisi. E al quinto posto c’è la Svizzera, che resta, imperterrita, un esempio di libertà istituzionale, economica e individuale in tutta Europa. Forse proprio perché resta fieramente al di fuori dell’Unione Europea e delle sue burocrazie.

C’è una caratteristica che accomuna tutte queste società: le loro dimensioni ridotte. L’Australia è grande quanto un continente, ma la sua popolazione è la metà di quella italiana. La Nuova Zelanda è un Paese grande quanto l’Italia, ma con una popolazione di 4,4 milioni di abitanti. Hong Kong e Singapore, come detto, sono città-Stato. La Svizzera è il piccolo forziere d’Europa. Piccolo è bello, come si dice da un pezzo. Le dimensioni contano, ma non bastano. La cultura, la storia e le leggi fanno il resto. Sia Singapore che Hong Kong sono ex colonie britanniche e hanno mantenuto viva la tradizione liberale del vecchio Impero. Australia e Nuova Zelanda sono ex dominion dello stesso Impero e hanno conservato la sua struttura molto meglio della stessa madre patria. La Svizzera è un modello di federalismo e liberalismo sin dal Medio Evo e ha fatto da ispiratrice anche per gli stessi primi liberali classici del XVII e XVIII Secolo. Quali sono, invece, i Paesi in cui lo Stato domina completamente l’economia? In fondo alla classifica ne troviamo sempre uno: la Corea del Nord.

Il peggio del peggio. Subito prima del regime di Pyongyang c’è Cuba, l’ultimo “paradiso comunista” dei Caraibi. Nonostante le riforme promesse da Raul Castro, la sua posizione è migliorata di appena 0,2 punti (secondo il punteggio usato dall’Index) e dunque resta al 176° posto su 177. Il terzo Paese meno libero del mondo è lo Zimbabwe, dominato dal dittatore terzomondista Robert Mugabe. E subito prima troviamo il Venezuela del populista Hugo Chavez. Il problema che accomuna tutti questi Paesi in fondo alla classifica è uno solo ed è ben visibile: l’ideologia socialista nelle sue varie declinazioni. Cuba e Corea del Nord, infatti, sono gli unici Stati ancora ufficialmente marxisti-leninisti ortodossi e ricalcano tuttora la struttura della defunta Unione Sovietica. Lo Zimbabwe, benché non ortodosso, ha adottato nel corso degli ultimi 30 anni (dopo la fine della Rhodesia britannica) un modello socialista dell’economia, fondato sugli espropri delle proprietà dei bianchi e la collettivizzazione delle terre.

Il Venezuela di Chavez, negli ultimi 14 anni, si è anch’esso basato sugli espropri e sulle nazionalizzazioni della libera impresa. Un discorso diverso vale per tutti quei Paesi che sono usciti, stanno uscendo, o vorrebbero uscire dal socialismo reale. Le ex repubbliche sovietiche del Turkmenistan, dell’Uzbekistan, dell’Ucraina (da quando c’è il presidente post-sovietico Yanukovich) e della Bielorussia, sono ancora tutti classificati “repressi”, in fondo alla classifica. La Russia, che ha accolto Gerard Depardieu (in fuga dalle tasse francesi) è decisamente messa meglio. È al 139° posto, fra i Paesi “parzialmente non liberi”. In una zona grigia che l’accomuna ad altri Stati dal comunismo riformato, quali la Cina, il Vietnam, il Laos. Quei Paesi che, al contrario, vogliono uscire dal comunismo e tagliare col passato, stanno diventando un esempio per i liberisti di tutto il mondo. Estonia, Lituania, Georgia, soprattutto, rientrano nel gruppo dei Paesi più liberi del mondo. Ma gli Stati Uniti, in tutto questo? La “terra della libertà”, che ci si aspetterebbe sempre al primo posto in classifica, è invece ferma al 10°. Una buona posizione, non c’è che dire. Ma il quadriennio di Obama (e gli 8 anni precedenti di George W. Bush) non hanno fatto bene alla libertà. Anche nell’Index di quest’anno, gli Usa risultano leggermente peggiorati, di 0,3 punti, rispetto alla classifica del 2012. Ma è anche inutile fare gli schizzinosi sulla mancanza di libertà economica negli Usa. Noi siamo più repressi del Ghana.


di Stefano Magni