Negli Usa si continua a comprare armi

giovedì 20 dicembre 2012


«Avrei paura di vivere in uno Stato in cui le armi sono solo in mano alla polizia e ai gangsters». Lo dichiarava William Borroughs. Che non è certo un “texano dagli occhi di ghiaccio”, conservatore e amante delle armi, bensì il padre della letteratura psichedelica statunitense. Il poeta non faceva che ribadire lo spirito libertario in cui sono nati gli Stati Uniti: solo un popolo armato può difendersi dal crimine. Dove, per “crimine”, si intende anche quello che lo Stato potrebbe commettere. La pensano così anche tutti quegli americani, meno creativi di Borroughs, che in questi giorni stanno letteralmente saccheggiando i negozi di armi.

Lo fanno per due motivi: prima di tutto, la volontà di difendersi da eventuali criminali, come Adam Laza, autore della strage nella scuola Sandy Hook di Newtown. Secondo: la necessità di armarsi prima che Obama lo possa vietare, con le nuove leggi che ha annunciato.

L’istinto dell’autodifesa è il più evidente. La vendita di armi, infatti, aveva già registrato un’impennata l’estate scorsa, subito dopo la strage nel cinema di Aurora, nel Colorado, dove un altro giovane folle aveva sparato sul pubblico in sala, durante la proiezione dell’ultimo film di Batman. Dopo il massacro della Sandy Hook, si sta ripetendo la stessa corsa agli armamenti individuali. Nel solo Colorado, teatro della precedente strage, in questi giorni, alla polizia, sono giunte 4200 richieste per il porto d’armi. Se la polizia non arriva – si chiede il cittadino medio – come faccio a difendermi dall’aggressore? Non importa andare a cercare, fra le statistiche, il numero di chi potrebbe difendersi bene, di chi si addestra regolarmente al poligono di tiro o di chi, al contrario, non sarebbe in grado di sparare con la pistola o il fucile che possiede. Un’arma è un’assicurazione in più sulla vita. Ben che vada, solo sfoderarla farebbe da deterrente. Così viene percepita dal grande pubblico. Ed è un’idea più che rispettabile.

Altrettanto evidente è la volontà di precedere le nuove norme che verranno emesse dall’amministrazione Obama. Che proprio ieri ha nominato il suo vicepresidente, Joe Biden, a capo della commissione che dovrà studiare i nuovi divieti. Ad andare per la maggiore, infatti, sono proprio quelle armi “d’assalto” che la prossima legge vorrebbe vietare o, per lo meno, controllare con maggior rigore. L’arma più venduta nel dopo-strage, infatti, è proprio l’AR-15 (con relative munizioni), cioè il fucile usato da Adam Lanza. Non per spirito di imitazione, si spera, ma proprio perché sarebbe il primo modello ad essere bandito. A una fiera di Cincinnati, ieri, «le vendite sono andate sopra le stelle – come dichiara un esponente della locale associazione per le armi alla Fox News – La gente sta comprando tutto ciò che può per paura che il presidente proibisca certi tipi di fucili e di negozi che possano venderli».

Di fondo c’è comunque la convinzione che il proibizionismo non risolva il problema. Puoi vietare le armi, i film d’azione accusati di promuovere la violenza (lo stesso Quentin Tarantino sta difendendo a spada tratta il suo ultimo “Django Unchained”) e pure i videogiochi violenti. Ma i criminali continueranno ad esistere. Per difendersi da essi... è forse meglio essere pronti e armati.


di Stefano Magni