India, impiccato l’uomo di Mumbai

giovedì 22 novembre 2012


Ajmal Kasab è stato impiccato ieri mattina nel carcere di Yerawanda, India. Era l’unico sopravvissuto del commando suicida che, il 26 novembre 2008, mise a ferro e fuoco la metropoli di Mumbai. Kasab non ha lasciato alcun testamento. Ma è probabile che la vicenda non si fermi con la sua esecuzione. Secondo R. R. Patil, ministro dello stato del Maharashtra (dove è stata eseguita la condanna a morte), l’impiccagione del terrorista è «un vero omaggio alle vittime innocenti, inclusi i poliziotti e il personale della sicurezza che hanno perso la vita in quelle ore. Gli attacchi di Mumbai sono stati un attacco all’intero Paese». Il Pakistan reagisce con estrema freddezza. Ajmal Kasab era pakistano, membro di un’organizzazione terrorista del Pakistan, la Lashkar-e-Taiba, dedicata alla causa del Kashmir (regione indiana rivendicata da Islamabad) e alla guerra santa. Non è ancora chiaro quale nesso vi sia fra Lashkar-e-Taiba e il servizio segreto, l’Isi. Così come continua a non essere chiaro quanti e quali legami vi siano fra l’Isi e il movimento dei Talebani. Il Pakistan è sempre una terra di grandi incognite e ambiguità. Per l’attentato in India, l’idea che si sia trattato di un complotto ordito a Islamabad va ben oltre le teorie della cospirazione. Inizialmente il Paese islamico aveva negato ogni nesso con l’attacco di Mumbai, costato la vita a 166 persone. Alla fine del 2008 la tensione militare era tornata a crescere fra India e Pakistan. Riportare la calma fra i due Paesi era stata una delle ultime missioni diplomatiche compiute da Condoleezza Rice, allora segretaria di Stato nell’amministrazione Bush. Solo dopo mesi di silenzio, il ministro degli Interni Rehman Malik aveva ammesso che: «alcune parti della cospirazione collegata agli attacchi terroristi del 26 novembre a Mumbai sono state organizzate nel (nostro, ndr) Paese». Sicuramente non si è trattato di un’ammissione di colpa. Ci sono intere regioni del Pakistan, l’area tribale dell’Ovest, che sono completamente fuori controllo. Gli arresti, però, arrivarono molto tardi. La rete terroristica che colpì Mumbai potrebbe essere stata molto più vasta. Il militante islamico Zabiuddin Ansari, arrestato in Arabia Saudita nel 2011, aveva rivelato nessi molto più profondi fra l’Isi e l’attacco a Mumbai. Il servizio segreto di Islamabad avrebbe fornito coordinamento, armi e sostegno finanziario, partecipato al reclutamento dei terroristi e alla direzione delle operazioni. Si sarebbe trattato, dunque, di un vero atto di guerra. Di cui Ajmal Kasab era solo una pedina.


di Stefano Magni