La verità manipolata nella guerra a Gaza

giovedì 22 novembre 2012


A Gaza la prima strage, per citare Pannella, è quella delle verità. Non a caso Fiamma Nirenstein oggi organizza una maratona oratoria e sit-in davanti a Montecitorio per ristabilire un minimo di imparzialità sugli eventi. Perché la vera guerra iniziata nelle scorse settimane a Gaza è quella contro le menzogne mediatiche, le realtà gonfiate di sensazionalismo, le foto taroccate. Come quella dei primi giorni della Associated Press in cui si faceva vedere un bambino vittima dei raid israeliani e che poi si è scoperto essere stato ucciso da un Qassam partito dalla Striscia ma finito per sbaglio sulla casa dove il malcapitato si trovava in quel momento. L’opinione pubblica mondiale è anti israeliana, e questo viene cinicamente calcolato dai terroristi di Hamas che, periodicamente, si trovano a dovere fronteggiare una mini guerra da loro stessi cercata e sollecitata con mesi di bombardamenti di Qassam, ai fianchi dell’odiata “entità sionista”. I giornali di sinistra in Italia e in Europa però sembrano accorgersi solo dei “poveri bambini palestinesi” uccisi nel raid aereo, sempre con il beneficio di inventario visto che sono apparse foto degli ospedali da campo della Siria spacciati per quelli dei palestinesi. Così gli effetti collaterali di tanto odio e di tanta disonestà intellettuale non hanno tardato a farsi sentire: legittimati dai titoli dei giornali tipo “Gaza, strage di bambini”, molti siti anti semiti come “Storm Front” (ma che dire di quello di “sinistra” “Informare per resistere”?) hanno iniziato la propria guerra parallela. Si moltiplicano i commenti ostili di fascisti e ultra-comunisti, che si assomigliano talmente tanto da fare pensare a un nuovo patto Ribbentrop-Molotov delle rispettive strategie di comunicazione. Eppure non sarebbe difficile ristabilire la correttezza delle informazioni. Ad esempio, lo stesso canale YouTube delle Forze di Difesa Israeliane, da giorni, carica video esplicativi su quello che sta facendo l’esercito per evitare vittime civili. Dai volantini in arabo che dicono alle persone di evacuare la zona oggetto di operazioni militari, alla rinuncia a colpire alcuni obbiettivi che si trovano in prossimità di scuole o abitazioni civili. Ma il problema è che tutto ciò non basta. Il fatto è che i terroristi mettono i bambini ovunque, ne hanno in sovrabbondanza a Gaza, e soprattutto a protezione delle bocche di fuoco. La gente non vuole sentire parlare di “scudi umani”, sembra propaganda, ma già durante l’operazione Piombo Fuso sono stati accertati episodi sconvolgenti, come quello di un’intera famiglia costretta dai terroristi di Hamas a custodire un arsenale dentro la propria abitazione. Quella volta i soldati riuscirono a sequestrare e a neutralizzare il tutto senza ammazzare nessuno. Ma in queste condizioni, con ogni casa di palestinese trasformata in trappola, che ci siano vittime civili è semplicemente una scelta premeditata dai terroristi, per sbatterle in faccia al mondo con il marchio “ucciso dagli israeliani”.

Scriveva giorni fa su Facebook, sfogandosi, un soldato israeliano: «Nelle ultime 24 ore si sono abbattuti sul Sud di Israele centosette razzi. Centosette razzi sparati con l’intenzione di uccidere, ferire, mutilare. Centosette razzi puntati contro la popolazione civile di uno Stato sovrano. E dal momento che finora non ci siamo lanciati in un’operazione su larga scala per affrontare i responsabili di queste aggressioni violente, pongo una domanda banale: quale altro paese al mondo tollererebbe tutto questo? Quale altra nazione sovrana al mondo permetterebbe una così palese violazione dei suoi confini e della sua sicurezza senza reagire con la massima determinazione? Alcuni colpi mirati su qualche obiettivo terroristico sono solo un inizio di reazione, ma non sono la risposta necessaria di fronte a questi attacchi».

Il motivo della reazione così misurata da parte di Israele è in parte legato al fatto che da Israele si pretendono standard di comportamento che non si pretendono da nessun altro Paese al mondo. Il mondo chiede continuamente a Israele di “esercitare autocontrollo” di fronte ad aggressioni totalmente ingiustificate contro la sua popolazione. Il mondo chiede continuamente a Israele di “esercitare autocontrollo” di fronte ad aggressioni totalmente ingiustificate contro la sua popolazione, e allora io pongo un’altra domanda: “Sulla base di quali precedenti?” Attacchi molto più piccoli di questi hanno provocato reazioni molto più dure da parte di altre nazioni. Tra il 1936 e il 1939 gli inglesi affrontarono un’insurrezione araba bruciando interi villaggi e uccidendo tremila palestinesi. Nel 1970 re Hussein di Giordania reagì a tumulti palestinesi massacrando non meno di 2.500 palestinesi in soli dieci giorni. Nel 1989, a Panama, quattro marines americani disarmati sbagliarono strada e incapparono in un posto di blocco al quale non si fermarono: uno fu ucciso, un secondo ferito. Il presidente Bush (padre) definì l’incidente “una gravissima violenza” e invase Panama con ventimila soldati.

Dall’inizio del 2009 sono stati sparati dalla striscia di Gaza su Israele circa 2.262 razzi, soprattutto contro centri abitati da civili. Stando al sito ufficiale delle Forze di Difesa Israeliane, nei tre anni seguiti all’ultima operazione anti-terrorismo nella striscia di Gaza undici persone sono state uccise e 127 ferite da lanci di razzi e mortai palestinesi. Ma, meglio di ogni altro argomento, parla un video su YouTube preso da Memri da Al Aqsa Tv del 29 febbraio 2008, cioè prima dell’operazione Piombo Fuso. In esso uno dei capi miliziani di Hamas, Fathi Hanmad, recitava slogan in cui i bambini e le donne e i vecchi venivano arruolati nella guerriglia, magari proprio come scudi umani, contro le prevedibili rappresaglie di chi veniva attaccato dai terroristi. Come ai tempi di Hitler, che dichiarava di volere estirpare il “cancro ebraico”. Basta leggerle e o vederle queste dichiarazioni di intenti per capire. Ma la gente preferisce distogliere gli occhi e puntare il ditino e i giornali si sentono più sicuri di vendere quando scrivono “Gaza, strage di bambini”.


di Dimitri Buffa