Grecia: pochi giorni per il default

mercoledì 14 novembre 2012


Alla Grecia sono stati concessi altri due anni di tempo (fino al 2016) per effettuare le riforme più urgenti e ottenere altri aiuti dalla troika (Ue, Bce e Fmi). È questa la decisione presa ieri dall’Eurogruppo, il vertice dei ministri delle Finanze dei Paesi dell’eurozona. Questa è la buona notizia per Atene.

Ma ce n’è anche una cattiva: per la prossima tranche di aiuti, pari a 31,5 miliardi di euro, occorrerà attendere un prossimo vertice dell’Eurogruppo, previsto per il 20 novembre prossimo. E si dovrà passare, prima, dall’approvazione di alcuni parlamenti nazionali, fra cui quello della Germania, sempre più scettica sul futuro della Grecia. Inoltre, se è stato raggiunto un accordo per rimandare il piano di breve termine per la riduzione del deficit, non c’è ancora un consenso unanime per un prolungamento dei tempi del piano di lungo termine per la riduzione del debito pubblico. Gli accordi che tuttora restano in vigore prevedono un abbassamento del debito al 120% sul Pil (percentuale giudicata “sostenibile”) entro il 2020. La proposta di alcuni ministri dell’eurozona di posticipare il termine al 2022 è stata accolta con grande scetticismo dal Fmi di Christine Lagarde.

Il premier greco, il conservatore Antonis Samaras, potrebbe non avere tutto questo tempo. Avverte che, se non arriveranno gli aiuti, i conti di Atene potrebbero fare default nei prossimi giorni. Questo vuol dire solo una cosa: lo Stato greco, attualmente, è tenuto in vita solo dall’ossigeno finanziario internazionale. Altrimenti non avrebbe più i soldi per pagare servizi, pensioni e stipendi pubblici.

La vendita dei buoni del tesoro a breve termine, ieri, ha fruttato 4,06 miliardi di euro, necessari per coprire il pagamento (entro venerdì) dei vecchi buoni del tesoro in scadenza, pari a 5 miliardi di euro. Per fornire garanzie di serietà e attrarre nuovi aiuti internazionali, la settimana scorsa, il Parlamento greco, dopo una lunga e dura battaglia in aula, ha approvato la nuova finanziaria del 2013, che include severe misure di austerity.

Fra queste troviamo: aumento dell’età pensionabile dai 65 ai 67 anni, un taglio alle pensioni dal 5% al 15%, riduzione degli straordinari per giorni festivi, taglio sulle liquidazioni del 35%, taglio degli stipendi ai poliziotti, soldati, vigili del fuoco, professori, giudici, funzionari della magistratura. Tutto ciò che assicura l’ordine pubblico sarà sottopagato, con conseguenze che possiamo solo immaginare.


di Stefano Magni