Turchia pacifista anche sotto attacco

sabato 6 ottobre 2012


A due giorni dal bombardamento siriano di Akcakale, in Turchia, che ha provocato la morte di due donne e tre bambine (civili, inermi, uccise a casa loro) turche, tutto il Paese, da Istanbul a Mersin, è attraversato da grandi manifestazioni. Ed è naturale, verrebbe da dire: ti uccidono cinque concittadini e stai pure zitto? E invece no, fermi tutti! Le manifestazioni sono contro la guerra. E sono iniziate da quando il parlamento di Ankara ha votato, a maggioranza assoluta, l’autorizzazione all’uso della forza.

Quindi, riassumendo: bombardano il tuo Paese, ti uccidono cinque connazionali, il tuo parlamento autorizza il tuo governo a reagire… e tu manifesti per la pace? La Turchia, almeno su questo, è pienamente inserita nell’Unione Europea. Anche nei nostri Paesi l’unico intervento armato consentito dall’opinione pubblica è quello che provoca 0 vittime, sia fra i tuoi che fra i nemici. Ma almeno abbiamo una giustificazione: tutti i conflitti combattuti dalle democrazie europee, dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, sono interventi “fuori area”, spedizioni all’estero, lontani dalle nostre case, che non riguardano la sicurezza del nostro territorio. La Turchia, invece, ci sta superando in fatto di pacifismo: le proteste scoppiano dopo un attacco subito sulla propria terra. Istanbul, Smirne, Mersin, Eskisehir: migliaia di manifestanti lanciano slogan contro il governo Erdogan, accusandolo di essere “al soldo degli americani”. I sondaggi pubblicati ieri, rilevano che il 55% dei cittadini sia contrario ad un conflitto con la Siria.

Qualcosa di analogo lo si vedeva anche in Francia. Nel 1940. Fu un caso storico celebre in cui l’opposizione e l’attivismo contro la guerra non cessarono, né calarono neppure nel momento in cui il Paese veniva invaso dalle armate tedesche. La Francia, allora, era lacerata fra un’estrema sinistra rampante (e alleata degli invasori, grazie al patto Ribbentrop-Molotov fra Urss e Germania nazista) e un’estrema destra latente e diffusa, che tutto sommato vedeva gli invasori di buon occhio.

La Turchia di oggi è invece dominata da un’opinione pubblica sempre maggiormente filo-islamica e comunque anti-occidentale. In questo caso specifico, il filo-islamismo non c’entra: Assad è nemico dei fondamentalisti sunniti e il motivo del sostegno che il governo Erdogan sta dando all’opposizione è un aiuto implicito ai Fratelli Musulmani. I manifestanti per la pace vanno oltre (o ignorano del tutto) queste logiche machiavelliche. A loro interessa dare addosso agli Usa. Anche a costo di farsi bombardare da Assad.


di Giorgio Bastiani