La grande sfida alle urne in Georgia

martedì 2 ottobre 2012


La Georgia va al voto nel giorno di San Bidzina. Il leader dell’opposizione parlamentare ha festeggiato il suo onomastico. Si chiama, infatti, Bidzina Ivanishvili, doppia cittadinanza francese e georgiana.

Imprenditore nel settore immobiliare, proprietario di alberghi ed empori, la sua villa dall’architettura fantascientifica domina la capitale Tbilisi. Dalle sue immense vetrate, Ivanishvili può guardare dall’alto proprio il palazzo presidenziale, il cui inquilino, da otto anni, è Mikheil Saakashvili. In queste elezioni, i cui risultati saranno pubblicati oggi, non si decide ancora chi sarà il presidente. Si decide, però, chi costituirà la maggioranza nel Parlamento, che elegge a sua volta il governo.

Ivanishvili ha grandi aspettative, come ha spiegato ieri alla televisione georgiana: «Oggi, per la prima volta nella storia della Georgia, il governo sarà cambiato tramite elezioni». La maggioranza, da 8 anni, è stata sempre conquistata dal Movimento Nazionale Unito, di ispirazione democratica ed europeista, guidato da Saakashvili. Ad esso Ivanishvili oppone la nuova coalizione Sogno Georgiano. Il nome ricorda vagamente Forza Italia. E nelle sue file milita anche il calciatore Kakha Kaladze, ex dipendente di Berlusconi: nel Milan.

Sogno Georgiano ha organizzato già ieri, dalla sua sede in pieno centro storico (la ex sede della sovietica “Casa del Giornalista”), la festa della vittoria elettorale. «Riceveremo almeno due terzi dei seggi in Parlamento – dichiarava già ieri mattina Ivanishvili - se tutto va in modo ideale, ma non ho speranze in tal senso, c’è una forte probabilità che il Movimento Nazionale Unito non entri neppure in Parlamento. Nessuno vuole più sentire parlare di questa gente». I numeri dei sondaggi (sempre che siano attendibili) non gli danno ragione. Si attende che Sogno Georgiano conquisti, al massimo, il 30% dei voti.

Saakashvili può aver perso punti dopo lo scandalo provocato dal video delle torture nelle carceri di Tbilisi. Ma è lecito pensare che abbia perso la maggioranza in meno di un mese? Le dichiarazioni di Ivanishvili, piuttosto, sono un avvertimento: ogni risultato sarà contestato. I precedenti per montare una protesta ci sono tutti. Prima di tutto è stata contestata la cittadinanza georgiana di Bidzina Ivanishvili: è francese, non georgiano. Ciò non gli ha impedito di formare la sua coalizione politica, ma lui stesso, per legge, non ha nemmeno potuto votare. La lite sulla cittadinanza, per ora, è sotto-traccia, ma pronta a riemergere con prepotenza in caso di contestazioni sui risultati. Secondo: sia Ivanishvili che Kakha Kaladze sono stati condannati dalla magistratura georgiana a pagare molte salatissime, per finanziamento illecito del partito.

La questione è già finita all’attenzione della Corte Europea dei Diritti. Terzo: la durata stessa dei governi del Movimento Nazionale Unito (e della presidenza di Saakashvili) ha fatto sì che media, forze dell’ordine e apparato burocratico fossero dominati dalla maggioranza. Sogno Georgiano si presenta all’elettorato come forza perseguitata da un “regime”. Che in realtà, finora, regime non è: le elezioni in Georgia sono tuttora considerate le più libere e regolari in tutta l’area ex sovietica. Sempre che queste ultime non costituiscano un’eccezione. La Russia, a quattro anni dall’invasione della Georgia, non starà a guardare. Specie se scoppieranno disordini...


di Stefano Magni