L'imam Al Masri estradato negli Usa

mercoledì 26 settembre 2012


La regina d’Inghilterra Elisabetta II esprime preoccupazione per il difficile arresto di Abu Hamza al Masri, predicatore fra i più incendiari nella galassia del fondamentalismo islamico e presunto terrorista. Ma la regina non si esprime mai in pubblico su questioni politiche. Tantomeno su scottanti vicende legate alla sicurezza del Regno Unito. Aveva confidato le sue inquietudini al giornalista della Bbc Frank Gardner, che ha diffuso la notizia ieri mattina. La Bbc ha dovuto chiedere pubblica ammenda nel pomeriggio stesso. Eppure gli inglesi danno ragione alla regina. E la sua opinione “rubata” ha subito riscosso il plauso dei membri del Parlamento.

Perché Abu Hamza al Masri è diventato il simbolo del pericolo islamico. Inquietante anche a prima vista (con il suo uncino e l’occhio guercio) al Masri è autore di celebri filippiche anti-britanniche e anti-occidentali. Nei suoi sermoni, l’imam se l’è presa con tutti. Con gli scienziati, accusati di aver diffuso l’Aids. Con i sexy shop: «Ogni luogo della perdizione è un obiettivo da distruggere». Con gli ebrei: «Un ebreo non può guardare in faccia un musulmano o passargli accando senza sapere di averlo oppresso, o senza sapere che altri ebrei abbiano oppresso i musulmani ovunque. La nazione di Maometto deve riconquistare la sua dignità e questa non può essere ottenuta senza che scorra il sangue». Con gli “infedeli”: «Uccidere un infedele che ti sta combattendo è giusto. Uccidere un infedele per qualsiasi altra ragione va bene. Ed anche se non c’è alcuna ragione, va bene». Con la democrazia britannica: «Essi (gli inglesi, ndr) non vogliono essere governati dalla religione, non vogliono che le donne si coprano, non vogliono che sia un re a governare. Per questo hanno cancellato la monarchia o ridotto la regina al pari di una scimmia in una gabbia dorata, esposta agli occhi del pubblico». La regina, a quanto pare, non l’ha dimenticato.

Al Masri fu arrestato nel 2006 dietro a una serie di accuse correlate ad attività terroristiche. Nei precedenti 9 anni aveva potuto predicare e agire liberamente, in qualità di imam della moschea di Nord Londra. Nel 2003 le autorità gli aveva proibito di continuare a seminare odio nella moschea. E lui, imperterrito, aveva continuato a predicare fuori dall’edificio religioso. Fra i suoi seguaci c’era anche quel noto Richard Reid che cercò di far esplodere un aereo con l’esplosivo nascosto nelle scarpe (dobbiamo a lui il controllo delle scarpe prima di ogni volo atlantico). Il suo arresto, nel 2006, aveva riaperto l’antica controversia sul sottile confine fra la predicazione d’odio (che, in sé, non è un atto di violenza) e il terrorismo. Durante il processo ne aveva approfittato per rilasciare un’altra sua dichiarazione celebre, definendo “un cesso” il Regno Unito. Gli Usa avevano chiesto l’estradizione, per processarlo. È tuttora sospettato di aver partecipato al rapimento di cittadini americani nello Yemen nel 1998 e di aver organizzato un campo jihadista nell’Oregon nel 1999. Dopo una lunghissima battaglia legale, la Corte Europea dei Diritti, lunedì ha dato il via libera all’estradizione. Ora l’imam radicale rischia il carcere a vita. La Corte Europea ha creato un precedente che i predicatori d’odio dovrebbero temere. E il popolo inglese, assieme alla regina, tira un sospiro di sollievo.


di Giorgio Bastiani