Pakistan: la piccola Rimsah è libera

sabato 8 settembre 2012


Rimsha Masih, la bambina pakistana cristiana di 11 anni, incarcerata dietro la gravissima accusa di blasfemia, è stata liberata su cauzione. Grande soddisfazione dei parenti, prima di tutto, delle associazioni cristiane che si sono battute per la sua liberazione e anche del ministro pakistano Paul Bhatti (consigliere per l’Armonia Nazionale), che si è esposto in prima persona in questa causa. Ma anche orrore per un ennesimo caso di estrema intolleranza, del quale rischiava (e rischia tuttora) di rimanere vittima una bambina, che, secondo una perizia psichiatrica, è anche affetta da gravi problemi mentali.

Secondo gli accusatori, la bambina avrebbe bruciato alcune pagine del Corano. Ed è bastato dirlo per far partire un pogrom anti-cristiano nel quartiere di Mehrabadi, un sobborgo della capitale Islamabad. L’accusa di blasfemia, secondo i testimoni che si sono alternati nell’aula del tribunale di Islamabad, è stata montata ad arte da imam radicali. Ma intanto 600 cristiani avevano già dovuto abbandonare le loro case, per sfuggire al linciaggio.

“Ironia della sorte” vuole che quasi tutti i cristiani di Mehrabadi fossero già profughi: si erano trasferiti nella capitale dopo che erano fuggiti da un altro pogrom anti-cristiano a Gojra, nel 2009. Le loro nuove case vennero assegnate dall’ex ministro delle religiosi Shahbaz Bhatti… ucciso nel 2011 per mano dei radicali islamici. Ovunque vadano, queste famiglie restano vittime della violenza dei radicali islamici. E della legge pakistana: Rimsha Masih, solo in base al sospetto del suo atto sacrilego, è stata arrestata in agosto e processata per blasfemia. Dopo un’intensa campagna per la sua liberazione, nei primi giorni di settembre è arrivata la svolta a suo favore.

Il 2 settembre, uno dei suoi accusatori, l’imam Hafiz Mohammed Khalid Chisti, è stato arrestato dietro al sospetto di aver prodotto prove false. Nello specifico: di aver piazzato il libro “dissacrato” nella borsa della bambina. Il giorno dopo, Hafiz Mohammad Tahir Mehmood Ashrafi, presidente della conferenza degli ulema (dottori della legge coranica) del Pakistan, ha testimoniato a favore della giovanissima cristiana, chiamandola “figlia della nostra nazione”. Il ministro Paul Bhatti, come Shahbaz prima di lui, si è esposto personalmente per evitare una nuova vittima dell’odio religioso. Ma, facendolo, rischia la vita in prima persona: il 3 settembre ha ricevuto minacce concrete, tanto da dover rimanere barricato nei suoi uffici.


di Stefano Magni