Il sogno socialista di Barack Obama

giovedì 6 settembre 2012


Una vita dignitosa. È questo lo spirito dell’America secondo i Democratici, almeno da quanto emerge dal (già popolarissimo) discorso di Michelle Obama alla Convention di Charlotte. Se Mitt Romney ha portato se stesso e agli altri oratori di Tampa quali esempi di successo del self made man, l’uomo democratico mira all’onestà di una vita modesta, al superamento delle difficoltà della vita anche ricorrendo all’aiuto di Stato. L’esempio per Michelle è il padre, ammalato di sclerosi multipla e, nonostante tutto, gran lavoratore, puntuale e onesto, che ha dato ai figli l’opportunità di vivere una vita migliore. «Abbiamo imparato la dignità e la decenza, l’onestà e l’integrità, la gratitudine e l’umiltà».

Non sono solo parole retoriche, ma la visione dell’uomo, su cui di basa e si baserà un programma politico. «È il motivo per cui abbiamo firmato il Lilly Ledbetter Fair Pay Act, per aiutare le donne ad essere pagate sul lavoro come gli uomini – spiega la first lady – È il motivo per cui abbiamo tagliato le tasse sulle famiglie dei lavoratori e sui piccoli imprenditori e abbiamo lottato per far sì che l’industria automobilistica potesse reggersi sulle sue gambe. È il motivo per cui abbiamo salvato l’economia, che era sull’orlo dell’abisso, per creare ancora posti di lavoro. Lavori con cui si può mantenere una famiglia, qui negli Stati Uniti d’America».

Michelle ricorda quando, lei e suo marito, avessero debiti più alti delle loro borse di studio, quando erano studenti. E per questo: «Barack si è battuto così duramente per aumentare gli aiuti agli studenti e tener bassi i tassi di interesse». E per quanto riguarda la riforma sanitaria, la logica è la stessa: «Quando era in gioco la salute delle nostre famiglie, Barack si è rifiutato di dare ascolto a tutti coloro che gli suggerivano di rimandare la riforma a un altro giorno, o a un altro presidente».

La visione dello Stato che emerge da questo discorso è piuttosto chiara: è il politico che si fa carico delle difficoltà dei suoi cittadini e interviene per aiutarli a superarle. Il sogno americano è sempre stato legato all’indipendenza dell’individuo. La first lady suggerisce un’altra visione: «Barack conosce il sogno americano perché lo ha vissuto. Vuole che ciascuno, in questo Paese, abbia pari opportunità, non importa chi sia, o da dove arrivi, o come appaia, o chi ami». È il sogno socialista delle pari opportunità che emerge da questa definizione. Nel nome del quale, tutti i governi egualitaristi, hanno sempre creato disparità di diritti. I più ricchi hanno meno diritti dei poveri, devono pagare più tasse per aiutarli. Gli appartenenti alle minoranze o al “sesso debole” devono essere più tutelati dallo Stato degli altri, per avere più facilità di accesso a lavoro e a stipendi più alti (e il Lilly Ledbetter Fair Pay Act è lì a dimostrarlo). Già che si parla del sogno americano, i Padri Fondatori (Jefferson, soprattutto, ma anche lo stesso Washington) non avevano mai sentito parlare di “pari opportunità”. Semmai reclamavano pari diritti per tutti.

Il programma è evidente: Obama ha provato, per quattro anni, a cambiare il volto all’America e alla sua filosofia di base. Ora chiede un altro mandato per continuare a farlo. Nonostante i risultati, almeno dal punto di vista economico, non siano confortanti.


di Stefano Magni