I giudici non demoliranno Romney

martedì 4 settembre 2012


Colpo basso. Proprio mentre si entra nel vivo della campagna elettorale americana, in un fine settimana in cui i sondaggi nazionali davano Obama e Romney quasi alla pari, il New York Times rivela che il procuratore generale di New York, Eric Scheiderman, da luglio sta indagando sulla Bain Capital, la società fondata da Mitt Romney e altre 11 società, sospettate di elusione fiscale. Fino a che punto Mitt Romney può essere compromesso dall’indagine? 

Il candidato repubblicano alla presidenza ha dato le dimissioni dalla Bain Capital, anche se continua ad incassare profitti dalla società. Quindi è e resta legato alle sue sorti. Ma è il caso in sé ad essere abbastanza dubbio. Infatti ad essere sotto indagine è la pratica, usata comunemente dall’industria del private equity, che consente di convertire le commissioni pagate dagli investitori in investimenti in fondi gestiti dalle stesse società. Una consuetudine che permette di pagare meno tasse: il reddito da capital gain è tassato al 15%, contro il 35% su quello da commissioni. E però… questa pratica è consentita dalla legge. E, anche dimostrando che la Bain Capital ne ha fatto uso, non si proverebbe la sua colpevolezza. Scheiderman sta indagando, dunque, su un suo possibile “abuso”.

Quel che appare chiaro è che si tratti di un’indagine politica. In questo caso non c’è neppure il dubbio se la magistratura inquirente sia neutrale o politicizzata: il procuratore generale è una figura politica a tutti gli effetti. Scheiderman è stato eletto due anni fa nel Partito Democratico. La sua indagine, dunque, rientra senza dubbio nella campagna elettorale. E tocca il tasto più premuto dai comunicatori di Obama: Mitt Romney “ha la coscienza sporca” sul fisco. Già da tutto l’anno, i Democratici chiedono al candidato repubblicano di mostrare la sua dichiarazione dei redditi. Lui ha accettato, ha mostrato quella del 2011, ma non basta: ora vogliono quelle degli ultimi 10 anni. È tutto da vedere, però, quanto impatto abbia questa nuova offensiva mediatica. Il New York Times, che ha fatto lo scoop, già ieri non metteva più in risalto questa notizia.

Il Wall Street Journal l’ha relegata fra le news: sarà anche filo-conservatore, ma il quotidiano economico è anche il più letto in America. I siti di Abc, Cnn e Nbc hanno già altre notizie di cui parlare e l’inchiesta sulla Bain è scomparsa dalle loro headlines già 24 ore dopo. Da oggi, per di più, rischia di passare in secondo piano nei media perché sta scoppiando un’altra notizia: l’uscita nelle librerie di “No Easy Day” (letteralmente “un giorno non facile”) scritto da Mark Owen, pseudonimo di uno degli Navy Seals che parteciparono al raid contro Osama bin Laden.

Si tratta di una patata bollente per Obama: l’incursore di marina, stando alle numerose anticipazioni del suo testo, ironizza sull’amministrazione e fa capire chiaro e tondo che il presidente in carica, benché comandante in capo, non sia affatto amato dai militari. La Casa Bianca si troverà nel dubbio se censurare o lasciar dire. In ogni caso l’uscita del libro farà passare “un giorno non facile” all’amministrazione. E difficilmente “questioni di lana caprina finanziaria” potranno distrarre l’opinione pubblica.


di Stefano Magni