Ron Paul, il terzo incomodo

venerdì 31 agosto 2012


Alla festa della Convention nazionale Repubblicana c’è un ospite sgradito che ha voltato le spalle al “padrone di casa”. Ron Paul, deputato del Texas e candidato alle primarie presidenziali ha concluso ufficialmente la sua campagna senza dare il suo endorsement al candidato ufficiale Mitt Romney. Ha annunciato, in un evento separato nell’Università della Florida del Sud, che non farà alcuna campagna a favore del ticket Romney–Ryan. Né intenderà partecipare alla Convention nazionale. Lo staff della sua campagna fa sapere ai media che le condizioni poste dal Partito Repubblicano fossero troppo umilianti: di fatto Ron Paul, dopo quasi un anno di lotta contro Mitt Romney, avrebbe dovuto recitare un discorso letto e approvato in anticipo dallo staff del candidato ufficiale. Una condizione inaccettabile per un candidato libertario che si è sempre proposto al suo pubblico come un’alternativa radicale, praticamente equidistante da Romney e Obama.

Il libertario Lew Rockwell (del Mises Institute) che si è speso personalmente per tutti questi mesi per sostenere il progetto di Ron Paul, dal suo blog continua a predicare l’equidistanza da entrambi i candidati. Condannandoli entrambi. «Non dovrei esserlo, ma sono sempre sorpreso, quando sento gente che mi invita a sostenere Romney perché Obama sarebbe molto peggio, o viceversa a sostenere Obama, perché Romney sarebbe molto peggio. Io sento questi argomenti da persone intelligenti, ma devo farmelo ripetere un paio di volte, perché non credo mai a quel che sento. Non posso credere che loro non vedano che entrambi questi signori (o meglio: entrambi i gruppi di interessi che li sostengono) siano incredibilmente malvagi e che sostenere uno di loro voglia dire condurre il nostro Paese ancor di più sulla via dello stato di polizia, dell’avventurismo militare, del corporativismo economico e, infine, alla bancarotta».

Sorge ancora spontanea la domanda che aleggia dall’inizio della campagna elettorale: Ron Paul fonderà un suo partito? I numeri li avrebbe. Ma il tempo inizia a scarseggiare. Paul potrebbe però essere (con gran delusione di Rockwell e dei libertari duri–e–puri) solo una delle parti di un gioco del “poliziotto buono e poliziotto cattivo”. Lui interpreta il cattivo e attira l’elettorato più estremo. Il “buono”, invece, è suo figlio, Rand Paul. Che alla Convention era invitato e ha tenuto un discorso, dove esalta il sogno americano, l’individualismo alla base della forza della nazione. Il tutto per: dare l’endorsement a Romney.


di Stefano Magni