Il lato femminile dei repubblicani

giovedì 30 agosto 2012


La prima serata della Convention repubblicana di Tampa è stata dedicata interamente alle… donne. Benché i due candidati siano entrambi maschi, Mitt Romney e il vice Paul Ryan (niente ticket misto, come ai tempi di John McCain e Sarah Palin), la femminilità è al centro dell’attenzione. Ann Romney, aspirante first lady, più carismatica del previsto, ha lanciato il suo messaggio di amore per il marito e di promozione per il candidato.

Ma anche e soprattutto una sfida sulla femminilità: le donne sono «... le madri di questa nazione, single, mogli, vedove, che tengono realmente assieme questo Paese. Siamo madri, mogli, nonne, sorelle maggiori e minori, figlie». La donna “angelo del focolare”? Niente affatto, a giudicare da un’altra repubblicana doc, Nikki Haley, governatrice della South Carolina: «Io sono una figlia orgogliosa di immigrati indiani – ha esordito la Haley – che ogni giorno hanno ricordato a me, ai miei fratelli, a mia sorella, quanto fossimo fortunati a vivere in questo Paese. Nessun giorno è stato facile. Non c’è stato alcun giorno in cui mamma e papà non abbiano speso tutte le loro energie per trasformare la nostra azienda in un successo».

La Haley rappresenta bene la famiglia-imprenditrice di immigrati, che si rimbocca le maniche e ha successo senza alcun aiuto. Il governo federale, così come è stato impostato da Obama, è un peso, non un sostegno: «È triste dirlo, ma la parte più dura del mio lavoro continua ad essere questo governo federale, questa amministrazione, questo presidente. Come ho detto, i miei genitori, venendo in America, amavano questa idea: l’unica cosa che ostacola il tuo successo sono i paletti che tu stesso ti poni. Sfortunatamente, negli ultimi anni, puoi anche lavorare duramente, cercare di aver successo, rispettare le regole, ma il presidente Obama cercherà sempre di metterti i bastoni fra le ruote». La donna repubblicana, dunque, non cerca aiuti, né protezione. Non vuole paletti, né interferenze governative.

«Quando i tempi si facevano duri (i miei genitori, ndr) non cercavano aiuto a Washington, ma si basavano sulle loro forze – dichiara Mia Love, sindaco di Saratoga Springs (Utah), donna di origina haitiana – La visione che il presidente Obama ha dell’America è fondata sulle divisioni, mettendoci gli uni contro gli altri, dividendoci lungo le linee di reddito, genere, etnia e posizione sociale». È un discorso opposto rispetto al femminismo a cui siamo abituati. E paradossalmente, il più chiaro messaggio sulla femminilità, martedì sera lo ha lanciato un maschio, pure piuttosto imponente: Chris Christie, governatore del New Jersey. «La più grande lezione lasciatami da mia mamma è stata questa: mi ha detto che ci sono momenti in cui devi scegliere fra l’essere amato e l’essere rispettato. Mi ha insegnato che devi sempre scegliere il rispetto sull’amore. L’amore senza il rispetto è sempre fragile, mentre solo il rispetto può diventare un vero, duraturo, amore».

Il discorso della mamma di Christie valeva per le donne. Ma il governatore lo applica al governo: fare scelte dure, quali il taglio della spesa pubblica, la lotta ai privilegi sindacali, l’abolizione dei sussidi, una drastica riforma (in senso liberista) della previdenza sociale e della sanità, genereranno ben poco amore per i Repubblicani. Ma potranno godere del rispetto di tutti: la vera politica al femminile.


di Stefano Magni