Processo lampo alla moglie di Bo Xilai

venerdì 10 agosto 2012


In Cina lo chiamano il “processo del secolo”. Di sicuro, quello che si è celebrato nella città di Hefei, passerà alla storia come il processo più rapido del secolo: è durato appena un giorno. Gu Kailai, moglie dell’ex dirigente comunista di Chongqing (ora in disgrazia), Bo Xilai, è stata dichiarata colpevole di omicidio. Avrebbe assassinato l’uomo d’affari britannico Neil Heywood con una dose di veleno. Il verdetto sarà emesso nei prossimi giorni. Gu Kailai rischia la pena di morte, ma potrebbe salvarsi grazie ad un’attenuante: Gu avrebbe ucciso perché temeva per la vita di suo figlio. In tal caso, la condanna potrebbe essere commutata in una pena carceraria.

Il caso Neil Heywood è iniziato lo scorso novembre, con il ritrovamento del corpo senza vita dell’uomo d’affari britannico in un albergo di Chongqing. All’epoca, Bo Xilai era il leader del Partito Comunista locale ed era considerato un astro nascente della politica nazionale. Con i suoi metodi neo-maoisti, stava conducendo un’operazione di “pulizia” contro i cartelli della malavita e stava iniziando (come si è appreso più tardi) a spiare e pedinare anche alti papaveri della politica di Pechino. Vuoi perché erano coinvolti in affari loschi, vuoi perché Bo Xilai voleva che lo fossero: per ricattarli e facilitare la sua stessa ascesa al potere. La sua aspirazione era di entrare nel Comitato Permanente del Politbjuro di Pechino, il vertice del vertice del potere cinese. Il caso Heywood e lo scandalo Bo Xilai si sono intrecciati. Durante le indagini sul primo, si è fatta strada l’ipotesi di omicidio politico: Heywood avrebbe gestito transazioni finanziarie illegali a favore del dirigente di Chongqing e di sua moglie, dopodiché avrebbe iniziato a ricattarli. Il ricattatore sarebbe diventato ricattabile, a quanto risulta. E quindi la moglie di Bo avrebbe anticipato le mosse, avvelenando il businessman. Il Partito, da un lato ha insabbiato, dall’altro ha gettato fango. Ha insabbiato le circostanze della morte di Heywood, su cui non possono esistere più certezze: il corpo dell’uomo d’affari è stato subito cremato. Solo un pezzo di cuore è stato conservato dalla polizia locale, su ordine del procuratore Wang Lijun, ex braccio destro di Bo Xilai. Ed ora in disgrazia come il suo protettore. Bo Xilai è stato rimosso da tutti i suoi incarichi, ma non per il caso Heywood, bensì per una generica accusa di “indisciplina”. La moglie Gu Kailai è stata processata (e già condannata) per omicidio. Ma nessuno dei presunti reati economici commessi da Heywood e dalla “cricca di Chongqing” è finita sotto la lente delle indagini.

La storia si concluderà solo il prossimo ottobre, quando verrà rinnovato il Comitato Permanente. Secondo un osservatore esperto dell’élite cinese, il professore Jean-Pierre Cabestan (dell’università di Hong Kong), Bo Xilai avrebbe potuto aspirare alla carica di capo della Propaganda del Partito, contendendola a Liu Yunshan e/o a Wang Yang (gli unici concorrenti papabili rimasti). In un enorme Paese da un miliardo e mezzo di abitanti, aspirare ad entrare in un ristretto circolo di potere assoluto, composto da 9 membri, diventa un gioco senza esclusione di colpi. Nel quale il rispetto della vita e della dignità di una persona non viene neppure preso in considerazione.


di Stefano Magni