I due volti di Mohammed Morsi

giovedì 9 agosto 2012


Dopo l’attentato al confine fra Egitto e Israele, un raid militare egiziano contro gli jihadisti del Sinai ha provocato almeno 20 morti. Il presidente Mohammed Morsi lo aveva promesso: restaurare l’ordine nella penisola (fuori controllo sin dallo scoppio della rivoluzione contro Mubarak, un anno e mezzo fa) è la priorità militare. Il governo israeliano è d’accordo ed è disposto ad accettare una maggior presenza egiziana ai suoi confini meridionali, pur di non rischiare altri attentati. Eppure, proprio il giorno prima del raid, i Fratelli Musulmani (di cui Morsi è leader) avevano pubblicato sul loro sito la loro versione complottista: l’attentato nel Sinai visto come il frutto di una cospirazione del Mossad per seminare zizzania fra il Cairo e i “fratelli” palestinesi di Gaza: Hamas è affiliato alla Fratellanza egiziana.

Strano sdoppiamento di posizioni: l’Egitto è evidentemente dominato da due uomini: Mohammed Morsi e… Mohammed Morsi. Una specie di dottor Jakyll e mister Hyde. Il primo Morsi è il leader dei Fratelli Musulmani, promette di “rivedere” (eufemismo per: stracciare) il trattato di pace con Israele, vuole vincere il braccio di ferro con i militari, vuol liberare l’Egitto dalle “contaminazioni” occidentali, d’accordo con gli imam più radicali. Il secondo Morsi, pur essendo la stessa persona, è l’opposto: una sorta di Mubarak più democratico. Va a braccetto con i militari, promette a Hillary Clinton di rispettare il trattato di pace con Israele, si impegna a garantire tutti i diritti civili, rispettando la parità fra uomini e donne e la protezione delle minoranze religiose. I benpensanti non vedono alcuna contraddizione fra Morsi1 e Morsi2, perché ritengono (già da prima delle elezioni egiziane) che i Fratelli Musulmani siano diventati un movimento “democratico e liberale”. I malpensanti ritengono che Morsi2 sia solo un dissimulatore: d’altra parte, celare l’agenda segreta è sempre stato un espediente dei Fratelli Musulmani, quando i rapporti di forza sono a loro sfavore. E sono a sfavore, per ora, perché l’esercito ha ancora le redini del potere legislativo e della politica estera.

In ogni caso, questo sdoppiamento di personalità del presidente egiziano sta diventando un vero e proprio caso-studio. Ad esempio, la settimana scorsa, Morsi2 ha inviato una lettera ad Israele, promettendo di rispettare gli accordi in vigore e di lavorare assieme allo Stato ebraico per gestire i comuni interessi di stabilità nella regione. Morsi1 ha affidato la sua vibrante protesta all’ufficio della presidenza egiziana. Che ha immediatamente rinnegato la paternità della lettera. Benché gli israeliani abbiano ricevuto il documento tramite l’ambasciata egiziana a Tel Aviv, con tanto di timbro ufficiale, il Cairo tuttora nega. Lo sdoppiamento ha assunto toni drammatici nell’attuale crisi del Sinai. Morsi1 aveva ricevuto nel suo ufficio il premier di Hamas, Ismail Haniye, promettendo nuovi rapporti commerciali. Morsi2, dopo l’attentato del Sinai (16 soldati egiziani morti) ha subito chiuso il valico di Rafah “a tempo indeterminato”.

Questo dualismo è destinato a durare ancora per molto. Almeno finché non vi sarà un solo potere al comando: o quello presidenziale o quello militare. Solo allora potremo vedere quale sia il vero volto di Mohammed Morsi.


di Stefano Magni