Privati su Marte? Un sogno possibile

martedì 7 agosto 2012


“Curiosity” è riuscito ad atterrare con successo su Marte e a mandare la sua prima immagine a bassa definizione. Benché non si tratti della prima sonda americana a raggiungere la superficie del pianeta rosso, l’emozione è forte alla Nasa. Dopo la nostalgia dovuta al pensionamento dello Space Shuttle e la depressione causata dai tagli di fondi imposti dall’amministrazione Obama, finalmente c’è un successo chiaro da mostrare al pubblico di tutto il mondo.

La Nasa vive e lotta con noi, insomma. Ma quanto tempo ci vuole prima di vedere il primo uomo su Marte? Tanto, oltre i 20 anni. Sempre che sia la Nasa (agenzia statale) a gestire tutto il programma. E se subentrasse un privato? Questa domanda sarebbe parsa pura retorica libertaria, o frutto della mente di un appassionato del fumetto e film di Iron Man («Ho privatizzato la sicurezza nazionale») fino al 2012. Oggi, invece, è possibile porci seriamente questo interrogativo. Dal momento che è stata una compagnia privata, la SpaceX, a mandare i rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale con un suo modulo, il Dragon, lanciato da un suo vettore, il Falcon. Ha ridotto i costi della missione e ottimizzato i tempi. Quella compagnia ha anche una marcia in più. Il suo fondatore, il sudafricano (californiano d’adozione) Elon Musk, è un visionario che vuole cambiare il mondo e sa di trovarsi da solo di fronte alla colonizzazione commerciale dello spazio, esattamente come i pionieri delle ferrovie trans-americane.  «Il Governo non è adatto a fare avanzare la tecnologia rapidamente – dichiara Elon Musk al Los Angeles Time - Tende ad essere più efficiente a finanziare la ricerca di base. Per fare decollare davvero le cose, bisogna avere società commerciali. Il governo è stato capace di gettare le basi di Internet, ma languiva. Le società commericali hanno iniziato ad avere un ruolo intorno al 1995 e da allora è accelerato. Ci serve qualcosa di simile per lo spazio». Il suo obiettivo è dichiaratamente la colonizzazione di Marte. Intende raggiungerlo nei prossimi 12-15 anni. Pensa anche ad un incentivo commerciale per la sua impresa futura: inizia già a pensare a vendere biglietti per turisti su Marte al prezzo (non troppo esorbitante) di 500mila dollari. Ma intanto, arriviamoci a questo benedetto pianeta rosso.

L’iniziativa di SpaceX potrebbe, non intenzionalmente, dare il via ad una competizione fra privati. La Virgin Galactic, di Richard Branson, già si sta presentando al pubblico come la prima compagnia di viaggi spaziali. Il primo volo, salvo imprevisti, partirà l’anno prossimo. Elon Musk non sembra dar loro molto credito, ma punto nel vivo (la competizione nel nuovo turismo extra-terrestre) chi ci assicura che pure Branson si lanci nella corsa a Marte? Di qui a 20 anni, inoltre, potrebbero nascere nuove compagnie. E sarebbe un bene per noi poveri terrestri. Perché lo Stato ha investito tanto nella corsa allo spazio solo per motivi militari e di prestigio nazionale. Ci ha fatto toccare la Luna mezzo secolo fa, ma poi ci ha lasciato a Terra. Perché un governo è sempre vincolato dalla logica (pure legittima), del “più ospedali, meno stelle”. Un privato è più libero di sognare le stelle, senza sentirsi in colpa per non aver costruito ospedali.


di Stefano Magni