L'Iran avrà l'atomica entro il 2014

mercoledì 18 luglio 2012


Il programma nucleare iraniano torna a far parlare di sé, a intermittenza. A volte sembra un pericolo imminente, nella maggior parte dei casi sembra una notizia da relegare in un trafiletto nelle cronache estere. Israele è l’unica nazione seriamente preoccupata. Anche perché è l’unica ad essere continuamente ed esplicitamente minacciata di annientamento dalle massime cariche del regime di Teheran. Oltre all’infinita (e finora inutile) trattativa internazionale sul programma atomico iraniano, che in questa settimana sembra essere di nuovo entrata in una fase di stallo, le due notizie più preoccupanti riguardano il contrabbando di materiale nucleare e una stima fatta dal servizio segreto britannico, l’Mi–6.

Il 13 luglio scorso, due uomini sono stati incriminati per invio illegale di materiale utile all’arricchimento dell’uranio. I due avrebbero gestito questo commercio segreto dal 2008 al 2011. Uno dei due sospetti incriminati è un cittadino iraniano, arrestato nelle Filippine il maggio scorso. L’altro è un cittadino cinese, tuttora latitante. Il materiale contrabbandato consiste in componenti per la costruzione di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio (usato per la costruzione di testate atomiche). Inoltre avrebbero cercato di procurarsi materiali radioattivi dagli Stati Uniti. L’aspetto più inquietante di questa notizia è proprio quest’ultimo: si tratta del primo caso di tentativo di contrabbando iraniano dal territorio statunitense. Il traffico sarebbe prevalentemente passato attraverso Hong Kong e altri porti della Cina, in modo da eludere le sanzioni occidentali. A dimostrazione che le sanzioni commerciali hanno limiti immensi. Fra l’altro, l’inchiesta aperta sulla banca Hsbc, starebbe dimostrando anche diverse operazioni di riciclaggio di denaro sporco e transazioni segrete, proprio a beneficio del regime di Teheran. E del suo programma nucleare, ovviamente.

L’Mi–6 britannico ritiene che l’Iran possa arrivare al traguardo della sua prima bomba atomica nel 2014. E avrebbe già potuto averla sin dal 2008, se non fossero state condotte azioni di sabotaggio e rallentamento da parte dell’Mi–6 e di altri servizi segreti. A dichiararlo è lo stesso direttore dell’Mi–6 John Sawers, solitamente prudente su questo argomento. Il quotidiano britannico The Guardian ritiene che Sawers esageri sul ruolo degli 007 di Sua Maestà. Altri servizi segreti sono all’opera contro l’Iran, principalmente il Mossad israeliano. Ma non bisogna farsi distrarre dalle rivendicazioni di meriti più o meno fondate. Le rivelazioni di Sawers sono comunque un autorevole e raro grido di allarme per una questione troppo spesso trascurata. La soglia del 2014 è più vicina di quanto si creda. E se, per allora, l’Iran sarà veramente diventato una potenza nucleare, tutte le relazioni internazionali nel Medio Oriente dovranno essere riviste.

Se le sanzioni possono essere agevolmente aggirate e le azioni di sabotaggio dei servizi segreti possono, al massimo, rallentare il programma nucleare, cosa ci attende? Secondo il capo degli 007 britannici, è altamente probabile che gli Usa e Israele lancino un attacco preventivo entro questi due anni.


di Stefano Magni