Assad userà le armi chimiche in casa?

mercoledì 18 luglio 2012


Siria, colpi di cannone a due passi dai palazzi del potere di Bashar al Assad. La guerra civile è arrivata nel cuore di Damasco. E quale sarà la risposta del regime? Userà le armi chimiche, secondo Nawaf al Fares l’ex ambasciatore in Iraq, ora defezionista e rifugiato nel Qatar. Secondo il diplomatico, il regime è come «un lupo ferito». Se entra nell’ordine di idee di non aver più nulla da perdere, può anche decidere di ricorrere alle armi della disperazione. Fares non ha prove per confermare quanto dice ai microfoni della Bbc, ma ritiene di conoscere a sufficienza (essendo un funzionario e diplomatico di lungo corso) la mentalità del regime.

Fares forse esagera e comunque non può essere ritenuta una fonte imparziale: ha tutto l’interesse a gettare discredito sul sistema di potere di cui faceva parte fino a una settimana fa. Finché non cadrà la dittatura, lui stesso non potrà più rimettere piede in Siria. Ma la minaccia delle armi chimiche siriane è oggettiva, al di là della volontà di Assad di usarle contro il suo stesso popolo. Qui non stiamo parlando del piccolo e antiquato arsenale che era nelle mani di Gheddafi o del dubbio arsenale che forse possedeva Saddam (la cui esistenza è, appunto, ancora da dimostrare). La Siria di Assad non ha mai subito alcun tassativo divieto a possedere i gas tossici, nessuna potenza straniera ha mai cercato di fermare il suo programma chimico e Damasco non ha mai aderito ad alcun trattato per la loro messa al bando. E quindi ha accumulato il maggior arsenale non convenzionale di tutto il Medio Oriente.

Il programma iniziò negli anni ’80, dopo la sconfitta subita in Libano, per mano degli israeliani, durante l’operazione Pace in Galilea (1982). Fu mascherato con l’espansione dell’industria farmaceutica. Ed è soprattutto per questo che, fra i maggiori fornitori del materiale richiesto, figurano anche molti Paesi europei, fra cui soprattutto la Francia. Solo dagli anni ’90 i controlli in Europa si sono fatti più severi. Ma la Siria ha comunque continuato lo sviluppo di armi chimiche grazie all’aiuto della Russia. Nessuno possiede un inventario delle testate. La Cia stima che la Siria sia in grado di produrre agenti chimici nell’ordine di alcune migliaia di tonnellate ogni anno. Fra i gas più letali notoriamente nelle mani di Assad figurano il Sarin e il Vx. Il primo è diventato celebre nell’attentato alla metropolitana di Tokyo nel 1995: ne bastarono cinque sacchetti per provocare l’intossicazione di 6000 persone, 12 delle quali morte. Il Vx è ancor più potente. È un gas nervino di ultima generazione che provoca la morte in pochi minuti se giunge a contatto con la pelle ed è in grado di contaminare un’area per un periodo che va da 2 a 6 giorni.

Queste migliaia di tonnellate di gas tossici potrebbero essere usate come arma della disperazione? Impossibile dirlo. Finora, nella storia dei dittatori, solo Saddam Hussein ha impiegato armi chimiche contro il suo stesso popolo: nel 1988 contro i curdi. Almeno un precedente esiste. Sempre che quelle armi restino nelle mani del dittatore. Perché se Assad dovesse perdere il controllo degli arsenali, finirebbero nella dotazione di gruppi terroristi. Che possono anche decidere ripetere l’esperienza dell’attentato nella metropolitana di Tokyo, anche nelle nostre città.


di Stefano Magni