Nordcorea, epurazioni in corso

martedì 17 luglio 2012


Bei tempi quelli della Guerra Fredda! Quando gli analisti occidentali cercavano di indovinare quel che accadeva dentro le mura impenetrabili del Cremlino. E si arrovellavano per capire cose volesse dire questa o quella rimozione di generali, uomini di apparato e alti funzionari, tutti dimissionari, ufficialmente, per motivi di salute. Qualcuno, si scopriva in seguito, era già morto prima delle dimissioni. Per i nostalgici della cremlinologia, la Corea del Nord offre ancora gli stessi identici scenari. In piccolo, ma uguali nella sostanza.

È notizia di ieri, infatti, l’allontanamento dal suo incarico del comandante in capo delle forze armate nordcoreane, il generale Ri Yong-ho. Il motivo? La salute, ovviamente. Probabilmente la perderà nei prossimi giorni. Ma fino a ieri appariva in perfetta forma. Nelle foto ufficiali lo avevamo sempre visto alle spalle di Kim Jong-il e poi di suoi figlio Kim Jong-un, attuale leader nordcoreano. La notizia delle dimissioni ha colto di sorpresa gli osservatori del Ministero per la Riunificazione di Seul, teoricamente i maggiori esperti e i più attenti osservatori del “regno eremita”. Ri Yong-ho era un fedelissimo del regime, da quanto è dato sapere. E nella fase di transizione dal regno di Kim Jong-il a quello di Kim Jong-un, di fatto, era lui al vertice. Il giovane Kim, infatti, non ha fatto carriera né nelle forze armate, né nei ranghi del Partito Comunista. Cioè in nessuna delle due “palestre” di formazione della classe dirigente. Non era previsto che il padre morisse così presto e che dovesse essere lui a rilevarlo alla guida del Paese.

Per questo semplice motivo, non conosce i suoi generali, né i suoi dirigenti politici e deve essere tenuto e condotto “per mano” da personalità più esperte (fra cui Ri Yong-ho, fino a ieri) prima che diventi completamente autosufficiente. Ancor più difficile capire, sotto questo aspetto, i motivi dell’epurazione: un conflitto fra reggenti? Un’affermazione di potere del giovane dittatore? Alcuni osservatori sottolineano l’unica anomalia vera nella carriera del generale epurato: si è fatto strada nelle forze armate, ma non nel Partito. Probabilmente creava attriti con la componente politica del regime. Ma lasciamo che siano gli eventi a parlare. Perché sinora, i fatti, suggeriscono un immobilismo totale: nessun progresso nei colloqui sul programma nucleare dal 2009, nessun miglioramento nei rapporti con la Corea del Sud. Solo se questo corso degli eventi cambierà in modo sensibile, vorrà dire che la rimozione di Ri Yong-ho ha avuto un senso. Altrimenti è la solita, sterile, faida.


di Giorgio Bastiani