A Fukushima fu errore umano

venerdì 6 luglio 2012


L’incidente nucleare di Fukushima, l’11 marzo del 2011, fu un “disastro causato dall’uomo”. Lo stabilisce la commissione di inchiesta parlamentare di Tokyo, dopo 900 ore di audizioni con 1000 persone (fra cui l’allora premier Naoto Kan) direttamente o indirettamente coinvolte nel disastro. L’11 marzo 2011, la centrale nucleare di Fukushima–Daiichi, fu prima colpita dal terremoto e subito dopo dallo tsunami generato dal grande sisma. La devastazione causata dalla natura generò un blackout generale nella centrale e nei suoi sistemi di raffreddamento, provocando una serie di esplosioni a tutti e quattro i suoi reattori fra il 12 e il 15 marzo Tutta l’area circostante fu prontamente evacuata e venne stabilita una zona di sicurezza con un raggio di 20 km.

Si sarebbe potuto evitare tutto questo? Sì, stando alla commissione di inchiesta. L’errore umano ci fu eccome. Prima del terremoto/tsunami, la Tepco (la società elettrica nipponica che gestiva l’impianto) avrebbe potuto e dovuto prendere misure di sicurezza atte ad evitare il blackout anche in caso di un cataclisma di quella portata. Le autorità e la compagnia elettrica, secondo il rapporto, «erano consapevoli dal 2006 del rischio di un blackout completo di Fukushima in caso di tsunami e della possibilità di danneggiamento dei reattori». L’errore umano più grave, però, fu la gestione del disastro dopo l’incidente. E qui la commissione di inchiesta mette sotto accusa, prima di tutto, la «collusione fra la Tepco, il governo e i regolatori». E poi, diffusamente, la stessa mentalità nipponica, troppo appiattita sulla burocrazia, troppo rispettosa delle gerarchie (e dunque priva di vera iniziativa individuale) e restia a mettere in discussione le autorità. 

Il Giappone, insomma, è pronto a fustigarsi, con uno spirito autocritico forse eccessivo. Il terremoto e lo tsunami del marzo 2011, infatti, provocarono in tutto il Paese 15.853 morti, 6.023 feriti, mentre 3.282 persone risultano tuttora disperse. Di queste, nessuna è morta in seguito a sindrome acuta da radiazioni. Solo 4 persone (quattro) risultano contaminate. I soccorsi e le misure di sicurezza adottate, benché sotto accusa, sono evidentemente riuscite a non fare di Fukushima una nuova Chernobyl.

La maggior conseguenza della tragedia è soprattutto politica. I Verdi, in Europa, hanno trionfato in tutte le elezioni del 2011, i programmi nucleari hanno subito una battuta d’arresto, un referendum in Italia ha bloccato di nuovo (dopo quello del 1987) la nostra aspirazione all’energia atomica. In Giappone, invece, si sono già accorti che fare a meno dell’atomo sia impossibile e domenica, dopo poco più di un anno di blocco, è stato riaperto il primo impianto nucleare.

Paradossalmente l’incidente di Fukushima, soprattutto alla luce di questo rapporto della commissione di inchiesta, dovrebbe rafforzare e non ammazzare le aspirazioni di chi vuol ancora puntare sull’energia atomica. Perché un terremoto e uno tsunami di quelle proporzioni (il peggio che possa capitare a qualsiasi impianto industriale) sono riusciti a danneggiare una sola centrale, vecchia di 40 anni. E, da quel che apprendiamo dalla commissione di inchiesta, si sarebbe potuto evitare anche quel danno, se solo le autorità nipponiche e la Tepco fossero state più previdenti. Più sicuro di così, cosa si pretende?


di Stefano Magni