Pakistan al collasso, Gilani condannato

mercoledì 20 giugno 2012


Il Pakistan è sempre stato, nel bene e nel male, un tassello fondamentale nella guerra in Afghanistan. Da decenni è un Paese in bilico, a causa delle fortissime tensioni interne fra governo e militari, oltre che fra le autorità “secolari” e le milizie talebane delle Regioni Tribali occidentali. Da ieri, questa realtà difficilissima non ha più un governo: il premier Yusuf Raza Gilani è stato dichiarato “incompatibile” con la sua carica, dietro sentenza della Corte Suprema di Islamabad. E l’intricato equilibrio di poteri, su cui si regge ancora il Pakistan, rischia di crollare come un castello di carte.

Il premier (ormai ex) era già stato condannato ad una pena simbolica per “oltraggio ai magistrati”, nel processo in cui era imputato per non aver ordinato la riapertura di un fascicolo di inchiesta a carico del presidente Asif Ali Zardari, da tempo indagato per un presunto giro di corruzione. Non essendo stato presentato un ricorso contro quella sentenza, Iftikhar Chaudhry, giudice capo della Corte Suprema, ha posto fine a tutte le cariche politiche (parlamentari e governative) di Gilani. È la prima volta, nella storia pakistana, che un premier viene condannato dalla magistratura. E anche Zardari, indirettamente coinvolto nel caso, è avvertito. Il Partito del Popolo, che detiene la maggioranza e di cui fanno parte sia Zardari che Gilani, dovrebbe nominare un nuovo governo. Secondo i critici della sentenza, si tratta di un atto incostituzionale, perché, stando alla legge pakistana, il premier non risponde di fronte ai giudici per il suo operato. Di sicuro apre una crisi istituzionale senza precedenti. Lo scontro fra magistratura e governo, secondo alcuni osservatori, è una guerra per procura fra il Partito del Popolo (reso celebre da Benazir Bhutto) e i militari. Nel 2008, nonostante l’assassinio della Bhutto, il Partito del Popolo è riuscito a ritornare al potere, dopo nove anni di dittatura militare di Pervez Musharraf. Ora i militari starebbero rimettendo un piede nell’esecutivo, utilizzando la magistratura come proprio cavallo di Troia. Tuttavia c’è anche da dire che Iftikhar Chaudhry, protagonista di questa vicenda, negli anni scorsi si era distinto per un lungo braccio di ferro istituzionale contro Musharraf. La sua sospensione, nel 2007, fece scoppiare ampie proteste e segnò l’inizio della fine del regime militare. È vero che i rapporti di forza e le alleanze mutano di continuo nella complessa struttura di potere pakistana. Ma è anche possibile che, oggi come oggi, sia la magistratura stessa a volersi ritagliare un potere maggiore.


di Stefano Magni