La Cina si indigna per gli aborti forzati

venerdì 15 giugno 2012


L'Onu e l'opinione pubblica internazionale si scandalizzano (giustamente) per le violenze sistematiche commesse sui bambini in Siria. Ma restano silenti e disinteressate di fronte al continuo sterminio di milioni di bambini in Cina, commesso da decenni, nel nome della "Politica del Figlio Unico". Non la si può nemmeno definire una "provocazione", ma è una vera e propria constatazione quella di numerosi internauti cinesi.

«L'aborto forzato è come il continuo assassinio di donne e bambini in Siria», ha scritto un utente. Si riferiva a un fatto recente, uno dei tanti, che "sfortunatamente" per le autorità cinesi, ha avuto più visibilità del previsto. Il 3 giugno scorso, una donna, Feng Jianmei, è stata picchiata e trascinata in un veicolo da un gruppo di impiegati della Pianificazione Familiare, mentre suo marito Deng Jiyuan era al lavoro. I rappresentanti del controllo sulla popolazione avevano chiesto 40mila yuan (circa 4 mila euro, oltre 3 anni di lavoro) alla famiglia, che aveva trasgredito la legge del figlio unico. Non avendo ricevuto i soldi, essi hanno fatto abortire Jianmei al settimo mese. Il corpo del piccolo è stato messo accanto alla madre sul letto. Le foto della donna, con accanto il figlio, "mai nato", ancora sanguinante, ha fatto il giro del Web. Merito di un avvocato statunitense, Reggie Littlejohn, che ne ha dato per primo notizia in Occidente. Quanti casi Feng Jianmei ci sono in Cina? Secondo le statistiche ufficiali, le interruzioni di gravidanza sono 13 milioni ogni anno, ma non si distingue fra gli aborti volontari e quelli imposti dalle autorità. Inoltre, testimonianze riportate dal dissidente Harry Wu, parlano anche di numerosi infanticidi veri e propri: bambini uccisi subito dopo la nascita, perché la madre non aveva rispettato la legge sul figlio unico.

Questa volta, però, anche l'opinione pubblica cinese, sempre più visibile grazie al Web, sta iniziando a reagire con indignazione. I commenti su Internet sono stati tanti e talmente inferociti che le autorità dello Shaanxi, dove è avvenuto l'episodio di Feng Jianmei, hanno aperto un'inchiesta. In teoria l'aborto forzato non sarebbe legale neppure in Cina. La Politica del Figlio Unico, sulla carta, dovrebbe essere implementata con metodi meno brutali. Ma le autorità locali hanno, di fatto, pieno potere di praticare aborti, infanticidi e sterilizzazioni forzate. E molto spesso ricattano: se non riscuotono le multe salate che loro stessi comminano, si vendicano passando ai metodi più brutali.


di Stefano Magni