E i libici lanciano "Occupy Airport"

martedì 5 giugno 2012


Tre ore di terrore all'aeroporto Qaser Ben Ghashir di Tripoli. I miliziani della brigata Al Awfiya, formazione irregolare della città di Tarhouna (a 80 km dalla capitale), hanno occupato con le armi in pugno la pista dello scalo. Hanno fatto irruzione con un gran dispiegamento di carri armati e mezzi blindati. Sparando in aria hanno ferito leggermente un tecnico dell'aeroporto. Un aereo dell'Alitalia e uno dell'Austrian Airlines sono stati obbligati a restare a terra. I voli in arrivo sono stati cancellati o dirottati sulla pista militare di Mitiga.

Sono scene da rinnovata guerra civile, che fortunatamente sono durate poco. Verso le 16,30 di ieri, dopo tre ore dall'inizio dell'incidente, i miliziani hanno iniziato l'evacuazione del Qaser Ben Ghashir. Resta la paura per quanto è accaduto, il timore che accada di nuovo e la sensazione che le cose, in Libia, non siano del tutto tranquille, anche a quasi un anno dalla fine della guerra civile.

I miliziani della brigata Al Awfiya hanno compiuto il loro gesto eclatante per chiedere al Consiglio Nazionale di Transizione libico (Cnt) il rilascio del loro comandante, il colonnello Abu Oegeila al-Hebeishi ("l'abissino"). Domenica si era recato a Tripoli per consegnare due carri armati della sua formazione al costituendo esercito regolare, nell'ambito del piano di disarmo delle milizie. La trattativa deve essere andata male, o deve essere abortita prima ancora di iniziare: fatto sta che il colonnello "abissino" non è mai rientrato alla base. È scomparso. I suoi uomini si sono convinti che il Cnt lo avesse arrestato. Essendo ben armati e vicini alla capitale, devono aver deciso di internazionalizzare la crisi. Prendendo in ostaggio l'intero aeroporto. Il loro obiettivo è stato raggiunto a metà: sicuramente hanno provocato un gran clamore in tutti i media internazionali e hanno ottenuto immediatamente l'interesse del Cnt, che ha avviato trattative con loro dai primi minuti della crisi. Ma il portavoce del governo provvisorio libico, Mohammed al Harizi, non è stato in grado di restituir loro il comandante: a quanto pare non è stato arrestato, ma rapito da un'altra milizia. Tutto quello che ha potuto promettere il Cnt è l'apertura di un'inchiesta sulla sua scomparsa. 

Benché l'incidente dell'aeroporto di Tripoli non abbia provocato conseguenze gravi, è un sintomo del caos che regna in Libia. Confermato, fra le altre cose, dalle notizie incerte relative alle prossime (e prime) libere elezioni libiche. La data del 19 giugno è stata confermata, in mattinata (prima dell'occupazione dell'aeroporto tripolino) da al Harizi. Ma secondo il vicepresidente, dimissionario, della Commissione Elettorale, intervistato da Al Jazeera, il voto sarebbe stato rimandato di un mese. Preoccupa la lentezza del processo di disarmo delle milizie e il caos che queste contribuiscono a creare in tutto il Paese. Formazioni irregolari, pesantemente armate, costituite su base tribale o territoriale, hanno già provocato due tentativi di secessione: la Cirenaica all'Est ha proclamato unilateralmente la sua autonomia da Tripoli, mentre al Sud l'etnia dei Tubu mira all'indipendenza. Tarhouna è un'altra delle tante zone "calde", anche perché, durante la guerra civile, aveva sempre mostrato lealtà all'ex dittatore Gheddafi.


di Stefano Magni