Privati in orbita e "tarocchi" per aria

mercoledì 23 maggio 2012


Il missile Falcon è stato lanciato ieri dalla Florida. La sua testata consiste nel modulo Dragon, un cargo carico di provviste per gli astronauti in orbita sulla stazione spaziale internazionale (Iss): mezza tonnellata di viveri, acqua ed equipaggiamento di riserva. Il Dragon, una volta rilasciato in orbita, ha dispiegato i suoi pannelli solari, attivato il sistema di guida e già domani, se tutto va bene, raggiungerà gli astronauti. Si tratta di una missione interessante, da un punto di vista tecnologico, perché è una buona dimostrazione di come si possa rifornire a basso costo un'eventuale colonia extra-terrestre. Ma da un punto di vista economico, la missione è ancora più interessante, per non dire rivoluzionaria: si tratta del primo successo di una compagnia privata, la SpaceX. Non sono i soldi dei contribuenti ad essere spesi, tramite la Nasa, per questa nuova impresa nello spazio, ma grandi investitori privati. Con tutto quel che ne consegue. Lo Stato risparmia in un momento di crisi, ma la corsa allo spazio non si ferma. Anzi, se dovesse commercializzarsi potrebbe addirittura ripartire. Perché escludendo (come è stato fatto finora) gli interessi privati ed essendo venuta meno l'importanza militare e ideologica dell'esplorazione extra-terrestre, l'avventura dell'uomo oltre l'atmosfera rischiava di arenarsi. Il successo della missione di SpaceX giunge proprio a due settimane dall'ultimo viaggio di addio dello Space Shuttle, fiore all'occhiello della Nasa negli anni '80: finisce un'era ne inizia una nuova.

La vittoria del privato nello spazio fa apparire ancor più grottesca un'altra notizia, che riguarda l'aviazione militare (dunque statale) degli Usa. Un'inchiesta della Commissione delle Forze Armate del Senato avrebbe scoperto la presenza di componenti "taroccate" dai cinesi negli aerei militari statunitensi. Il Senato americano, nel suo rapporto, elenca almeno 1800 casi di aerei "tarocchi", contenenti, complessivamente, circa 1 milione di componenti "sospette", il 70% delle quali proviene dalla Repubblica Popolare Cinese. Ora: avere una borsa di Gucci taroccata non comporta un pericolo per la vita di un pilota, né un problema di sicurezza nazionale. Ma se parliamo di sofisticati aerei militari, il discorso cambia. È chiaramente sotto accusa la Cina, per non aver represso con sufficiente zelo la contraffazione. Ma è ancor di più sotto la lente dell'inchiesta anche il Dipartimento della Difesa, che a fronte dei tagli che si prepara a subire, si rivolge a fornitori non proprio affidabili.


di Stefano Magni