La Birmania davanti a un bivio

giovedì 3 maggio 2012


Dopo molti anni di isolamento internazionale, di repressioni e di gravi turbolenze politiche interne, qualcosa sembra muoversi in Myanmar, più conosciuto con il tradizionale nome di Birmania. Il paese, da anni sottoposto ad una rigida politica autoritaria guidata dai militari, oggi sembra aver cominciato un nuovo cammino di transizione verso la democrazia, anche se con molte incertezze. Ma la facciata di nuova "verginità" democratica, lascia spazio agli strascichi di una violenza politica che, a ben vedere, non accenna a lasciare definitivamente il passo alla tolleranza reciproca. Le varie riforme ultimamente messe in atto dal regime autoritario - fra cui elezioni meno "controllate", il rilascio di alcuni prigionieri politici e della loro leader più autorevole, Aung San Suu Kii - fanno ben sperare molti stati del mondo. Questo spiega come mai negli scorsi mesi in Myanmar ci sia stato quasi una sorta di "pellegrinaggio" di esponenti politici di primissimo piano. A novembre 2011 si è svolta la visita ufficiale di Hillary Clinton, a metà aprile quella del primo ministro inglese Cameron, ed a fine mese è stato il turno di Catherine Ashton, Vicepresidente della Commissione europea e vertice della diplomazia della Ue, ed infine di Ban Ki Moon, Segretario generale delle Nazioni unite. 

La visita di lady Ashton suggella il riavvicinamento diplomatico della Ue con la Birmania. Il 23 aprile, infatti, l'Unione europea ha deciso di sospendere tutte le misure restrittive adottate nei confronti del paese, facendo salvo solo il divieto di esportare armamenti. Pochi giorni dopo questa decisione Lady Ashton si è recata in visita ufficiale nel paese, ed ha aperto anche una sede diplomatica dell'Unione europea. Le ragioni del sostegno alle aperture birmane, però, non si limitano al solo piano politico; la Vicepresidente, infatti, non ha nemmeno trascurato i potenziali interessi economici che potrebbero derivare dagli sviluppi nel paese. Sul piano politico il vertice della diplomazia europea, come tutti gli altri leader che la hanno preceduta, non ha mancato di incontrarsi con Aung San Suu Kii, la persona che meglio incarna l'opposizione alla dittatura del Myanmar. Dopo oltre venti anni di forzato silenzio e di periodiche incarcerazioni, l'attivista birmana è oggi a capo di un partito rappresentato in parlamento, ed è una delle figure più conosciute e stimate all'estero. Così Catherine Ashton ha affiancato alla visita dei vertici del paese anche quella al capo dell'opposizione, ringraziando Aung San Suu Kii per il lavoro che ha svolto finora. Anni di sanzioni e di turbolenze interne hanno rallentato lo sviluppo economico birmano, che oggi potrebbe tornare a fiorire grazie alla sospensione delle misure restrittive una volta comminate. Per  questo Lady Ashton ha dichiarato chiaramente che l'Unione europea intende sostenere economicamente il cammino politico del governo birmano, a condizione che questo continui in direzione delle aperture democratiche. Ad esempio lo sviluppo del settore agricolo è stato citato come un ambito in cui l'Ue può fornire, da subito, expertise, programmi e fondi per un totale di circa 150 milioni di euro.


di Stefano Felician Beccari