Francia al voto per l'Eliseo

domenica 22 aprile 2012


Incoronando il "monarca" scelto dai cittadini, la "Quinta Repubblica" francese con l'elezione presidenziale celebra il suo momento più importante decidendo a chi affidare la guida del Paese per i prossimi cinque anni. Fondata nel 1958 da Charles De Gaulle, la "Quinta Repubblica" nacque in un momento in cui la Francia stava attraversando una delle sue più profonde crisi politiche ed istituzionali. L'instabilità provocata dalle ripetute crisi ministeriali causate dall'esasperato parlamentarismo della "Quarta Repubblica" unita alla grave situazione che andava delineandosi in Algeria, convinsero le forze politiche ad assegnare al generale De Gaulle l'incarico di rivedere l'intero assetto costituzionale al Paese. Da sempre critico verso il parlamentarismo, De Gaulle teorizzava una struttura istituzionale poggiata sulla figura di un Presidente forte che, ponendosi al di sopra dei partiti, non solo aveva il compito di tracciare l'indirizzo politico del Paese ma anche di agire come "arbitro" qualora vi fossero stati dei contrasti tra i vari organi istituzionali. Eletto direttamente dai cittadini, dotato di una vasta serie di poteri e prerogative e responsabile della politica estera e militare del Paese, il Presidente costituisce quindi il vero "motore" dell'esecutivo lasciando al Primo Ministro il compito di mettere in pratica le linee - guida enunciate dall'Eliseo.

Questa particolare struttura costituzionale, comunemente definita come "semi - presidenziale", pone dunque il Premier in una posizione subordinata rispetto al Capo dello Stato, tanto che l'Eliseo può decidere di dimissionarlo e sostituirlo con una personalità a lui più gradita indipendentemente dal fatto se questo gode ancora della fiducia dell'Assemblea Nazionale. Il ruolo del Parlamento ha quindi finito per essere relegato in posizione nettamente subalterna rispetto a quello del Presidente e del Primo Ministro, rispondendo così in pieno a quella richiesta di governabilità tanto auspicata da De Gaulle. E questo per due ragioni. La prima risiede nella legge elettorale basata su un sistema maggioritario a doppio turno, la quale assicura che dalle urne esca una chiara maggioranza su cui il governo può appoggiarsi per realizzare il suo programma politico. La seconda nel fatto che le materie sulle quali il Parlamento può legiferare sono fissate dalla stessa Costituzione in modo da evitare che le Camere intervengano su argomenti di competenza dell'esecutivo. Ed a frenare ulteriormente il peso dell'Assemblea Nazionale contribuiscono poi altri due elementi quali la presenza del Senato e l'azione del Consiglio Costituzionale. Pur essendo il suo ruolo decisamente più defilato non avendo la prerogativa di revocare la fiducia al governo la Camera Alta, il cui particolare sistema di elezione ha quasi sempre favorito l'emergere di una maggioranza conservatrice, nelle intenzioni di De Gaulle doveva rappresentare il contrappeso all'Assemblea Nazionale nel caso questa avesse assunto delle decisioni critiche o comunque sgradite all'esecutivo.

Inoltre il Consiglio Costituzionale, che fino al 1976 poteva essere attivato solo dal Presidente, dal Premier e dai Presidenti dei due rami del Parlamento, attraverso le sue pronunce di incostituzionalità può invalidare quei provvedimenti legislativi ritenuti potenzialmente in contrasto con la linea politica dell'Eliseo. Sarebbe tuttavia errato pensare che la "Quinta Repubblica" non abbia comunque attraversato momenti di difficoltà, come accaduto nelle tre occasioni in cui il Presidente si è trovato ad affrontare lo scenario della "coabitazione" con una maggioranza parlamentare di opposto colore politico. In questo quadro il Presidente ed il Premier vengono a trovarsi in una posizione potenzialmente conflittuale, con l'Eliseo posto in posizione predominante nella gestione della politica estera e della difesa del Paese ma di fatto subordinato all'esecutivo per quel che riguarda invece l'amministrazione dell'economia e della politica nazionale. Eppure anche davanti a questa circostanza, che alcuni ritenevano in grado di mettere a rischio l'assetto istituzionale del Paese, le strutture della "Quinta Repubblica" sono state capaci di adattarsi, come dimostrano le due "coabitazioni" con la maggioranza gollista affrontate da Mitterrand  nel 1986 e nel 1993 e quella subita da Chirac con il socialista Jospin nel 1997. Ecco perché quindi oggi non è errato affermare che, a quasi mezzo secolo di distanza dalla sua nascita, l'assetto della "Quinta Repubblica" ha garantito alla Francia quella stabilità politica che in altri Paesi europei appare ancora un miraggio.


di Rodolfo Bastianelli