Il "Grande Unificatore" che divide l'America

venerdì 6 aprile 2012


Un capitolo che sta diventando sempre più lungo è quello delle gaffes di Obama. A dire la verità è un capitolo che stona con la flemma e l'eleganza del presidente, tanto che molti si chiedono se si tratti di gaffes vere o di atti politici travestiti da errori, tanto per poter esprimere liberamente il proprio pensiero. Salvo poi smentire, almeno in parte, se stesso. Mi pare che questa seconda interpretazione, in molti casi, sia esatta. Altro che goffaggine, altro che inesperienza. Certe scivolate sono dichiarazioni in codice. Talvolta di guerra. 

È una dichiarazione di pace, però, la gaffe più clamorosa di questi ultimi tempi, una frase rubata al segreto di Stato dal destino. Alludo alle parole rivolte a microfono aperto, il 26 marzo, all'ex presidente russo Dimitri Medvedev da un Obama un po` impacciato che, durante il vertice in Corea del sud, si scusava per non essere stato abbastanza flessibile in tema di disarmo. Questi i passaggi più importanti di quella papera solenne: «È importante che lui (Putin) mi dia un po' più di spazio… è la mia ultima elezione… dopo avrò più flessibilità». Per alcuni americani è stata una doccia fredda. Un commander in chief che si scusa con un leader straniero per non aver fatto concessioni al suo governo è quasi da impeachment. Ma non Obama che ha sempre detto di voler contenere le spese militari, nell`interesse dell`economia americana e della pace nel mondo. 

Però molte critiche sono fioccate sul presidente. Il più severo nei suoi confronti è stato Dick Morris, un analista che prima di passare tra i conservatori fu un intelligente collaboratore di Clinton. «Non ascolti spesso un presidente che non osa dire certe cose al suo popolo», ha esordito in un editoriale e poi si è scagliato contro quest`altra frase di Obama, giudicandola improvvida: «Il controllo delle armi è troppo complicato per essere fatto in un anno in cui i due presidenti hanno le elezioni». In effetti è difficile dargli torto. Che c'entrano le elezioni-farsa della Russia con quelle vere dell`America? 

Ma l`interrogativo più scottante è un altro. Che cosa vuole da lui la Russia? A parere di Morris, Obama ha già dato tutto, ovvero ha cancellato il sistema di difesa missilistico sognato da Reagan. Che può dare di più? Un dubbio spaventoso si è insinuato in lui e in altri detrattori del presidente americano, ovvero che egli intenda rivelare i segreti della tecnologia americana in tema di difesa missilistica. Il che significherebbe mandare all`aria non solo i sogni di Reagan, ma anche quelli più dimessi di ogni cittadino statunitense: poter campare in pace. Della Russia di Putin c`è ben poco da fidarsi. È uno strano embrione di democrazia che perseguita i suoi dissidenti, appoggia la Siria di Assad, dà a questo dittatore le armi per massacrare il suo popolo, vanifica le sanzioni contro l`Iran e aiuta gli ayatollah a costruire l`atomica. Che cosa farebbe il Cremlino dei segreti militari americani? Chi può escludere che lo rivelerebbe allo stesso Iran o alla Corea del Nord? Morris ha detto che Obama venderà l'America ai russi se sarà rieletto. È un'esagerazione, però non pochi americani hanno cominciato a guardare con un certo sospetto il loro presidente. 

Se questa è stata certamente una gaffe, non appartiene alla stessa categoria l'attacco premeditato di Obama alla Corte Suprema che sta decidendo sulla costituzionalità della sua riforma sanitaria. Non c'erano microfoni nascosti quando il presidente si è scagliato contro il più alto organismo giurisdizionale del paese, escludendo che abbia davvero il potere di cassare una legge approvata a grande maggioranza dal parlamento, perché i suoi giudici sono nominati e non eletti. La Corte sarebbe dunque in procinto di fare un passo senza precedenti che esulerebbe dalle sue competenze. È una dichiarazione clamorosa, anche perché Obama è stato professore di diritto costituzionale e ha diretto la gloriosa rivista giuridica di Harvard. Quale giurista può sostenere una tesi come la sua? E come fa a non sapere che la Corte Suprema, nella sua lunga vita ha cassato almeno 180 leggi? Gli ha risposto la Corte d`appello del quinto circuito, invitando il ministero di giustizia a pronunciarsi su questo tema, che nessun altro presidente aveva mai messo in discussione, perché è lapalissiano che la Corte suprema può giudicare incostituzionale una legge federale. Per l`esattezza ha il potere di farlo dal 1803, ciò da quando questa prerogativa le fu attribuita. E il ministro Holder ha dovuto ammettere che le spetta la parola definitiva sulla costituzionalità di una legge. La stampa non è stata tenera con il presidente. Il Wall Street Journal lo ha addirittura accusato di essere un ignorante e lui ha capito che l`aveva fatta grossa. Così ha fatto parzialmente marcia indietro e ha precisato che «solo la Corte può porsi dei limiti». Una frase che va così decodificata: sarebbe meglio che non dichiarasse incostituzionale la legge sanitaria, però non possono essere la Presidenza della Repubblica e o il Congresso a imporglielo. Si è trattato di una gaffe o di un atto politico? Diciamo che il "gaffeur" Obama ha comunque detto la sua a un'infinità di cittadini americani che di diritto masticano poco o niente. E che magari hanno pensato che lui avesse ragione. 

Non è stato questo l`unico scontro istituzionale degli ultimi mesi. Anche nei confronti del Congresso Obama è stato tenero, soprattutto da quando la Casa dei Rappresentanti è passata nelle mani dei conservatori. Da allora Obama ha avuto sempre più spesso toni sprezzanti nei confronti dei deputati, definendoli «quelli di Washington», come se lui abitasse ancora a Chicago e Washington non fosse anche la città dove ha sede la Casa Bianca. L'astio di Obama per il Congresso è diventato più violento durante le primarie repubblicane. Il presidente, sentendo odore di battaglia, ha attaccato il budget approvato dal congresso, definendolo un cavallo di Troia, un prodotto del social-darwinismo che cristallizzerebbe il gap tra ricchi e meno abbienti e saprebbe tanto di declino. Un'altra gaffe? No, un altro atto politico. Scorretto ma astuto, il presidente ha lanciato un chiaro messaggio alla middle class che, a suo parere, era stata penalizzata dal parlamento. E così ancora una volta ha detto la sua perché l'elettorato lo ascoltasse. Insomma altro che ingenuità. In molti parlano di una strategia precisa che mira a dividere il paese, per ottenere la rielezione.

In tanti fremono anche quando il presidente scinde le sue responsabilità dai malanni che affliggono l'America. Ci sono almeno tredici argomenti dei quali Obama non intende sentir parlare, dal prezzo della benzina al debito pubblico, dall'Afghanistan all'Iran, fino a Solyndra, il sogno verde andato in frantumi, ovvero in bancarotta. Il governo americano aveva speso fiumi di miliardi per questo progetto sui pannelli solari. Ma finché riceveva contributi dallo Stato, l'industria verde ha retto, poi è crollata sotto i colpi della maggiore competitività cinese. E Obama, che si era fatto più volte fotografare nel suo gioiello, lo ha dovuto abbandonare al suo destino, cioè allo smantellamento. 

Gaffes ed errori a parte, comunque, il presidente riesce sempre a cavarsela con una certa eleganza, grazie al suo carisma e alla sua eloquenza. E quando non ce la fa, cambia argomento. Così, pressato dalla stampa per i suoi attacchi alla Corte suprema e al Congresso, ha saputo rifugiarsi nel mistero della Pasqua, quasi per scrollarsi di dosso le polemiche. «La morte e la sofferenza di Gesù - ha detto - ripropongono in prospettiva i nostri piccoli problemi… in questo mondo tu avrai problemi… ma abbi cuore… la morte di Cristo dà alla gente una possibilità di riflettere sul trionfo della resurrezione». 

L'Obama predicatore spesso è più efficace dell'Obama politico. Anzi le sue prediche, come le sue gaffes vere o mascherate, fanno parte della sua politica.

E comunque, gaffes a parte, Obama ha dato molto all`America e al mondo nel suo (primo) mandato. 

Ma prima di esaminare i suoi meriti parleremo ancora un po' dei suoi difetti.


di Claudio Angelini