La Farnesina non ne azzecca una

mercoledì 21 marzo 2012


La piega presa dal caso di Mario Vattani - come è noto il Tar del Lazio ha sospeso l'efficacia del decreto con il quale il ministro ha richiamato in servizio alla Farnesina il console italiano ad Osaka - a ben studiarla, rappresenta l'ennesimo fallimento della gestione Terzi della Farnesina. Infatti denuncia, ancora una volta, un atteggiamento impacciato e dilettantesco del titolare della nostra politica estera. Se sul fronte internazionale l'insipienza di Terzi è stata stigmatizzata da quasi tutti i commentatori politici ed è ben giudicabile dai fatti; i tentennamenti e le gaffes interne, sono meno note e quindi meno evidenti, ma altrettanto macroscopiche. Sorvolando sul disinvolto uso delle vetture di servizio (che pure fotografano quanto meno ingenuità e inconsapevolezza del ruolo), da quando Terzi ha messo piede (e testa) nelle questioni dell'amministrazione romana, non ne ha indovinata una. Si è fatto immediatamente paladino della causa dell'allungamento dei termini dell'età pensionabile dei suoi colleghi, in una chiara conflittualità di interessi che lo stesso capo dello Stato, e poi le camere, gli hanno bocciato; ha dato vita ad un ripulisti di cariche e incarichi degno di un pogrom sovietico, per contornarsi di collaboratori diplomatici, il cui unico merito è quello di aver lavorato presso la sua ultima sede a Washington, e di collaboratori esterni in maggioranza senza curriculum o che a Roma vengono solo a causa di forza maggiore. Senza pensare che, tanto per certificare il suo arrivo, Terzi ha congelato buona parte, se non tutti, i progetti del suo predecessore, senza mettere in campo delle alternative. Insomma alla Farnesina siamo oramai nel regno dell'indecisione sistematica, del vuoto pneumatico e del personalismo più infantile. Nessuno sa più cosa si faccia, sempre se qualcosa si fa. Certo si tentenna. Terzi è un ministro con il singhiozzo perenne: tra il faccio o non faccio, il nostro ministro degli Affari Esteri ritarda, sbaglia, prova a recuperare e fa peggio. Dicevamo del caso Vattani: la stampa (va da sé, sempre la solita stampa doppiopesista e forcaiola) scova un video con Vattani che canta in un concerto organizzato da Casa Pound e inizia a martellare la Farnesina. Terzi dapprima fa finta di niente, poi, al suo solito cincischia, dichiara di tutto e poi, sotto pressione dei media, severamente condanna. Si guarda bene a prendere le difese, o almeno a chiedere riserbo per le sorti di un funzionario della sua amministrazione (per altro figlio di uno dei pochi veri amici che egli ha e ha avuto nella carriera), quindi, più tardi, quando il sindacato capisce che forse la commissione interna potrebbe decidere per una pena lieve e alza la voce (e fa girare strani comunicati stampa), Terzi si spaventa ed esagera: infligge al console una condanna preventiva! E il TAR, appunto, lo boccia. Ora siamo in attesa delle promozioni interne alla carriera diplomatica, pro- mozioni per diciannove consiglieri al ruolo di ministro e il sindacato, che evidentemente ha ben compreso l'indole del nuovo capo, ha già preventivamente messo sul chi va là l'amministrazione. In soldoni: attenzione, caro Terzi, sorveglieremo e non accetteremo avanzamenti di carriera acrobatici. Pare sia la prima volta che alla vigilia di una promozione interna il sindacato invii messaggi tanto severi da sembrare minatori. Effettivamente, qualche sorpasso azzardato si potrebbe ipotizzare, ma stia tranquillo il sindacato: Terzi avvisato, disastro (anche per gli amici e i figli degli amici) assicurato! L di GIOVANNI DEL LAGO La piega presa dal caso di Mario Vattani -come è noto il Tar del Lazio ha sospeso il provvedimento preso da Terzi - rappresenta l'ennesimo fallimento della gestione del ministro. La Farnesina non ne azzecca una. Il ministro dell' Interno Anna Maria Cancellieri ha firmato un decreto, non ancora uscito in Gazzetta Ufficiale, che prevede regole stringenti per poter ottenere la proroga permettere a norma, sotto il profilo delle norme antincendio, gli alberghi di più antica costruzione, diverse migliaia sui 35 mila hotel complessivi presenti in Italia. A ridosso della Pasqua però e in prossimità delle vacanze estive, il provvedimento ministeriale scatena le ansie e le ribellioni degli albergatori italiani. Preoccupati perché temono di non riuscire ad adempiere a tutte le richieste previste dal decreto, nei tempi stabiliti. Che sono 60 giorni dalla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale. Il decreto prevede anche che sia possibile rientrare nei parametri riducendo l'affollamento delle strutture e dunque il numero dei clienti. In ogni caso tutti gli alberghi dovranno mettersi in regola, e dunque ottenere il certificato di prevenzione antincendio, entro il 31 dicembre 2013. Giovedì si riunirà il Comitato direttivo di Federalberghi per decidere quali iniziative assumere. "Non vi è alcun dubbio che questa deve essere l'ultima proroga, ma non si devono cambiare i requisiti minimi in corsa, senza concedere agli alberghi il tempo necessario per rimettersi in regola", sostiene il deputato Pdl Sergio Pizzolante. In fermento sono anche i campeggiatori aderenti ad Assocamping Confesercenti. "Una proroga è indispensabile -dice Monica Saielli, presidente Assocamping Confesercenti Emilia Romagna - per consentire il normale svolgimento delle nostre attività nel periodo della stagione estiva che già si preannuncia difficile a causa del momento di crisi economica che stiamo attraversando". ALBERGHI PIÚ SICURI Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)


di Giovanni Del Lago