Pagina 6 - Opinione del 30-8-2012

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l ricorso non è stato accolto, ma solo
dichiarato ammissibile, poi verrà va-
lutato. E secondo me non potrà essere ap-
provato». Era questa la previsione dell’ex
sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella,
a giugno dello scorso anno. La pasdaran an-
tiabortista e antieutanasia, la stessa che ac-
costò il caso di Eluana Englaro a quello di
Stefano Cucchi perché entrambi “morti di
sete”, non deve averla presa bene. La Corte
europea dei diritti umani ha accolto il ricor-
so di una coppia italiana portatrice sana di
fibrosi cistica smantellando un altro pezzo
di quel che è rimasto della legge 40, che re-
gola in Italia a suon di divieti la procreazione
medicalmente assistita. In
particolare, la Corte di
Strasburgo ha bocciato il
divieto italiano di diagno-
si preimpianto degli em-
brioni. Secondo i giudici,
la cui decisione diventerà
definitiva entro tre mesi
se nessuna delle parti farà
ricorso, la normativa ita-
liana in materia di dia-
gnosi preimpianto è “in-
coerente” con la legge
194 che invece consente
l’aborto terapeutico se il
feto è malato di fibrosi ci-
stica. La diagnosi genetica preimpianto com-
bina le tecniche di fertilizzazione in vitro
con le più avanzate ricerche in campo gene-
tico. Una volta che si è ottenuta la fertiliz-
zazione, dagli embrioni ai primi stadi di svi-
luppo vengono prelevate una o due cellule
il cui dna viene analizzato in modo mirato
«I
a seconda del tipo di malattia da diagnosti-
care. La diagnosi preimpianto è vietata sol-
tanto in Italia, Austria e Svizzera. Ugual-
mente “limitato” è il diritto delle coppie
italiane di ricorrere alla fertilizzazione in vi-
tro, cosa che è possibile soltanto per le cop-
pie sterili o per quelle in cui l’uomo sia por-
tatore di malattie virali sessualmente
trasmissibili (come l’hiv o l’epatite B e C).
Ora, i fautori del no alla diagnosi preim-
pianto temono che essa apra la strada alla
“selezione eugenetica”: costoro immaginano
cioè orde di coppie che intaseranno gli ospe-
dali per scegliere selettivamente il colore de-
gli occhi e la forma del nasino della futura
progenie. Che poi esista
una legge, la 194, che già
oggi consente l’aborto te-
rapeutico sul feto, non
importa. Fosse per loro
pure la 194 andrebbe
abolita, l’aborto ormai è
cosa superata. La donna,
in fondo, che cos’è se non
un’incubatrice umana na-
turalmente predestinata
ad accogliere gli ovuli del
mondo, sani o malati che
siano? Se qualcuno fa lo-
ro notare sommessamen-
te che forse risparmiare
una malattia inevitabile a chi verrà grazie
alla libera scelta di chi già c’è non è poi un
atto del tutto folle, loro rispondono che sia-
mo soltanto eugenisti alla ricerca dell’esem-
plare ariano. Fate un po’ voi.
ANNALISA CHIRICO
www.annalisachirico.com
era da aspettarselo: d’altronde, qual-
siasi istituto contenente al suo interno
contraddizioni è destinato prima o poi ad
implodere. Mi riferisco all’infausto destino
della legge 40 sulla fecondazione assistita,
confermata da un referendum che vide, dopo
molti anni, il mondo cattolico mobilitarsi
in massa su temi eticamente sensibili, via via
smantellata dalla Cassazione e ieri dichiarata
“incoerente” dalla Corte Europea dei Diritti
dell’Uomo di Strasburgo. Il pronunciamento
della Corte è seguito al ricorso compiuto da
una coppia italiana, portatrice sana di fibrosi
cistica e intenzionata a ricorrere alla fecon-
dazione assistita, a cui era già stato impedito
in passato di verificare,
prima dell’impianto degli
embrioni, lo stato di sa-
lute di questi ultimi. In
quella occasione fu quin-
di applicato uno dei po-
chi punti buoni (insieme
a quelli anti-clonazione)
della norma, ovvero quel-
lo che riusciva a evitare
una selezione dell’embrio-
ne stesso in base a criteri
eugenetici. Leggendo le
motivazioni della decisio-
ne della Corte le mie rea-
zioni si sono alternate tra
un “i soliti infami di Strasburgo” e il “ve
l’avevamo detto noi”. Il primo moto di in-
dignazione è stato causato dall’ostinazione
e dalla superficialità con cui i giudici conti-
nuano a sostenere che «le nozioni di “em-
brione” e “bambino” non devono essere
confuse» (...). La seconda reazione è stata
C’
invece provocata dalle contraddizioni a cui
ho fatto riferimento in apertura e che parte
del mondo cattolico evocava, inascoltato,
da anni. La Corte di Strasburgo ha infatti
considerato “incoerente” la legge, e nel par-
ticolare il divieto di diagnosi pre-impianto,
dal momento che questa è inserita in un con-
testo legislativo che «vieta l’impianto di em-
brioni sani» ma «autorizza l’aborto di feti
che mostrino sintomi della malattia» (il ri-
ferimento è alla legge 194 sull’aborto). Per
i dirittoumanisti di Strasburgo essa lasce-
rebbe quindi «ai ricorrenti una sola possi-
bilità, che comporta ansia e sofferenza: av-
viare una gravidanza e porvi termine se i
testi prenatali mostrano
che il feto è malato».
Glissiamo (a fatica)
sulla mentalità eugenetica
di cui è intriso il 90%
della sentenza e concen-
triamoci su quel 10%
che contiene, a modo
suo, una certa logica. A
Strasburgo hanno, pur-
troppo, ragione su un
versante: la legge 40 con-
teneva contraddizioni
macroscopiche (...). Una
vera politica pro-life non
accetta inciuci: e il punto
di partenza non può che essere, come reci-
tava il comunicato della Marcia per la Vita,
«deplorare l’iniqua legge 194». Un motivetto
che molti politici (ed ecclesiastici) pro-life
dovrebbero stamparsi chiaro in mente.
RICCARDO FACCHINI
campariedemaistre.blogspot.it
La vera politica pro-life
non accetta inciuci
Glissiamo sulla mentalità
eugenetica di cui è intriso
il 90%della sentenza
e concentriamoci
sulla parte logica.
Purtroppo, nella legge
c’erano contraddizioni
macroscopiche
Diagnosi preimpianto?
Non è certo eugenetica
Secondo i giudici,
la cui decisione diventerà
definitiva entro tre mesi
se nessuna delle parti
farà ricorso,
la normativa italiana
è del tutto“incoerente”
con la legge 194
L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 30 AGOSTO 2012
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