Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 26 Settembre 2012
delle Libertà
Quella fusione fallita e gli elettori del centrodestra
olti pensano che alle radici
della crisi della Regione La-
zio e delle dimissioni di Renata
Polverini ci sia la mancata presen-
tazione della lista del Pdl di Roma
alle ultime elezioni. Da quell’epi-
sodio sarebbe nata la valanga che
si è scatenata in questi giorni. Al
punto che qualcuno torna ad ipo-
tizzare che anche quella mancata
presentazione possa essere stata la
conseguenza della lotta sorda in-
gaggiata da gruppi contrapposti
di ex An ed ex Forza Italia. Cioè
della faida interna a cui la presi-
dente ha attribuito la causa dello
sconquasso.
Ora è sicuramente vero che la
M
mancata presentazione della lista,
con tutte le conseguenze che ha
comportato (la prima è stato l’in-
gresso alla Pisana di personale po-
litico scadente ed improvvisato),
possa aver costituito una delle cau-
se dello sfacelo attuale. Ma com-
metterebbero un clamoroso errore
i dirigenti del Pdl se dovessero pen-
sare che basterà presentare una li-
sta corretta alla prossime elezioni
per evitare il pericolo di future cri-
si. Perché la ragione più profonda
e reale del disastro è la natura ano-
mala del Pdl, partito formato dalla
fusione non riuscita di due soggetti
diversamente tarati ma perfetta-
mente saldati dalla volontà di for-
mare una casta chiusa ed imper-
meabile rispetto ai propri elettori.
La tara genetica degli ex An è
quella del correntismo esasperato,
ereditata dal Msi e dalla Prima Re-
pubblica e diventata progressiva-
mente talmente forte da apparire
addirittura come un tratto identi-
tario. La corrente di Alemanno,
quella di Rampelli, quella di Ga-
sparri e La Russa, quella di Mat-
teoli. Ognuna con una propria
squadra impegnata soprattutto a
lottare in primo luogo contro le
squadre delle altre correnti e poi
con i gruppi personalistici dell’ex
Forza Italia. La tara genetica di
questi ultimi è addirittura peggiore
del correntismo post-missino, che
perlomeno poggia su un qualche
lavoro collegiale. È la pretesa dei
cortigiani e dei nominati di essere
leader territoriali costruendo un
partito a propria immagine, cioè
solo di cortigiani e di nominati. Al
punto di superare il vecchio mo-
dello correntizio e realizzare un
modello di cosche al servizio esclu-
sivo del proprio capo-bastone che
a livello nazionale è nobilitato dal-
la presenza di un leader vero e na-
turale come Berlusconi ma che a
livello locale produce solo guerra
perenne tra mezze calze per la con-
servazione dei propri privilegi.
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2
Ladoppiamorale della sinistra colpisce laPolverini
a penosa vicenda che ha porta-
to alle dimissioni della gover-
natrice del Lazio Renata Polverini
ha messo in fibrillazione l’intero si-
stema politico, scatenando l’ipocri-
ta reazione dei soliti farisei della si-
nistra italiana, compresi i suoi
fiancheggiatori mediatici. La tesi di
questi moralisti caduti dal pero, che
si richiama ancora ai fasti della di-
versità cromosimica del vecchio
Partito comunista, è la seguente:
occorre distinguere le responsabilità
nello scandalo della Regione Lazio.
Chi ha incautamente “accettato” i
soldi non può essere posto sullo
stesso piano di chi dei medesimi
soldi si è approfittato a piene mani.
L
Il che tradotto starebbe a significare
che lo scandalo non consiste nel-
l’entità di tale finanziamento ma
solo nell’uso distorto che qualcuno
ne ha fatto. Così, ad esempio, si è
sostanzialmente espresso l’ex mi-
nistro delle Comunicazioni Paolo
Gentiloni, esponente di spicco del
Partito democratico, nel corso de
L’Infedele
.
Ma su questa linea in-
terpretativa, per così dire, si sta
muovendo all’unisono tutto il Pd.
L’idea che quest’ultimo vuole dare
all’esterno (coadiuvato in questo
da alcuni servizi scandalosi mandati
in onda dal
Tg3
,
in cui sono stati
evidenziati solo i passaggi in cui la
Polverini, all’atto delle dimissioni,
stigmatizzava il comportamento di
alcuni suoi alleati, tagliando com-
pletamente i suoi pesanti rilievi al-
l’indirizzo dell’opposizione) della
sprecopoli laziale è quella di una
formazione politica che molto in-
genuamente ha visto piovere dal
cielo questa manna di milioni da
spendere e l’ha solo raccolta, in
modo quasi del tutto inconsapevo-
le. Tuttavia, precisando in ogni an-
golo del Paese che loro tali quat-
trini li hanno spesi solo per attività
politico-istituzionali, i compagni
di Bersani tendono ad attribuire
al Pdl ed ai suoi alleati ogni re-
sponsabilità politica e penale di
questa ennesima storia di ordina-
rio malcostume amministrativo.
In realtà le cose non stanno af-
fatto nella maniera in cui la stru-
mentale propaganda rossa vorreb-
be darci a bere. Ed è sufficiente
ricordare alcuni numeri incontro-
vertibili per smascherare una si-
mile fandonia. Infatti, fino al
2010
l’appannaggio che con le fa-
migerate manovre d’aula veniva
concesso a tutti i gruppi consiliari
del Lazio (...)
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2
di
CLAUDIO ROMITI
In Regione gruppi
dell’opposizione
non hanno solo
“
accettato” il malloppo,
ma hanno sempre
votato all’unanimità
insieme ai cattivoni
della maggioranza
un tale aumento
dei privilegi di casta
di
ARTURO DIACONALE
La ragione del disastro
è l’anomalia del Pdl,
nato dalla fusione non
riuscita di due soggetti
diversamente tarati
ma perfettamente saldati
dalla volontà di formare
una casta chiusa
ed impermeabile rispetto
a chi li aveva votati
Pdl: tutto sbagliato, tutto da rifare
K
Il caso che ha squassato la
giunta di Renata Polverini ha accelerato
la crisi latente in cui versa il Pdl. Nei cor-
ridoi di Palazzo si ventila in modo sem-
pre più insistente la possibilità che gli ex
An vogliano dare vita ad una formazione
autonoma. La mala gestione dei fondi del
Pdl laziale potrebbe scatenare un effetto
domino destinato a travolgere il partito.
Ieri Angelino Alfano ha convocato un
vertice con i capigruppo di tutte le re-
gioni amministrate dal Pdl per fare il
punto. Invitando anche molti tra i big del
partito. Voci di corridoio raccontano di
un Berlusconi molto preoccupato. Ieri
nel primo pomeriggio è intervenuto nel
dibattito che rischia di lacerare la sua
creatura per ricompattare le sfilacciate
fila del Pdl. L’ex premier ha garantito un
suo personale impegno per un «forte rin-
novamento» e un «risanamento senza in-
certezze». Alfano, uscendo dal vertice,
ha affermato che «le vicende del Lazio
non influiranno sulle scelte di Berlu-
sconi» e ha poi proposto un’assemblea
straordinaria di “Risorgimento Azzurro”,
che abbia poteri esecutivi sulle liste alle
prossime elezioni.